La Cassazione: non è un delitto rubare per fame
Non è un delitto rubare quando si ha fame, lo ha deciso la Cassazione che ha annullato una sentenza della Corte di appello di Genova che aveva condannato un giovane straniero per furto.
Un pezzetto di formaggio e una confezione di wurtstel, 4 euro e 7 centesimi: sono niente quando si ha fame, quella che ti annebbia la vista e non ti fa ragionare. Ma non è questo il filo del ragionamento seguito dalla suprema corte. Non sono nella modica quantità del furto, nella giustificazione soggettiva, legata ai motivi del reato, agli umori della persona, le ragioni della irrilevanza penale del furto .
Il filo del ragionamento seguito dalla corte si basa su fatti oggettivi, sulla impellente necessità di mangiare. E’ questa quella che giustifica il furto. Si chiama stato di necessità nei libri di diritto. E’ vero, è stato leso il diritto di proprietà del derubato, ma questa lesione e irrilevante di fronte al diritto al cibo.
Tra questi due diritti le nostre leggi privilegiano il secondo. Questo ci ha detto la Cassazione.
Una linea politica ribaltata in Europa, dove i diritti finanziari e il diritto di credito sono considerati prevalenti rispetto ai diritti della persona.
In Grecia, la UE per assicurare il pagamento del debito, ha lasciato morire persone per fame, malattia e dignità.
E tutto ciò evoca una domanda: si può trasformare il dramma delle persone in un progetto economico speculativo, degli stati forti a danno degli stati deboli?
No.
Non è un delitto rubare quando si ha fame.
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