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La trattativa sul recovery fund: una partita da giocare all’attacco

A Bruxelles si è perso il senso del limite, del pudore della vergogna se l'Olanda, che è il più grande paradiso fiscale dell'Europa, può condizionare una trattativa sul futuro dell’Europa. Sul tavolo c’è proposta della Commissione sul fondo di ricostruzione: 750 miliardi di euro, di cui 500 ml di di sussidi e 250 mld di prestiti, finanziati anche con l’introduzione di risorse proprie dell’Ue, cioè tasse sui giganti del web e tasse sui prodotti di industrie inquinanti esportati nel continente da paesi extra Ue.

E’ una proposta italiana, condivisa dalla Commissione, e da tutto il Parlamento europeo,eppure è bloccata. Eppure è bloccata, perché l’Olanda, che rappresenta solo il 7 per cento dell’Europa, fa le bizze. E’ bloccata perché il più grande paradiso fiscale in Europa, mentre viola le regole della concorrenza, richiede il rispetto del patto di stabilità, mentre mentre sottrae ad alcuni paesi, le risorse necessarie per tenere i conti in ordine, lamenta per questi paesi presunti sconti UE .

E ancora, il più grande paradiso fiscale in Europa, reclama diritto di veto, nella elargizione dei fondi, mettendo una mina esplosiva sul tavolo della trattativa che rischia di far saltare. Il fatto è che c’è stata una generale sottovalutazione della posizione olandese e dei suoi alleati che non è cantabile ma politica, tende a conservare l'Europa così com’è: un’associazione di Stati intergovernativa per conservare i privilegi economici derivanti dal suo status di paradiso fiscale, inammissibile in una istituzione comunitaria transnazionale, in un'europa politica, dove non troverebbe spazio quella disarmonia fiscale, quella autonomia impositiva di ciascun stato, da cui nascono i paradisi fiscali. 

Non si è capito il doppio gioco della Merkel che ieri sosteneva il pacchetto ‘Next generation Eu’ oggi non lo difende. Tace la Merkel, lascia fare, tentenna, perché vuole conservare l’UE, così com’è, per conservare la sua leadership in Europa.

E tollerabile tutto questo?

No, non è tollerabile, specie se la posta in gioco è l’Europa del domani: sovranista o europeista confederale che affida la governance europea ai singoli stati, o federale che l'affida alle istituzioni europee transnazionali ,un'europa fondata sul principio della concorrenza, o della solidarietà fiscale? Non è tollerabile ma viene tollerato, perché la volontà del parlamento e della commissione, non contano un cavolo tra i governanti europei.

Sono troppi paesi europei chetollerano la presenza in Europa di paradisi fiscali. E allora se in gioco c'è,il futuro dell’europa politica,l'Italia deve porre una pregiudiziale al prosieguo della trattativa : la compatibilità dello status di paradiso fiscale con la costruzione dell'Europa politica. Il recovery fund, deve essere il primo tassello per la costruzione di questa europa politica e per l’armonizzazione fiscale.

E dunque nessun compromesso,nessun paradiso fiscale in Europa. Questo deve essere chiaro tutti, soprattutto ai governanti europei che hanno consentito all'Aia di fare la voce grossa.

Foto di Sven Förter da Pixabay 

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