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L’Era Alemanna: Black Block in grisaglia

Scopro, quasi per caso, che nel quartiere palermitano della Vucciria esiste una Madonna Alemanna. Preoccupatissimo sono andato a controllare e con un sospiro di sollievo ho scoperto non essere neppur minimamente imparentata con il nostro uomo né alto né basso, ovvero uomo qualunque. Non me lo sarei mai perdonato, in quanto romano, un tale sfregio a una città multietnica, multiculturale come il capoluogo siciliano: che Era Alemanna sia e sia solo per noi capitolini capitombolati nel medioevo in doppiopetto. 

Siamo noi che abbiamo votato e a noi la pena. I palermitani hanno già tanti guai per conto loro senza dover farsi carico di qualche parente Alemannico (si dice così?) del nostro uomo né alto ne basso. Dopo questa parentesi sono rimasto basito nel leggere una lunga intervista che il nostro uomo qualunque ha rilasciato a La Stampa sui suoi rapporti con la sinistra. Non tanto per quello che ha dichiarato, ma perché un giornalista abbia pensato di fargliela quell’intervista e su quegli argomenti. Andiamo a vedere: «Abbiamo fatto molte cose insieme per l’ambiente, poi ho vinto a Roma ed è tornato l’odio ideologico», racconta l’uomo né alto né basso, e se la prende con tutti confondendo, a dire il vero, sinistra con cripto teodem. Infatti se la prende con Francesco Rutelli, colpevole di essere rimasto in silenzio quando in piena campagna elettorale a qualcuno (chi?) venne in mente di sospettare un suo coinvolgimento nell’organizzazione dell’aggressione alla studentessa del Lesotho. A dire il vero nessuno lo accusò di questo, ma di averla strumentalizzata si. C’è una differenza e non è poca. Poi, sparando sulla croce rossa, se la prende anche con Veltroni «che sembra aperto ma è molto più fazioso di quel che appare» a differenza di D’Alema, «molto duro e aggressivo ma nel Pd l’unico con capacità di leadership». E fin qui niente da dire visti i risultati. Il proconsole in calzoni viruali alla zuava poi dichiara di «non avere schemi pregiudiziali. Se uno è di sinistra non mi sta antipatico per forza». È il caso di Fausto Bertinotti che il nostro uomo stima per «l’autenticità dei valori, lo spirito aristocratico e l’utopia». Che quell’accenno all’aristocrazia presunta del vecchio Fausto sia una sottile presa in giro per la ormai rinomata erre moscia del subcomandante in disgrazia?


Questo accenno a Bertinotti mi ha fatto riflettere sulle ultime sparate del nostro uomo nel corso di Ballarò in relazione alla crisi finanziaria che sta travolgendo, partendo da Wall Street, mezzo mondo. Abbandonato il cipiglio fascistissimo dei figli della lupa, ma non la faccia tosta del politico in via di mutazione genetica, il nostro uomo si è scagliato, come un No Global reduce da un corteo anti Wto, contro la globalizzazione e le liberalizzazioni selvagge. Dopo il ministro creativo ai conti di casa Italia, che dopo aver dismesso il maglioncino in cashmere blu ne ha indossato uno rosso (pallido), ha scritto un libro di fuoco che neanche la Klein si sarebbe mai sognata di sfornare, ecco il nostro uomo né alto né basso parlare di distorsione del sistema, di affari illeciti, di mercato drogato, etc etc etc… Immagino il suo amico ministro alla difesa e al billionaire mordersi le mani ringhiando mentre ascoltava l’amico e sodale lanciarsi in tale eretico ragionamento. “Come – si sarà detto il nostro Ignazzone nazionale – mo mi manda a rotoli la cena a base di due Casarini, un don Ciotti e tre Zanotelli?”.
Oppure, il nostro uomo, si è solo confuso con i Black block che non sono camerati che hanno perso la strada per il prossimo campo Hobbit. Se è così qualcuno lo aiuti.

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