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In memoria di Howard Zinn

All’età di 87 anni, il 27 gennaio, lo storico statunitense Howard Zinn è morto nella sua casa di Santa Monica in California.

In memoria di Howard Zinn

Ci sono argomenti di cui si scriverebbe sempre e con passione.
 
Altri di cui non si vorrebbe scrivere mai. La recente scomparsa del grande storico americano è uno di questi.
 
La vita di Zinn è sempre stata "controcorrente", sempre, contro i più forti, sempre dalla parte dei più deboli e discriminati.
 
Le sue lotte contro la guerra, contro il razzismo, contro l’abuso del potere, contro la pena di morte, sono le lotte di ogni persona, in ogni parte del mondo, in ogni tempo. La sua continua, caparbia, a volte solitaria presa di posizione in favore del socialismo, dell’anarchismo, della rivoluzione, della giustizia, del valore dell’azione del singolo contro il potere qualunque esso sia, una presa di posizione non solo teoretica, libresca, ma anche pratica, attiva, con la partecipazione a sit in e manifestazioni, ne fanno uno dei più memorabili esempi di intellettuale veramente "engagé ".
 
Da giovane prese parte alla Seconda Guerra Mondiale e fu grazie alla "legge sugli ex combattenti che potè pagarsi gli studi superiori. Divenuto docente di storia insegnò alla Columbia University e allo Spelman College di Atlanta, da dove venne poi licenziato nel 1963 per "insubordinazione"; aveva appoggiato una protesta delle studentesse contro la gestione "tirannica e paternalistica" dell’istituto.
 
Erano quelli, negli USA, gli anni delle lotte per i diritti civili, quelli del Ku Klux Klan, quelli in cui gli "sporchi negri" dovevano sedersi "dietro" (nei bus), stare "di lato" (nei bar) e se per caso osavano guardare una donna bianca venivano linciati. Se oggi negli USA, gli "sporchi negri" non corrono più il rischio di essere linciati ma possono persino arrivare alla Casa Bianca, non è per magnanima concessione del potere, ma è grazie alle lotte di quelli come Howard Zinn.
 
Fu anche, e soprattutto, un fautore della disobbedienza civile e le sue riflessioni sulla differenza tra legge e giustizia, le sue prese di posizione per i "disobbedienti", i "renitenti", i "disertori", sono pagine eterne, che si riallacciano a Martin Luther King, a Ghandi, a Thoreau sino ad Antigone e paiono ispirate da Dio.
 
Inutile dire che fu arrestato parecchie volte, specie per aver preso parte a manifestazioni contro la guerra, perché, sopra ogni altra cosa, Zinn cercava, nell’azione pratica e contingente, "un metodo per porre rimedio alle ingiustizie" e, come amava sottolineare, non era "neutrale" e non voleva "darsi per vinto".
 
Come insegnante e scrittore, del resto, egli non ebbe mai "l’ossessione per l’obiettività ", che secondo lui non era né possibile né desiderabile. "Tutto ciò che ci viene presentato", aggiungeva, "è inevitabilmente una selezione tra un mare infinito di informazioni e la scelta dipende da ciò che il selezionatore ritiene importante".
 
E’ sempre, solo, in ultima analisi, una questione di valori. Valori così importanti per Zinn. Del resto, già 25 secoli fa, Socrate diceva che il piì grande problema della filosofia è di riuscire a distinguere il bene dal male. Distinguere con l’etica che ci viene dai valori. 
 
Uno dei più bei ricordi di Howard Zinn che abbiamo reperito sul web è quello di
PeaceReporter
, lo storico sito italiano di attivismo non violento, e in questo contesto non si può non ricordare il legame dello scrittore americano con l’associazione
Emergency
, per la quale aveva anche tenuto recentemente a Roma una conferenza.
 
"Howard Zinn", nelle parole di Noam Chomsky, "è maestro d’ispirazione, voce di saggezza e modello di integrità in tutte le battaglie per la giustizia e la liberta’".
 
Scrisse, tra l’altro: "Tutto ciò che ha avuto importanza nella storia dell’umanità, i grandi risultati della fisica e dell’astronomia, delle scoperte geografiche e della scienza medica, della filosofia e dell’arte, è stato frutto del lavoro di estremisti: persone che credevano nell’assurdo e che sfidavano l’impossibile".
 
Zinn è stato così estremista da credere che l’umanità avrebbe, un giorno, sconfitto per sempre il razzismo e la guerra.
 
Anche noi siamo così "estremisti". E le sue idee e i suoi sogni continuano a vivere dentro di noi.

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