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"Il ricorso di Berlusconi a Strasburgo". Pessimo libro di fantascienza!

Il non essere un vorace lettore di romanzi di fantascienza mi ha penalizzato nel leggere le 33 pagine de “Il Ricorso di Strasburgo”.
La lettura è stata ostica e arida e con vette di indecenza toccate troppo spesso. La trama – inutile dirlo - è imbarazzante, i personaggi scialbi… il protagonista improponibile; nessuno crederebbe mai che esista davvero.
 
Questa storia è talmente confezionata male che non la prenderebbe neanche Giacobbo per una puntata di Voyager! Meglio una miniserie in 5 puntate sul Chupacapra che tre minuti sul caso Berlusconi.
 
L’inizio è tanto noto quanto scontato: Silvio, potente politico italiano, è la vittima di una magistratura così malvagia e scaltra da riuscirlo ad inchiodare dopo soli “vent’anni”! Una guerra lampo insomma! Gli inquisitori, evidenti metafore del male - mediocri refusi alla Fedor puerilmente e sciattamente iniettati a caso nel testo – hanno condannato il protagonista per “frode fiscale” dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto.
 
Ma il nostro protagonista non è il K. de “Il Processo” di Kafka, egli non ignora il capi d’accusa… anzi, B. li conosce e non li nega! Non li ammette apertamente ma neanche si premura di dimostrarne l’infondatezza. No! Al nostro mediocre eroe non interessa dichiararsi innocente, a lui serve solo conquistare l’impunibilità
 
A questo punto capiamo tutti che il soggetto non regge: un colpevole è un colpevole, e costruire un’intera trama sulla semplice ed ostinata negazione delle conseguenze che questo comporta rende il tutto poco credibile. Andrebbe bene se fosse un quadro clinico: se leggessimo tutto il testo come se fosse la conclamata diagnosi di una allucinata psicosi negatoria, cronica ed irreversibile; ma niente più di questo.
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