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 Home page > Attualità > Politica > Il federalismo fiscale e Tiziana

Il federalismo fiscale e Tiziana

Contrariamente a quanto si crede il federalismo fiscale non è una “creatura” di Umberto Bossi: esso è previsto nella Costituzione, quella stessa Costituzione che da più parte si vuole cambiare, ma che ben pochi si preoccupano che venga attuata. Per comodità del lettore, si riporta di essa l’articolo 119, che lo prevede:

«Art. 119 Costituzione

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio. La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.

Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite. Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i principi generali determinati dalla legge dello Stato. Possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare spese di investimento. E' esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti dagli stessi contratti».

E adesso due osservazioni. 

La prima riguarda la cedolare secca sugli affitti delle unità abitative (per quelle commerciali non è prevista l’applicazione della cedolare secca). Atteso che il contribuente secondo norma potrà scegliere fra cedolare secca e l’attuale inserimento del reddito nel montante IRPEF, come è possibile che questa imposta possa essere gestita autonomamente dai comuni? Ha senso dire che essa sarà un’imposta comunale? L’impressione che si ha è che questa cedolare secca sia poco meno che una bufala del governo. A proposito, mentre il premier illustrava la riforma del federalismo fiscale, dove era finita l'opposizione ? Ed i "grillini"?

La seconda riguarda la possibilità di indebitamento degli Enti locali, che non può non avere ripercussioni nel rapporto fra il nostro Paese e la Comunità Europea, che gestisce la moneta unica. La Costituzione prevede che gli Enti locali si possano indebitare solamente per fare degli investimenti, ossia trasformando il denaro in beni strumentali per la propria attività, beni sempre valutabili con i criteri del libero mercato. Ed i comuni che giocano con i derivati? Ed i comuni che giungono allo stato di dissesto? Non sembra che tutto questo possa appartenere alla normalità amministrativa secondo la Costituzione; e nemmeno secondo i regolamenti comunitari, che oggi più che mai sono attenti al debito pubblico ed al rapporto fra deficit pubblico e P.I.L. dei singoli Stati membri. Insomma, se spostiamo debito pubblico dallo Stato agli Enti locali senza dirlo a Bruxelles, facciamo nè più e nè meno che quello che ha fatto la Grecia.

Detto ciò passiamo alle disavventure di Tiziana con il federalismo fiscale. Di Tiziana il vostro reporter si è già occupato esattamente nell’edizione del 29 giugno u.s. Tiziana è una siciliana di Messina con due lauree con il massimo dei voti e lode accademica in Scienze Politiche ed in Scienze Statistiche, intramezzate da un master STARTER (Statistiche, Economia e Ricerche di Mercato) presso l’Università “La Sapienza” di Roma sulle ricerche di mercato e sulle analisi quantitative a supporto delle decisioni aziendali. Dal primo di settembre ha iniziato un dottorato di ricerca in Economia Aziendale presso la Scuola Superiore di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Tiziana è una ragazza focomelica ad entrambi gli arti superiori, che usa il computer con quelli inferiori. Essa ha diritto alla “Assistenza sanitaria per una vita indipendente” e la Regione Sicilia stava per dare il via al relativo programma. Con lo spostamento di Tiziana a Venezia lo ha sospeso. La Regione Veneto, da parte sua, non fornisce a Tiziana detta assistenza perché doveva essere richiesta tempo addietro, quando Tiziana non sapeva nemmeno che esisteva l’Università Ca’ Foscari. Insomma le due amministrazioni si rimpallano la cosa e Tiziana va avanti con l’aiuto della madre, la signor Santa, di cui nel progetto della Regione Sicilia è testualmente riportato «ormai in stato di età avanzata e di precarie condizioni di salute, non può più assolvere al totale accudimento della figlia».

Come viatico per il federalismo fiscale non c’è che dire; una piccola storia di ordinaria follia, di un Paese che non riesce proprio a vergognarsi di nulla.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.196) 9 ottobre 2010 18:48

    Il federalismo versione leghista è la matrice della futura Eldorado padana. I D.Demaniali presuppongono adeguate risorse finanziarie (bilancio) da parte delle Regioni interessate. Il CdM ha appena approvato un decreto che prevede il progressivo aumento della capacità impositiva (+tasse) per le Regioni "fuori standard". Nel paese del Barbiere e il Lupo per vivere meglio si fanno cose davvero strane ... 

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