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Il dopo 15 ottobre. Come cambierà la pratica politica

Il 15 ottobre è stata una tappa di quel percorso che ci vede in ritirata e quasi in disfatta storica. Si pensava , molti ritenevano che quella data sarebbe stata la pietra miliare di un movimento gobale e globalizzante che ci avrebbe fatto incontrare su una visione del mondo e su un modello di produzione nuovo. 
Non si sono fatti i conti con la realtà.

Questa la si è letta solo parzialmente. Si sono evitate analisi, quasi con fastidio. La politica ha rifiutato di leggere i segnali che provenivano da più parti. La crisi sociale che ha colpito molti strati della popolazione, che ha reagito in maniera diversa, con tentativi di risposte di piazza e con pratiche politiche diverse.

Non abbiamo letto invece anche il segnale di un rifiuto della politica. Quelli che comunemente vengono chiamati Black Bloc, sono in realtà gli stessi che di politica se ne fregano, che non "je ne può fregar de meno" di costruire un percorso perché sono arrabbiati e vogliono trovare in ogni momento ogni espediente per sfogare la loro rabbia e la loro mancanza di futuro.

La loro politica si produce attraverso la violenza. Spacco quindi sono, nichilisti allo stato puro. Hanno come simbolo A.C.A.B. tutti i poliziotti sono m****, sono gli Hooligans, i riot, gli immigrati. Sono il sottoprodotto della globalizzazione. Li abbiamo sempre classificati come criminali, come violenti, non abbiamo mai cercato di capire le loro ragioni né cercato di capire il loro percorso.

Quando il livello di disperazione arriva a questo punto, quando colpisce ragazzi dai sedici ai trenta anni, quando il livello di tensione arriva a queste temperature allora è chiaro che basta un fiammifero per far scoppiare l'incendio. E di incendi ve ne sono stati tanti. Abbiamo sempre girato la testa altrove, li abbiamo criminalizzati, abbiamo trovato soluzioni di tipo repressivo affidando la soluzione alla polizia, soluzione facile per la politica e per il potere.

Ed è forse necessario scomodare politici e studiosi per capire, di fronte a questo humus, che la teoria cossighiana è la più vincente, trova il terreno semplificato? Come poteva il potere costituito pensare di arginare 500 mila persone che si sarebbero accampati a Piazza San Giovanni e che sarebbero rimasti accampati li per giorni. Attori, cantanti, balli, assemblee studiosi nazionali ed internazionali erano stati invitati a quel momento di costruzione di una politica dal basso, di un programma alternativo da proporre a chi voleva quelle istanze rappresentarli nei palazzi e nelle istituzioni.

E bisognava fare i conti con quella realtà. Bastava che si buttasse un cerino in quell'ambiente in cui la costituzione di una leadership si costruisce su chi descrive percorsi più violenti, di chi spacca più vetrine, di chi incendia più auto. E il risultato è raggiunto. Come negli anni di piombo, ora si grida alle leggi speciali, alla riduzione delle libertà democratiche , anche le più semplici, banali, fino a poco tempo fa. Il diritto alla protesta. 

D'ora in poi il recinto delle pratiche politiche sono ridotte a solo due. O si rimane nel recinto dei partiti istituzionali, al palazzo, ai balletti della conta delle maggioranze, ai sondaggi, o ci si richiude nel recinto della pratica politica violenta. E qui vince è chi la spara più grossa, chi spacca più auto, fino ad arrivare alle P38. Nessuno penserà più di manifestare, di scendere in piazza, nessuno si prenderà la responsabilità di un altro 15 ottobre. 

Un film già visto, ma che non ha insegnato nulla. La storia non si ripete, ma quando lo fa si presenta come tragedia.

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