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Il conflitto perpetuo

Salgono le vittime dell’ultimo raid aereo delle forze NATO tra lunedì e martedì nella provincia afghana occidentale di Farah. Secondo fonti di polizia afghana sarebbero un centinaio i morti fino ad ora accertati (150 secondo la BBC) in quest’ennesimo ed inutile attacco. Impossibile avere una stima precisa dei civili deceduti dall’inizio del conflitto in Afghanistan, nell’ottobre del 2001, fino ad ora.

Diverse organizzazioni umanitarie parlano di decine di migliaia di morti in questo conflitto. E’ facile immaginare che il numero sia nell’ordine delle centinaia di migliaia, visti i quasi giornalieri attentati che causano decine di morti e centinaia di feriti, i bombardamenti NATO ed i raid compiuti dalle forze di terra della coalizione e dell’esercito regolare afghano.

A questo si aggiungono i decessi per fame e mancanza di cure mediche adeguate. Quasi 8 anni di guerra non hanno sradicato la capacità offensiva dei Talebani che continuano indisturbati ad attaccare sia le forze di polizia che le forze militari presenti sul territorio.

Quasi impossibile per l’esercito americano ed i suoi alleati stanare i ribelli, che si avvalgono di tecniche di guerriglia di provata efficacia.

Ci provò l’Armata Rossa più di vent’anni fa a piegare questa popolazione, ma l’unico risultato raggiunto fu la distruzione delle strutture civili nel territorio, la morte di un milione e mezzo di afghani e di 15000 militari russi.

Ora l’America sta cascando nello stesso errore dell’URSS comunista del tempo e, con i suoi attacchi e le numerose uccisioni di civili sta rafforzando i consensi del fronte di ribellione talebana, che ormai si sta riprendendo il controllo di molte delle zone perse.



Non basteranno le scuse dell’amministrazione Obama per lavare il sangue degli innocenti morti in quest’ultimo raid.

Sangue che ricade inevitabilmente anche sulle nazioni coinvolte in questa operazione militare che sembra destinata a fallire, proprio come l’operazione condotta dall’Armata Rossa dal 1979 al 1989 e che vide schierare centinaia di migliaia di uomini contro un manipolo di ribelli mal armati ma molto motivati.

Come insegnò anche il Vietnam ai tempi, non si può sconfiggere chi ormai non ha più nulla da perdere, nemmeno la propria vita.

In questa nazione si possono vincere le battaglie ma non la guerra.

E’ quello che stà succedendo in questi giorni ne è la prova. Alla fine chi ci rimette, come sempre, sono i civili. Che siano scudi umani o semplici persone che erano nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Alla fine sono sempre gli innocenti a pagare.

Le belle parole dei vari politici di turno e le scuse dei generali pluridecorati non cambieranno di certo questa realtà.

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