Il bue dice cornuto all’asino
Questione morale. Fa un certo effetto sentirne parlare di questi tempi.
Si pensa: bene, finalmente qualcuno si interessa di politica in senso "alto".
I nostalgici come me si potrebbero rallegrare pensando ai bei tempi in cui proprio Berlinguer ne parlava.
Quello che alle mie orecchie - e mi auguro non solo alle mie - suona strano è la fonte da cui proviene questo richiamo alla moralità della politica: Silvio Berlusconi.
Che è lo stesso che l’ha fatta franca (parlo qui solo delle prescrizioni e delle depenalizzazioni di reati commessi, escludendo dall’elenco tutto il resto) da condanna certa per:
corruzione
finanziamento illecito ai partiti
falso in bilancio
falsa testimonianza.
Ed è lo stesso che ha rapporti consolidati con Marcello Dell’Utri (condannato per false fatture, tentata estorsione e concorso esterno in associazione mafiosa) e Cesare Previti (condannato per corruzione nel processo Imi-sir e nel processo sul lodo Mondadori, prescritto sempre per corruzione nel processo Sme).
Certo, dall’altra parte non sono tutti stinchi di santo, come si può intravedere dalle inchieste che riguardano le giunte di Firenze e Napoli, o dai procedimenti che hanno riguardato D’Alema, Latorre, Fassino e i "furbetti del quartierino".
Ma che Berlusconi si candidi ad essere anche il nuovo Berlinguer pare davvero troppo.
Anche se sarebbe l’ulteriore conferma di ciò che disse a suo riguardo Enzo Biagi: "Berlusconi vuole sempre per sé il ruolo del protagonista: nella Chiesa il Papa, a un matrimonio la sposa, a un funerale il morto. Se avesse un minimo di tette farebbe anche la presentatrice."
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