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IJF12: i mass media hanno ancora un futuro? La risposta di Khanfar

Wadah Khanfar, ex boss di Al-Jazeera, arriva a Perugia per un discorso su “Integral media: il futuro dei mass media nell’era dei social network”. Tema più che attuale, in un Festival del giornalismo attento a come i nuovi mezzi di comunicazione influenzano il giornalismo tradizionale.

Un personaggio di spicco - A presentarlo è Francesca Caferri, giornalista di Repubblica, che lo definisce «uno dei più influenti esponenti dei media, per anni mister Al-Jazeera, con un’esperienza che lo ha portato dall’Africa a Kabul. Un uomo che ha fortemente rinnovato Al-Jazeera, rendendolo più multimediale, più aperto al mondo non arabo, e dandogli un ruolo di primo piano durante le rivoluzioni arabe. Foreign Policy lo ha messo al primo posto degli uomini dei media per “aver reso Al Jazeera la fonte più influente del mondo arabo”. Picchi di utenti di 2000 volte maggiori rispetto a prima delle rivoluzioni arabe: ecco il suo più grande successo».

Sopraffatto dalla rivoluzione - Proprio l’uso delle nuove tecnologie è stato al centro del discorso di Wadah Khanfar: «Questa rivoluzione a mio avviso non si è ancora conclusa. Tutti sappiamo che ci saranno grandi trasformazioni e un nuovo concetto di giornalismo ne verrà fuori. Non sapiamo molto della strada che prenderà questa trasformazione, ma sappiamo per certo che c’è e continuerà. E soprattutto che in 5-10 anni rivoluzionerà il modo di fare giornalismo».

Qualità e meno costi - «Il nuovo giornalismo sarà basato su nuove fondamenta: sarà sempre più un servizio per gli altri e non più un modo per fare profitto. Questo passaggio sarà una grande opportunità per acquisire credibilità. Tutto ciò è permesso dalle nuove tecnologie: i grandi network necessitano di centinaia di milioni di dollari per sopravvivere, ma con le nuove tecnologie i costi di produzione si ridurranno a un quarto. Ora ognuno di voi con uno smartphone può essere un reporter senza alcun costo». Maggiore qualità a minore costo: ecco il futuro secondo Wadah Khanfar.

Più spazio all’approfondimento - «Nel mainstream i contenuti sono creati da corrispondenti (solo Al Jazeera ha 75 uffici nel mondo) che li inviano alla sede centrale, che le elabora e infine pubblica. Questo processo è dispendioso e non permette la contestualizzazione e l’approfondimento delle notizie. Con i social network e brillanti blogger, invece, la raccolta delle notizie avviene in rete (e non mi parlate di problemi di verifica perché la rete offre la possibilità di controlli incrociati). Questo renderà i giornalisti importanti nella creazione dell’agenda delle priorità e per inserire l’informazione in un quadro completo; infine il professionista sarà indispensabile nel fare previsioni sugli scenari possibili in futuro che aiutino il lettore a capire le conseguenze di quello che sta accadendo ora. Il vecchio modello ha caricato il giornalismo di costi insostenibili. I nuovi media si dovranno sostenere con modelli di finanziamento decentralizzati». Insomma, il giornalismo del terzo millennio immaginato da Khanfar sarà decentrato, dinamico e democratico.






 

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