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Il bastone e la carota: ovvero come cambiano le priorità del Governo Italiano

Dopo circa un mese di Rubygate si era avuta l’impressione che, seppure a fatica, il governo stesse riprendendo a muoversi nel tentativo di uscire da questo pantano.
Tra un’esternazione e l’altra contro i PM e la Consulta, il nostro Presidente del Consiglio ci ha fatto sapere che il governo si apprestava a dare (bontà sua) una scossa epocale all’economia; il che, detto da uno che si considera il più grande statista degli ultimi 150 anni, farebbe presagire chissà quali interventi.

A parte la vacuità delle proposte avanzate, non sono passate neanche 48 ore che si sono delineate le nuove priorità del governo: il processo breve e la legge per limitare le intercettazioni telefoniche.

Nel frattempo si è passati per il tonfo di quello che è stato chiamato federalismo municipale ed il rifiuto del Presidente della Repubblica di firmare il relativo decreto, emanato nonostante la bocciatura del provvedimento in commissione, al punto di farlo dichiarare irricevibile (cosa che non ha precedenti nell'ordinamento repubblicano) dal Presidente Napolitano e, come se nulla fosse accaduto, si è voluto piegare il Parlamento a votare per una risoluzione indecente che respingesse le richieste dei PM di una perquisizione (intempestiva) negli uffici del contabile del presidente del consiglio, con una motivazione che fa dubitare della sanità mentale di coloro che l'hanno votata. E' pur vero che il Parlamento è sovrano e che quell'autorizzazione, seppure concessa, non avrebbe portato ad acquisire ulteriori elementi utili, ma almeno l'umiliazione di vedere il nostro Parlamento votare su quella risoluzione (indipendentemente dall'esito della votazione) avrebbero potuto risparmiarcela.

Ed ecco che, come per magia, si torna a parlare dei provvedimenti che il governo intende adottare in ambito economico (sempre con messaggi video come Bin Laden): modifica dell'art. 41 della Costituzione (non si capisce bene che senso abbia modificarlo, ma la cosa richiede comunque un preciso iter che non comporta tempi rapidi) e rilancio del mezzogiorno con una politica liberalizzazioni e di defiscalizzazione (per la quale manca la copertura finanziaria). Si ripromette inoltre l'approvazione del federalismo municipale e la Lega, pur di non correre il rischio di ripresentarsi a mani vuote davanti ai suoi elettori, fa passare con enfasi per federalismo qualcosa che federalismo non è e, nonostante i suoi esponenti di spicco avessero dichiarato che anche in caso di pareggio in commissione avrebbero optato per un ricorso alle urne, si prestano a fare da predellino al presidente del consiglio che, nei suoi interventi, torna ad insultare la magistratura ed a promettere una riforma della giustizia (che sarebbe urgente e necessaria, ma non nel senso in cui la vuole lui) e tutto questo passando per un rimpasto di governo che non era stato fatto neanche per coprire ministeri rimasti a suo tempo scoperti.

Siamo ormai di fronte a questa schizofrenia del governo: soluzione dei problemi giudiziari del premier (detesto utilizzare questo termine); soluzione dei problemi del Paese. Per l'elettorato: il bastone e la carota, anche se non si capisce più quale sia il bastone e quale la carota.

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