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Per favore, basta tatticismi!

Ho 56 anni e nella mia famiglia ci si è sempre interessati alla politica, ma francamente non riesco a ricordare un momento storico della politica nazionale così degradato, così povero di contenuti come questo; per contro questa fase di “non politica” coincide con un periodo di crisi economica e di cambiamenti radicali su scala planetaria: cambiamenti che richiederebbero una visione chiara e di ampio respiro della situazione ed una capacità decisionale che originasse dall’avere dei principi socio-economici inderogabili.

Sono ormai alcuni giorni che il nostro Presidente del consiglio sta rischiando addirittura la sovraesposizione mediatica pur di continuare a ripetere i suoi mantra: l’accanimento nei suoi confronti da parte della magistratura (manco a dirlo, schierata politicamente ai suoi danni) e quindi, per questo, il tentativo dell’ordine giudiziario di sovvertire le istituzioni democratiche; la mancanza di una alternativa all’attuale governo; i tentativi di blandire l’UDC e di cooptarla nel governo; snocciolarci il numero di parlamentari su cui può fare affidamento e la scomunica ufficiale della corrente di Fini.

Ma perché continua a parlarci di quelli che sono dei suoi problemi e non si decide una buona volta a parlare dei problemi del Paese?

Lui dice che il suo governo ha ben operato: benissimo, ma ci dicesse in cosa.

Gli indicatori economici sono tutt'altro che incoraggianti: il debito pubblico, ad esempio, è a livelli record. Si sono persi, in un anno, 540.000 posti di lavoro e la disoccupazione continua a crescere. Le famiglie sono sempre più in difficoltà al punto che le banche denunciano un aumento netto delle sofferenze nel settore dei mutui immobiliari. La spesa pubblica continua a crescere, nonostante i tagli, e sembra essere totalmente fuori controllo. La pressione fiscale, invece di diminuire come ci promette da 16 anni, è cresciuta ancora e l'Europa ci vede ormai sul podio con una medaglia di bronzo che potrebbe anche diventare d’argento nell’anno che sta per arrivare (e poi c’è chi dice che non riusciamo a primeggiare in nulla). Il sud è totalmente abbandonato a sé stesso, nonostante interventi a favore del meridione siano stati inseriti in una delle ultime dichiarazioni programmatiche (per altro dichiarando disponibilità di somme inesistenti nel bilancio dello Stato) e sulla quale il governo ha pure ottenuto la fiducia in parlamento. Sempre a proposito del meridione, i fondi FAS dovrebbero essere destinati per l’85% ad interventi straordinari nel mezzogiorno; questo governo non solo ha ridotto questa percentuale, ma ha utilizzato questi fondi come se si trattasse di un bancomat per finanziare altri capitoli di bilancio che poco o nulla hanno a che fare con il meridione ed arrivando all’assurdo di pagare, con quei soldi, le multe comminate dalla Comunità Europea agli allevatori del nord per aver sforato le quote latte. Gli aquilani, contrariamente a quanto si dice rispetto al tanto decantato “miracolo” della ricostruzione, denunciano l’assenza di miracoli nella loro città se non quelli con cui sono state fatte sparire somme ingenti senza avere in cambio praticamente nulla. E, a proposito di miracoli, anche a Napoli sembra che non se ne siano verificati (e stavolta sembra che non possa nulla neanche San Gennaro).

Quello che ora voglio capire è perché le forze di opposizione, invece di chiedere conto di tutta questa situazione, si ostinino ad inseguire il presidente del consiglio nelle sue esternazioni ed a farsi dettare l’agenda dal centro-destra.

Osservo che, a fronte di dichiarazioni deliranti del presidente del consiglio, il segretario del maggior partito di opposizione si butti anima e corpo in una scelta tattica non meno farneticante: la ricerca di un’alleanza con UDC e FLI che, per parte loro, hanno già ribadito a più riprese di non volerne sapere; alleanza che dovrebbe avere come denominatore comune l’antiberlusconismo.

E’ mai possibile che dopo aver (finalmente) capito che Berlusconi non si combatte per ciò che è ma per quello che fa, l’unica risposta che riesce a dare Bersani sia un’alleanza in chiave antiberlusconiana?

Forse il segretario del PD ha dimenticato che a fondare il suo partito hanno contribuito in massima parte i DS, eredi del PDS erede a sua volta di quello che fu il PCI. Forse è ora che il partito democratico riconosca la sua matrice di sinistra e che torni a considerare l’essere di “sinistra” non come un insulto e che sarebbe il caso di impostare le alleanze su basi programmatiche.

Ci vogliono proposte concrete per aggregare la gente. La politica, in ultima analisi, può essere sintetizzata nella scelta “a chi si debbano togliere i soldi e a chi si debbano dare” e, su questo, bisogna essere estremamente chiari con i cittadini; forse così si riuscirebbe a riportare a votare una buona quota di quell’elettorato che oggi non si sente più rappresentato dalla classe politica e, alla fine, i numeri potrebbero anche dare ragione a chi non ne può più di questo governo. Diversamente, continuando ad inseguire un centro dai contorni quanto mai sfumati, c’è il rischio (che è quasi certezza) che la gente si rifiuti di votare per uno schieramento fotocopia del centro-destra e torni per l’ennesima volta a votare per l’originale.

E’ questo che si vuole?

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