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Il Napoli Teatro Festival tra Kafka, Faust e danza contemporanea

Proseguono gli spettacoli del Napoli Teatro Festival. Il 2 luglio infatti, sono andati in scena tre debutti: La Tana, per la regia di Francesco Saponaro, Faust o della bella vita, regia della napoletana Sara Sole Notarbartolo, Étude no. 1 e Les trous du ciel (versione 2011) della coreografa Marie Chouinard.

Il tema del nemico invisibile, del sospetto, viene affrontato al Napoli Teatro Festival da Mascia Musy, protagonista di La Tana di Franz Kafka, diretta da Francesco Saponaro. Sarà la catacomba di San Gennaro, cimitero fino al X sec. D.C., ad ospitare lo spettacolo (in replica fino al 5 luglio). L’animale non ben definito del monologo, sistemando la sua tana per difendersi da fantomatici nemici, costruisce e subito smonta alcune ipotesi di difesa. Nel crearsi un rifugio sotterraneo quindi, questo essere (a metà tra animale e uomo) sembra rifiutare la vita reale e volersi isolare dagli altri individui. Il luogo scelto per la rappresentazione poi, lontano dal mondo, tra ombre e spazi angusti, amplifica le angosce dell’animale.

Altro spettacolo in Prima Assoluta è Faust o della bella vita, di Sara Sole Notarbartolo (in replica al Teatro San Ferdinando fino al 4 luglio). La performance, una reinterpretazione contemporanea del famoso Faust di Goethe, presenta dei personaggi che di antico hanno mantenuto solo il nome: Gesù, deluso dal genere umano, gestisce una piccola radio indipendente e per pagare l’affitto vende il proprio sangue; Margherita è una trentenne disoccupata, vergine e depressa; Mefistofele, un contrabbandiere di organi; Lucifero lavora in una hot line con contratti a progetto; Belzebù vende falsi oroscopi.

Quest’inedita versione dell’opera, quindi, descrive al pubblico l’incomunicabilità e l’inazione del presente, tra precarietà ed emarginazione. I personaggi, inseriti in questo contesto di povertà e alienazione, vengono messi alla prova per capire come si comporta un vero essere sovrumano tra la miseria della nostra vita e di questo mondo violento, impaurito e privo ormai di speranze. Dice infatti la regista: “Questa storia, narrata per musiche e contrasti, che procede per errori e paradossi, unisce una leggenda forte ed eterna come quella del Faust con le piccole miserie del nostro paese”.

L’unico bagliore di speranza in questo panorama disastrato è il personaggio di Faust, appunto, scrittore geniale ma costretto, per forza di cose, a scrivere banalità commerciali, che aspira comunque ad un’esistenza migliore.

L’azione si svolge in un condominio a due piani con tre appartamenti ciascuno, da cui i protagonisti non usciranno mai, in modo da riflettere la mancanza d’azione da parte dell’uomo.

Il terzo spettacolo che ha debuttato il 2 luglio (in unica replica il 3 luglio), al Real Albergo dei Poveri, per il Napoli Teatro Festival è la coreografia della canadese Marie Chouinard: Étude No.1 e Les trous du ciel (versione 2011). La serata si divide in due performance: rispettivamente un solo di danza e un balletto in un atto.

Questo solo, ideato appositamente per la danzatrice Lucie Mongrain, segna il ritorno della coreografa alla forma solista. La danza è geometrica, mentre il corpo non è altro che un pretesto per dar vita ad alcuni movimenti disarticolati, ondulatori e armoniosi.

Con Les trous du ciel (dal francese “i buchi del cielo”) Marie Chouinard ha proposto una versione inedita dello spettacolo del 1991, presentata a Montréal per il ventennale della sua compagnia. Al festival partenopeo quindi, è riservato il debutto europeo di questo balletto ispirato alle peregrinazioni di un’antica tribù eschimese. L’energia e il ritmo dei dieci danzatori in scena, tra voci filtrate e respiri amplificati, trasmettono al pubblico emozioni forti, date anche dai “buchi del cielo”, espressione che sta ad indicare il modo in cui gli eschimesi chiamano le stelle.

All’interno: Immagini dello spettacolo “Faust o della bella vita” e della coreografia “Les trous du ciel”.

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