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Sorprendente lo Zio Vanja del lituano Tuminas per il Napoli Teatro Festival

Lo Zio Vanja del regista lituano Rimas Tuminas, andato in scena il 21 e 22 giugno al Teatro Mercadante nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia, ha incantato il pubblico, in piedi per una lunga standing ovation.

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Una scena da Zio Vanja di Rimas Tuminas

Nulla. Non c’era proprio nulla che stonava nella versione – la terza per questa edizione del festival – de Zio Vanja di Cechov. Tra le scene, la recitazione degli attori e i costumi, non una sbavatura, ma solo tanta precisione mescolata a tanta sapiente naturalezza. Lo Zio Vanja del Vakhtangov Theatre, diretto dal 2007 dallo stesso Tuminas, ci presenta uno spettacolo sorprendente e improntato sull’astratto, alla beckettiana maniera. Inseriti in scena, anche alcuni oggetti che con la tenuta di campagna in cui è ambientata la pièce non hanno nulla a che vedere: un hula-hoop che sembra rappresentare lo spazio vitale della bella e giovane Elena, un pianoforte impolverato e scordato, la statua di un leone di pietra.

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Scena da Zio Vanja

La performance gioca inoltre molto sui contrasti: la solennità dell’ingresso del professore con il suo seguito, in opposizione all’ingresso di Vanja, impolverato e ricoperto di paglia; la seducente Elena in abito nero lungo, femminile, in contrasto con il camicione bianco e informe di una Sonia scarmigliata. Sembra che di queste opposizioni nette vivano i personaggi, continuamente in bilico tra tragedia e farsa, strappando sorrisi allo spettatore attento.

“Paragono questo spettacolo a quelle melodie popolari che ogni tanto ti viene voglia di ascoltare. Mettendolo in scena al Vakhtangov Theatre ho scoperto le potenzialità di questo testo ancora sconosciuto: ogni volta i personaggi e i dialoghi mi appaiono sotto una nuova luce. Il complesso dialogo di Cechov rispetto alla nostra generazione è per me illuminante – afferma Tuminas – ed è eccitante osservare come anche il teatro che viene considerato “non cechoviano” in realtà riveli un grande potenziale proprio sulla base della drammaturgia cechoviana”.

Il regista infatti, presenta agli spettatori alcune scene intense del testo in maniera innovativa: una Sonia appesa ad una colonna quasi stesse volando mentre parla del dottore di cui è innamorata; una balia che sembra una fattucchiera mentre cura il professore; un tappeto in sostituzione di un letto; una Elena sdraiata per terra e offerta come preda agli uomini della tenuta; Sonia e Vanja con la stessa andatura e passo, quasi a sottolineare quanto l’uno rappresenti il futuro dell’altra.

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Zio Vanja del lituano Tuminas

Tuminas, i cui spettacoli sono intrisi di poesia più che di realismo, si concentra sulle vere passioni che alimentano gli animi dei protagonisti, sulle loro illusioni. Ritroviamo diversi richiami al Teatro dell’assurdo e alla clownerie, sottolineando la maestria degli attori (tra questi ricordiamo il bravissimo Sergej Makovĕckij nei panni dello Zio Vanja).

Uno spettacolo, considerato l’evento russo più interessante dell’anno, che valeva la pena di essere visto.

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