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ISIS: la guerra delle immagini dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante

A sette giorni dalla presa di Mosul un’altra importante città del nord dell’Iraq, Tal Afar, cade nelle mani dell’Isis, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. In concomitanza con l’annuncio della presa di Tal Afar, diffuso in mattinata, i militanti islamisti hanno pubblicato su un account Twitter del gruppo alcune foto che testimonierebbero il massacro di decine, se non centinaia, di soldati dell’esercito regolare iracheno, catturati e giustiziati in un luogo non precisato del nord del paese.

Le foto, rimosse dopo poche ore, immortalerebbero senza filtri le fasi successive dell’esecuzione di massa. Il profilo di un miliziano, coperto da un passamontagna nero, si staglia su uno sfondo di corpi legati e accalcati, costretti nel retro di un pick-up militare. È la fase della cattura e del trasporto verso la fossa comune che dovrà ospitare i corpi. I condannati procedono in fila, piegati in avanti con le mani degli uni sui fianchi degli altri, mentre un miliziano armato e dal volto coperto li scruta da sotto un capello a visiera. Seguono immagini di uomini in abiti civili, sdraiati supini e con le mani legate dietro la schiena. Si suppone si tratti di soldati governativi, privati delle loro uniformi. Una mano li indica, come a mostrare il bottino, mentre l’altra stringe un fucile da assalto. Dalla massa di corpi senza occhi né volti emerge lo sguardo di un giovane uomo, che sembra sapere cosa lo aspetta.

Le foto raccontano poi il momento dell’esecuzione, i soldati iracheni l’uno affianco all’altro, fatti sdraiare sul fondo di una fossa, le mani sulla testa o dietro la schiena. Più in alto, sulla sinistra, miliziani vestiti di bianco o di abiti scuri imbracciano i fucili e li puntano in direzione dei condannati. Nella foto più dura, una nube di polvere secca si alza dalla fossa mentre un miliziano dell’Isis spara a bruciapelo sui prigionieri, con quello che sembra un Kalashnikov. Nella porzione bassa della scena si nota il rosso del sangue di chi è stato colpito ed è già morto.

Gli analisti del governo iracheno e le testate internazionali sono al lavoro per stabilire l’autenticità delle foto. I dubbi, in casi simili, sono di rigore. Il gruppo islamista conosce e padroneggia gli strumenti della propaganda e attraverso la diffusione di immagini simili rafforza il suo prestigio nel campo dell’islamismo combattente. Alcune conferme sono però già arrivate da fonti attendibili, come riportato da Al Jazeera: il portavoce dell’esercito iracheno, il tenente generale Quassim Al-Moussawi ha confermato l’autenticità delle foto e una fonte diplomatica di Baghdad ha fatto altrettanto, senza dare, però, dettagli sul numero esatto di vittime.

Non è la prima volta che l’Isis ricorre all’uso dell’immagine per rappresentarsi verso l’esterno e per propagandare i propri successi sul campo. La Nazione Islamica ha diffuso sul web video nei quali si susseguono, in un montaggio sapiente, i momenti cruciali delle azioni del gruppo. Le immagini, spesso in alta definizione, celebrano la conquista delle città, la razzia delle armi, i successi sul nemico. LCNN ha attribuito ai brutali video del gruppo uno stile di ripresa e montaggio di stampo hollywoodiano. In effetti, i filmati sembrano realizzati da professionisti del settore e vi si alternano, in un racconto serrato, colonne sonore incalzanti e scene che sembrano tratte da un film di Kathryn Bigelow o dalle soggettive di Call of Duty: esecuzioni, agguati, esplosioni, schegge e granate, gli ingredienti ci sono tutti e nelle giuste dosi.

L’elevato livello di professionalizzazione sul fronte della guerra dell’informazione apre nuovi scenari e suggerisce alcune considerazioni. Desta stupore il fatto che un gruppo di miliziani ferocemente determinato e impiegato su più fronti, contro l’esercito iracheno, le truppe di Assad e gli altri gruppi islamisti, abbia anche il know-how di combattere con sapienza tecnica e stilistica sul fronte mediatico. È dunque legittimo chiedersi da dove arrivino le risorse e domandarsi se non esistano “stakeholder” esterni pronti a fornire aiuti tecnici e sovvenzioni economiche. Del resto, i movimenti sunniti di stampo integralista hanno da sempre potuto contare su sponsorizzazioni importanti per le loro campagne militari.

Dopo i fulminei successi dell’Isis in Iraq, si profila una sorprendente alleanza di scopo tra due nemici storici: Stati Uniti e Iran. Teheran è da sempre molto attiva nella difesa dei governi e delle popolazioni shiite per le quali ha assunto il ruolo di potenza egemone di riferimento, anche in Iraq. Washington, sul fronte opposto, non può tollerare la prospettiva di un Iraq diviso, ostile e inaffidabile sul fronte energetico, a pochi anni dalla partenza delle truppe statunitensi.

La mappa geopolitica del medio oriente è in ebollizione. 

 

Foto: Al Jazeera

 

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