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 Home page > Tribuna Libera > I possibili conflitti d’interesse di Antonio Ingroia, avvocato

I possibili conflitti d’interesse di Antonio Ingroia, avvocato

Ex pupillo di Borsellino; ex procuratore aggiunto di Palermo; ex super investigatore in Guatemala contro il narcotraffico; ex leader politico di “Azione Civile”; oggi avvocato, di parte civile, si intende, sta con i buoni, con coloro che condividono la ricerca dell’accertamento della verità con la pubblica accusa.

Per questo non ci sarebbe, dice Ingroia, alcuna incompatibilità. E allora, appesa la toga di magistrato veste quella di avvocato senza soluzione di continuità rispetto a pochissimo tempo addietro, ancora scottato dai cocenti fallimenti quando, senza svestire i panni del magistrato aveva attaccato al petto un vessillo politico con buona pace della indipendenza dei giudici, concetto questo derivazione immediata e finale di quello di imparzialità.

Dall’imparzialità discende l’autonomia e la trasparenza dell’azione inquirente e giudicante. È l’indifferenza ai colori politici che ingenera nel popolo la sensazione, o quantomeno, la beata illusione che la legge parli e viva attraverso i magistrati senza condizionamento alcuno.

E così sia. Niente imparzialità e indipendenza dunque. Ingroia rivendica il diritto a essere colorato di rosso e magistrato a un tempo. No, non andrà con le “caprette in Val D’Aosta”, dove hanno voluto relegarlo i suoi colleghi che l’hanno tradito e isolato. Non prova alcun disagio neppure ad affermare che potrebbe optare per la funzione giudicante.

Oggi è avvocato, non del tutto a dire il vero giacché a quanto pare non avrebbe ancora prestato il giuramento, avanti al consiglio dell’ordine di Roma al quale ha presentato domanda di iscrizione che, solo, perfeziona a norma di legge l’ingresso nella professione: "Consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, mi impegno a osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia e a tutela dell’assistito nelle forme e secondo i principi del nostro ordinamento".

Entra in aula bunker, al carcere Ucciardone di Palermo, nel processo “Stato – Mafia”, lo ha istruito lui e si sente a casa. Dichiara: “Certamente, dopo 25 anni, oggi è il mio primo giorno da avvocato, e farlo qui, in questa aula simbolica, per il processo che ho istruito con passione e impegno mi emoziona. Al di là della funzione del ruolo, credo che cambi poco. La parte pubblica e la parte civile vanno verso lo stesso obiettivo dell’accertamento della verità e della responsabilità penale degli imputati”.

Pare che i Consigli dell'Ordine degli Avvocati, di Roma, dove ha chiesto l'iscrizione, e di Palermo, dove avrebbe commesso la violazione, abbiano avviato una procedura di verifica disciplinare.

Ma prontamente Ingroia si difende, in aula non ha detto una parola, se non che il 10 ottobre avrebbe vestito i panni di sostituto processuale per l'associazione dei familiari delle vittime dei Georgofili (da Il Giornale.it), come se costituirsi in aula non bastasse ad avere esercitato attività difensiva in giudizio...

Non solo. Il codice di deontologia forense non gli consente di esercitare la professione di avvocato nella stessa sede in cui ha svolto funzioni di magistrato per almeno un anno dalla cessazione della precedente funzione. L'associazione dei familiari delle vittime dei Georgofili, dunque, è costretta al momento a revocarlo.

Ha fatto bene Ingroia a smettere i panni del Pubblico Ministero. Non sembra affatto che avesse chiaro il senso e la natura del suo ruolo. L’art. 358 del codice di procedura penale recita: Il pubblico ministero compie ogni attività necessaria ai fini indicati nell'articolo 326 e svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini”.

L’accertamento condotto dal P.M. dunque, nel nostro ordinamento, ha la fantasiosa connotazione di ricerca asettica della verità, anche degli elementi che portano ad escludere la responsabilità degli imputati. La parte civile è chi, proclamandosi persona offesa dal reato oggetto di giudizio, si costituisce in esso per conseguirne un risarcimento economico. I due ruoli, dunque, sono tutt’altro che sovrapponibili.

Nessuna incompatibilità secondo Ingroia, già serenamente proiettato, nelle sue nuove vesti, ad un possibile incarico nell’amministrazione regionale guidata da Rosario Crocetta.

Eppure, l’art. 37 del codice deontologico forense sembra prospettare un vistoso conflitto di interessi:

“L'avvocato ha l'obbligo di astenersi dal prestare attività professionale quando questa determini un conflitto con gli interessi di un proprio assistito o interferisca con lo svolgimento di altro incarico anche non professionale.

I - Sussiste conflitto di interessi anche nel caso in cui l'espletamento di un nuovo mandato determini la violazione del segreto sulle informazioni fornite da altro assistito, ovvero quando la conoscenza degli affari di una parte possa avvantaggiare ingiustamente un altro assistito, ovvero quando lo svolgimento di un precedente mandato limiti l'indipendenza dell'avvocato nello svolgimento di un nuovo incarico”.

Chi conosce quali attività dell’ufficio di un pubblico ministero rimangano segrete e non confluiscano agli atti del giudizio, disponibili per le parti? Quante informazioni pervengono ad un p.m. dalle sue molteplici e capillari fonti, che ne formano la cognizione interna pur non trasformandosi in atti di indagine?

Quale parità tra le parti processuali può essere sperata se l’avvocato che si contrappone al difensore dell’imputato, perseguendo un sacrosanto interesse ad essere risarcito per il reato che ha subito, possiede elementi cognitivi necessariamente sottratti al materiale processuale passibile di consultazione?

Pare, peraltro, che appena possibile assumerà la difesa dei familiari del Dott. Attilio Manca, l'urologo messinese morto in circostanze non chiare. La sua morte è stata archiviata come suicidio ma i familiari paventano l'ipotesi di un collegamento con le cure prestate dallo Specialista a Bernardo Provenzano nel corso della sua latitanza. Un mandato difensivo che, in realtà, porta con sé la suggestione di un avvocato, ancora p.m. che possiede elementi di cognizione per forza di cose sottratti ai suoi colleghi (quando avrà giurato!).

Incompatibilità. Eccome! E un conflitto di interessi che lascia sgomenti. Che direbbe Travaglio?

I commenti più votati

  • Di MARIA BRUCALE (---.---.---.160) 3 ottobre 2013 15:16

    Caro Cosimo,

    penso che Ingroia più di me abbia le nozioni tecniche per comprendere il senso del conflitto di interessi. Ove così non fosse troverebbe certo solerte aiuto da Travaglio che in tale tema si é tanto prodigato.

    Consiglio ate di rileggere l’ articolo la cui doglianza più manifesta é proprio nella straripante notorietà della parte politica di Ingroia.

    Con l’ educazione che mi é propria, ti salut

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.253) 3 ottobre 2013 14:42

    cara Maria Brucale, la parte dove descrivi la problematica del conflitto d’interessi.. è ineccepibile..

    ma la prima parte denota SENZA ombra di DUBBIO una PRESA per il culo totale verso Ingroia... !!
     ne deduco che in primis tu hai DISISTIMA x quest’uomo... non ti piace e probabilmente sei di parte politica avversa.....(??)
    il mio suggerimento da semplice lettore..,.se la cosa non ti urta, è di scrivere immediatamente che il personaggio ti è avverso.....così.. capiamo con chi abbiamo a che fare.. e diamo un senso all’ironia che ne traspare.

    ahh.. se non l’hai già fatto.. le tue argomentazioni tecniche mi paiono valide. manda una MAIL ad ingroia...magari educata.. e vedi cosa ne pensa,
    un abbraccio!
    Cosimo

    • Di (---.---.---.36) 8 ottobre 2013 17:56

      Io, desidero poter mandare email ad Ingroia ma non ne conosco l’indirizzo di posta elettronica.
      Se qualcuno gentilmente potesse fornirmi ciò che chiedo ne sarei immensamente grato con infiniti ringraziamenti anticipati

  • Di MARIA BRUCALE (---.---.---.160) 3 ottobre 2013 15:16

    Caro Cosimo,

    penso che Ingroia più di me abbia le nozioni tecniche per comprendere il senso del conflitto di interessi. Ove così non fosse troverebbe certo solerte aiuto da Travaglio che in tale tema si é tanto prodigato.

    Consiglio ate di rileggere l’ articolo la cui doglianza più manifesta é proprio nella straripante notorietà della parte politica di Ingroia.

    Con l’ educazione che mi é propria, ti salut

  • Di paolo (---.---.---.49) 6 ottobre 2013 11:38

    Quindi ,mi sembra di capire che un magistrato non può svolgere la sua funzione se ha una opinione politica dichiarata e non può ,dismessi i panni di magistrato ,neppure esercitare la funzione forense perchè in conflitto (non si sa bene per cosa) con la sua posizione precedente .

    A provato a pensare che l’imparzialità di un giudice possa dipendere unicamente dalla sua coscienza e sua deontologia professionale ? A prescindere dalle proprie opinioni politiche , religiose ecc..?

    Mi saprebbe indicare con certezza un magistrato che non ha opinioni politiche ?

    E allora siccome Ingroia ha opinioni politiche ,espresse alla luce del sole e ben precise ,non può fare il magistrato perché c’è il legittimo sospetto che se deve giudicare o perseguire un imputato di "destra" procede , mentre viceversa no .
    Teoria interessante , vedo che l’onestà intellettuale dell’individuo non viene neanche presa in considerazione .
    Ma le devo segnalare che un ulteriore passo in avanti lo ha fatto un imputato "eccellente" che ha esteso il concetto di parzialità del giudice ,e quindi di non trasparenza , a tutti quelli che lo condannano (di destra ,di centro e di sinistra) , mentre assolutamente imparziali sono tutti coloro che lo assolvono( o prescrivono ) .

  • Di (---.---.---.13) 6 ottobre 2013 15:08

    Mi sembra evidente che il senso di quello che ho scritto le é sfuggito. Tutti abbiamo intimamente un sentire politico, è ovvi, ma sono fortemente convinta che quello di un magistrato non debba essere palesato perché deve vivere nel popolo la speranza o la sensazione che nulla lo influenzi nel perseguire o nel decidere (purtroppo le due funzioni in Italia continuano ad essere espressione del medesimo calderone).

    L’ imparzialità e l’ indipendenza dei giudici certamente esulano dalla soggettività del magistrato. Sono concetti di legge che devono trovare salvaguardia nella legge. Dunque, no, credo che la coscienza del magistrato singolo offra ben poche garanzie. Penso anche che sia davvero facile, cosa che accade ormai da anni, buttare in caciara ogni critica seria alle tare della nostra magistratura, con l’ evocazione delle vicende berlusconiane. Dall’antiberlusconismo cieco sono derivate cesure immotivate e ottuse a tante battaglie di legalità, quali la separazione delle funzioni giudicanti e la responsabilità civile dei magistrati, in virtù dello spettro che avvantaggiassero l’ imputato eccellent

  • Di paolo (---.---.---.49) 6 ottobre 2013 16:12

    Ma quale antiberlusconismo cieco , ma per favore ! Questa è la propaganda facile dei berluscones . Semmai antiberlusconismo ponderato ,lucido e razionale , cosi’ come deve essere per chi ha a cuore la democrazia e la legalità . Ciechi semmai sono quelli che hanno foraggiato questo illusionista .

    Prima di tutto bisognerebbe preoccuparci di chi , come e da dove si arriva in Magistratura , ovvero i criteri generali di selezione ,visto che abbiamo quasi metà del paese in mano alle mafie (per inciso stanno succedendo fatterelli spiacevoli di ordinaria corruzione sugli accessi concorsuali in Magistratura proprio in queste ore). Poi vengano pure le riforme che servano a rendere il tutto più efficiente e trasparente , ma certo non può e non deve essere Totò Riina a guidare il cambiamento . Lei dice bene ,il problema della giustizia non è mai stato affrontato e risolto seriamente, ma non si poteva perché c’era e c’è un macigno grosso come una casa da rimuovere .Forse ora possiamo cominciare a sperare che ci siano le condizioni , quando mister B. e la sua corte dei miracoli sarà resa del tutto inocua .

    Altrimenti provi ad immaginare magistrati inquirenti che dipendano dall’esecutivo (come in Francia) e metta come premier Silvio B. od un suo equivalente ,altro che telefonata per Ruby !!
    Certe riforme sono possibili solo in un quadro democratico che offra garanzie complessive ,non in una repubblica delle banane come la nostra .
    saluti

  • Di (---.---.---.13) 6 ottobre 2013 19:31

    Questo é proprio il tipo di critica espressione dell’ antiberlusconismo cieco che dicevo prima, che non prospetta alcuna concreta iniziatica e scrolla da se ogni male puntando il dito su uno. Personalmente sono assai lontana dai berluscones ma ad oggi temo molto di più chi gli si é contrapposto con ignavia assoluta tenendo in ostaggio ogni pulsione di cambiamento sana.

    Su una cosa siamo d’accordo però. L’ Italia non é un paese democratico, decisamente la terra dei cach

    • Di paolo (---.---.---.49) 7 ottobre 2013 00:09

      " Personalmente sono assai lontana dai berluscones ma ad oggi temo molto di più chi gli si é contrapposto con ignavia assoluta tenendo in ostaggio ogni pulsione di cambiamento sana." .
      Boh! lei sta affermando il nulla . Chi sarebbe , chi si è opposto con ignavia assoluta ...ecc. , ha un nome ? è un soggetto definito ?una categoria sociale ? un partito ? ce lo dica altrimenti il suo è qualunquismo puro .

      Il problema cara signora è che nessuno si è contrapposto seriamente a S.B. ,questo è stato il vero guaio di questo paese .L’unica contrapposizione è stata è quella tra questo signore (con la sua corte dei miracoli ) e le più elementari norme di convivenza civile . S.B. non è " uno ",come dice lei , ma è una concezione ,un modello di società che prescinde dal rispetto di quella "giustizia " che lei vorrebbe riformare .
      Lei attribuisce a questo ipotetico ’" antiberlusconismo " , quindi una sorta di personalizzazione ,quello che in realtà ha fatto proprio il berlusconismo , cadendo nella trappola stereotipata di una propaganda costruita ad arte . Le sue " sane pulsioni di cambiamento " lei avrebbe dovute impegnarle prima di tutto nella direzione di una riconquista della "normalità" etica e morale di questo paese, magari diventando "antiberlusconiana " lei stessa se questo significa difendere i principi fondanti di una sana democrazia.
      Quando poi si è raggiunto questo scopo si può dare corso alle riforme che indubbiamente servono , quella della giustizia in primis ,altrimenti il rischio è che anche le buone intenzioni finiscano drogate nel calderone di chi ha interessi che contrastano con la democrazia .
      La saluto , è stato un vero piacere conversare con lei .

  • Di MARIA BRUCALE (---.---.---.62) 7 ottobre 2013 10:05

    Caro X, il suo secondo periodo è estrinsecazione del mio pensiero condannato come "qualunquismo puro" nel primo.

    Stigmatizza, infatti, e a buon diritto, come nessuno si sia contrapposto seriamente a Silvio Berlusconi, il vero guaio di questo Paese. L’ignavia assoluta di cui dicevo.

    Entrambi, dunque, affermiamo il nulla. Ma a specificazione del nulla, parlo di una sedicente sinistra che ha deluso molti dei suoi figli dimenticando ogni pulsione di cambiamento limitandosi a gridare allo scandalo ogni volta che scandalo c’era.

    In questi anni di urlatori che si strappavano le vesti nell’additare "il colpevole", troppo facile mira di sconcerto e dissenso, abbiamo visto una sinistra che dormicchiava in poltrona di tanto in tanto dicendo: "al lupo al lupo!!!"

    Ciò ha certamente aiutato qualche coscienza (non la mia, già desta da tempo) a ritrovare un bisogno, quantomeno una aspirazione di etica e morale (sebbene il suo concetto di normalità etica mi confonda e mi sgomenti, e non poco!), ma non ha offerto, anzi, ha resistito, ad ogni concreta pulsione di cambiamento nella direzione della difesa dei principi fondanti la nostra democrazia.

    La saluto anch’io, il piacere è reciproco.

     

  • Di (---.---.---.36) 8 ottobre 2013 17:47

    Sono contento del fatto che finalmente in Italia ci sia un Avvocato completamente onesto e bravo che possa difendere i giusti ed i perseguitati non solo dai disonesti e dai prevaricatori ma anche dalle congiure dei Palazzi del potere consunto ed ormai lacero e dagli accordi disonesti di tanti pseudo professionisti delinquenti 

  • Di (---.---.---.36) 8 ottobre 2013 17:52

    Auguro agli italiani onesti che Antonio Ingroia possa costituire e gestire proficuamente subito uno Studio associato di Avvocati esperti in tutte le discipline dal penale al civile al lavoro, ecc., cioè di valenti professionisti perbene come lui e che presto ne possa costituire e coordinare tanti altri ancora di Studi legali associati almeno uno per ogni capoluogo di Regione 

  • Di (---.---.---.36) 8 ottobre 2013 18:05

    Conflitto di interessi ???
    Non sarebbe trascorso più di un anno dalla cessazione dell’incarico in Magistratura a Palermo da parte di Ingroia ????
    Ma stiamo scherzando !!!!
    Forse per qualcuno e per la mentalità fortemente mafiosa di molti professionisti siciliani ed italiani in genere, Ingroia in effetti potrebbe essere incompatibile allo loro cultura assai becera ed esageratamente opprimente. Ma così tanto che costoro hanno non solamente rovinato l’amministrazione della Giustizia ma anche le Istituzioni e l’Economia e gli italiani onesti tutti.

    Forza Ingroia, vai sempre più avanti che uomini come te ce ne vogliono e ce ne mancano davvero

  • Di MARIA BRUCALE (---.---.---.62) 9 ottobre 2013 19:42

    Davvero affascinante uno studio legale associato di esperti in tutte le discipline costituito e gestito da Ingroia... Sarebbe interessante vederlo nelle vesti di difensore di un imputato accusato di associazione mafiosa; vederlo bussare timidamente alla porta di un p.m. che istruisce un’indagine in cui difende l’accusato. Si sfiora il ridicolo nel cercare le argomentazioni all’esistenza di un conflitto di interessi, tanto più nella fantasiosa ipotesi che ha descritto.

    Le sfugge, forse, che un avvocato difende il proprio cliente a volte senza neppure conoscerne l’innocenza o la colpevolezza e al solo fine di salvaguardare il diritto e di offrire a chi giudica la possibilità di avere sul proprio scranno tutti gli elementi che connotano la posizione del soggetto imputato.

    La invito, inoltre, ad una maggiore cautela nell’additare quale mafioso, in modo larvato eppure esplicito, chi esprime un’idea che forse non è tanto balzana se due consigli dell’ordine forense l’hanno sostenuta. Sa, è pericoloso, qualcuno potrebbe denunciarla, e magari farsi difendere da un avvocato senza conflitti di interesse, cui nessun ordine inibisce di adempiere al suo mandato.

     

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