• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > I pifferai di Hamelin dell’uscita dall’Euro

I pifferai di Hamelin dell’uscita dall’Euro

In un singolare abbraccio politico Lega Nord e Movimento Cinque Stelle propongono a gran voce ai cittadini/elettori l’uscita dall’Euro al fine di conseguire un largo e duraturo benessere economico. Nel fare questo ricordano Silvio Berlusconi quando ha cercato di procurasi facile consenso promettendo a tutti quel che non poteva mantenere, ossia la riduzione della pressione fiscale con lo spread alle stelle. All’epoca lo si è assimilato al pifferaio magico di Hamelin, quello della fiaba dei fratelli Grimm; lo stesso si può fare oggi con i nostalgici della moneta nazionale.

Il punto di partenza per la dimostrazione di questo assunto è la lex prima dell’economia, la più solida ed indiscutibilmente vera: “Non esistono i pranzi gratis”. Se qualcuno si siede al ristorante ed ordina qualcosa da mangiare, ebbene vi sarà qualcun altro che pagherà questo pranzo. E se non lo paga nessuno, sarà il ristoratore a farlo di tasca sua.

Proviamo ad applicare questo principio alla spesa pubblica. Se essa eccede le disponibilità derivanti dall’attività economica, vi sarà sempre e comunque qualcuno a pagare. Come la storia ci insegna, i modi perché questo accada sono più di uno:

  1. La diminuzione del potere d’acquisto della moneta, ossia l’inflazione. L’esempio più noto è quello della Repubblica di Weimar, che ha così pagato l’immane debito di guerra stoltamente addossatole dalle Potenze vincitrici del primo conflitto mondiale. Detto per inciso la prima conseguenza del disordine sociale che ne derivò, fu la nascita del nazional-socialismo.
  2. L’indebitamento dello Stato sul libero mercato dei capitali, ossia lo spostamento nel tempo delle sue obbligazioni ottenuto grazie al pagamento di interessi. In questo caso il debito degli attuali cittadini sarà pagato, aumentato degli interessi, dai cittadini di domani.
  3. Un mix dei primi due modi, ossia un contemporaneo ricorso sia all’inflazione sia all’indebitamento sul libero mercato. E’ questa la via attualmente seguita dai Paesi dell’Euro.

A tutto quanto sopra va aggiunta l’ovvia considerazione che, fra le obbligazioni dello Stato, vi sono anche quella della restituzione dei debiti pregressi e quella del pagamento dei relativi interessi. A meno di non seguire il metodo argentino, che consiste nel non onorare più i debiti contratti sul libero mercato. In questo caso il “pranzo” è pagato sia dai debitori, che non riavranno più il loro investimento, sia dalle generazioni future argentine, cui nessuno presterà più un centesimo oppure lo farà solamente pretendendo enormi interessi a tutela del rischio assunto.

E giungiamo così all’Euro ed ai pifferai di Hamelin, che propongono ai cittadini italiani di conseguire solido e duraturo benessere mediante la semplicissima ricetta di uscire dalla moneta comune europea. Prima dell’ingresso nell’Euro, il nostro Paese seguiva sostanzialmente il modello “1”, quello dell’inflazione a due cifre. Eravamo una sorta di Repubblica di Weimar in sedicesimi.

Dopo l’ingresso nell’Euro abbiamo dovuto abbandonare il modello “1” per abbracciare sostanzialmente il modello “3”, e per di più con una inflazione decisamente contenuta a causa della crisi economica globale e della conseguente riduzione del denaro circolante, malgrado le disperate iniziative della BCE di Mario Draghi.

Orbene, il modello “1” appartiene alla adolescenza del vostro cronista. Hanno poca memoria gli attuali nostalgici di quel periodo perché hanno del tutto rimosso il ricordo delle ampie e generali lamentele per la perdita del potere di acquisto della moneta. Forse i pifferai di Hamelin che glielo propongono dovrebbero dirgli che un ritorno indietro alla moneta nazionale comporterebbe anche un ritorno indietro alle barriere doganali, ossia alla separazione delle economie in aggiunta alla separazione delle finanze. E che la mancata partecipazione alla competizione economica internazionale ci condannerebbe all’estinzione: le nostre fabbriche manifatturiere si ridurrebbero rapidamente in un ammasso di ruggine. Abbiamo già da ora il problema della delocalizzazione delle attività produttive in altri Paesi. Figuratevi cosa succederebbe se uscissimo dall’Euro!

Altro che largo e duraturo benessere economico!

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.44) 14 novembre 2014 17:21

    Questo articolo è superficiale.

    Vi si afferma che la spesa pubblica è sempre pagata da qualcuno, e questo è vero.
    E’ lapalissiano e non ci sarebbe bisogno di dirlo.
    L’articolo poi prosegue parlando dell’inflazione come un male assoluto, e cita perfino gli anni passati come esempio di come le cose andassero male. Io però ricordo benissimo come andavano "male" le cose: relativa abbondanza di lavoro, ricchezza privata elevata, situazione pensionistica infinatamente migliore di quella attuale, livello di tassazione elevato ma non come oggi. CHE COSA C’ERA CHE NON ANDAVA? Un generale mal funzionamento dello Stato, che però non è migliorato minimamente. Se, negli anni passati, avessimo avuto uno Stato migliore, adesso saremmo i primi d’Europa, con o senza Euro.

    Ma ormai è acqua passata e bisogna guardare al presente. Un presente dove l’euro non ci consente di svalutare, e quindi l’Italia non è competitiva. Le fabbriche chiudono, manca lavoro, la gente non ha soldi, i consumi calano, le fabbriche chiudono, manca lavoro, la gente non ha soldi... un circolo perverso. Occorrerebbe abbassare le tasse, per rendere le aziende competitive e incrementare il potere di acquisto dei consumatori. NON SI PUO’ FARE, perché dobbiamo rispettare i vincoli di bilancio. Non è un caso che la pressione fiscale sia elevatissima, E NON E’ ANCORA FINITA, perché sta aumentando in questi giorni e continuerà a farlo, con aumenti dell’IVA fino al 25,5%, accise su sigarette, carburanti, tassazioni sulle "rendite finanziarie" quasi raddoppiate, aumento di tasse locali e compagnia cantante.

    Egregio sig. Bernardo: ha presente questa situazione? Sì? Quale sarebbe il suo suggerimento?

    L’uscita dall’Euro è l’unica soluzione. Con una moneta nazionale cadrebbero gl’impegni a ripagare il debito a colpi di 50 miliardi l’anno. Si potrebbe svalutare e rendere le nostre aziende più competitive (quelle che ancora ci sono rimaste). Quando le aziende lavorano, aumenta l’occupazione e aumentano i consumi, che a loro volta incrementano la richiesta di lavoro. La svalutazione della moneta, inoltre, rende il debito pubblico più leggero, con e una moneta nazionale gl’interessi sono controllati dallo Stato, non da un mercato affamato.

    E’ vero che con una moneta svalutata pagheremmo più care le materie prime, ma questo svantaggio è più che compensato dal vantaggio di vendere all’estero. Perché quando un acquirente estero compra un nostro prodotto, ne paga la materia prima, la manodopera e le tasse (che ammontano a un buon 50%). Supponiamo che il costo della materia prima sia il 20% del prodotto finito, e che il prodotto finito si venda a 100: l’acquirente paga 100, 50 se ne vanno in tasse, 20 sono le spese della materia prima, e 30 la ricchezza prodotta e distribuita a impresa e lavoratori. Se la moneta viene svalutata del 25%, la materia prima costa 27 invece di 20. Il costo totale del bene diventa perciò 107 invece di 100, ma all’acquirente estero, che vede il prezzo svalutato del 25%, costa solo 80. Per quanto concerne gli affari interni, la svalutazione percepita è decisamente minore: il 7%. E poi, una moneta svalutata attira le aziende estere ad aprire stabilimenti, perché ci sono minori costi (rilocalizzazione).

    Ho semplificato molto, ma il meccanismo è questo.

    Capito sig. Bernardo? Se lei ha una strategia migliore, la spieghi.

    Saluti,

    Gottardo

  • Di paolo (---.---.---.49) 15 novembre 2014 09:56

    Caro Gottardo ,permettimi di obiettare su quello che dici .
    Gli anni del bengodi(per riassumemere il tuo prologo) si fondavano su :indebitamento pubblico ,assistenzialismo (con relativi privilegi )ed evasione fiscale .La ricchezza privata era(ed è ) a discapito dell’indebitamento pubblico . Privati ricchi (ovviamente non tutti) e pubblico povero.Quindi una economia ed un benessere artificiosamente pompati che non potevano durare in eterno.
    Ma le ragioni della crisi attuale affondano in oltre venti anni di follie ed errori madornali da parte delle classi dirigenti di questo paese .Prima tra tutte quella di aver demagogicamente trattato il problema energetico ,da cui deriva la chiusura e la delocalizzazione delle industrie energivore(e comparti collegati) che stiamo vivendo .Miopia sacrificata sull’altare della demagogia per fini elettorali(leggi il potere) .
    L’autarchia monetaria che voi proponete,assieme agli squinternati della Lega che hanno già prodotto danni irreparabili nel paese in combutta con il pregiudicato, non solo non risolverebbe questo gap nei confronti dei paesi industrializzati concorrenti , ma aggraverebbe ulteriormente la situazione .E’ pia illusione .Oltre all’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia importata, ridurrebbe la patrimonizzazione privata in aggiunta al default dei conti pubblici perché , caro Gottardo ,se operi in un contesto di mercati internazionali le regole le devi comunque rispettare ,compreso quello di onorare i debiti .E noi non siamo l’Argentina.
    Poi aggiungici che mentre l’euro ha consentito a paesi virtuosi come la Germania l’opprtunità per rimettersi in sesto (grazie indubbiamente ad un cambio favorevole- altro errore nostrano )noi (ed altri pig) ce ne siamo bellamente fregati ,pensando che fosse un bancomat inesauribile.
    Ergo chi è causa del suo mal pianga se stesso . Per cui basta piagnistei e le ricette avventurose ,testa in cassetta ,tirare la cinghia e darsi da fare.
    ciao
    p.s. : (e questo alla faccia del troll che mi accusa di eccesso di interventismo su questo blog, sperando di tappparmi la bocca) .

  • Di (---.---.---.30) 15 novembre 2014 14:16

    Caro Paolo.

    nessuno nega quello che tu lamenti riguardo agli anni passati: assistenzialismo, privilegi, corruzione e superficialità. E l’ho scritto: se avessimo avuto uno Stato migliore, adesso saremmo i primi d’Europa, con o senza euro.

    Ma tu sbagli dicendo che le ragioni della crisi sono dovute a vent’anni di errori della classe dirigente. La crisi è venuta da fuori, si è sommata alla nostra inettitudine, ed è stata definivamente consacrata dall’euro.

    Allora, basta piagnistei. Diamoci da fare, dici tu. Bene, proponi una ricetta; io l’ho fatto, ma tu i tuoi argomenti contrari non li spieghi: sai solo dire "non risolverebbero il problema anzi peggiorerebbero la situazione". Prego, fai un’analisi; io l’ho fatta, e ho dimostrato che una moneta nazionale è vantaggiosa. Fai due conti, e dimostra il "tuo" rovescio della medaglia. Secondo me non sei in grado.

    Tutto questo non lo dico per talebaneria, e soprattutto sono cosciente del fatto che abbiamo in Italia molti problemi da risolvere. MA NON ABBIAMO ABBASTANZA TEMPO per quelli. L’ho scritto in precedenza, e lo ribadisco: una moneta sotto il controllo dello Stato è l’unica via d’uscita, e ricorda che l’Italia non è l’Argentina. Sai come si risolvono i problemi, vero? Facendo simulazioni su scenari possibili, e scegliendo quello più vantaggioso. Paolo: finiscila di dire "questo non va bene" e "quello non va bene". Datti da fare, ne sei capace. Per cominciare, definisci esattamente perché non va bene uscire dall’euro; sarebbe meglio di niente.

    Ciao,

    Gottardo

  • Di paolo (---.---.---.114) 15 novembre 2014 15:11

    Allora comincio subito a darmi da fare ."Definisci esattamente ecc.. "

    Uscire dall’euro lascia assolutamente irrisolti tutti i nostri difetti di fondo . Non scompare la malapolitica ,non scompare la corruzione ,rimane la malavita diffusa ecc , perchè questi c’erano ancor prima dell’euro .In più viene a mancare lo strumento coercitivo dell’Europa a fare ciò che noi non siamo in grado di fare autonomamente ,sia sul piano sociale che su quello dei dirittti ,giustizia ecc..
    All’opposto non esiste alcuna garanzia di contropartita economica ,anzi esattamente il contrario come ho cercato di dirti in precedenza.

    Mettiti perciò bene in testa che l’euro è il termometro non la malattia . Se spacchi il termometro la febbre non sparisce .
    Chi propone l’uscita dall’euro come ricetta è chi vuol tornare ai metodi del passato .
    L’uscita dall’euro ,che sia Grillo ,Salvini ,Barnard piuttosto che la Meloni a sostenerlo è semplicemente una idiozia dettata da ignoranza ,furberia , bieca speculazione politica ,ideologismo nazionalista quando non criminale tentativo di strumentalizzazione delle masse .E tu , quanto consapevolmente questo non lo so ,ne sei complice.
    ciao

  • Di (---.---.---.174) 15 novembre 2014 20:21

    Ah, così tu vedi nell’euro un coercitivo verso la virtù. I risultati si vedono: tasse insostenibili, disoccupazione insostenibile, leggi contro corruzione inesistenti. Il primo atto concreto per "l’emergenza euro" è stato il programma della Fornero e una mazzata di tasse. Ma stiamo andando verso la virtù: abolizione delle provincie, nel senso che continuano a esistere ma senza elezioni; abolizione del senato, nel senso che continua a esistere ma non è elettivo. Sistema maggioritario ma senza preferenze, così da avere una Camera nominata dai partiti.

    E intanto, la situazione economica è senza via d’uscita e tu non spieghi nulla al riguardo. Quando saremo tutti virtuosi (ah ah) non avremo più produzione, saremo tutti disoccupati e senza un soldo, ma dovremo ugualmente pagare 50 miliardi di euro l’anno (ma diventeranno di più).

    Quando dico di spiegare, intendo dire spiegare nel merito economico e finanziario, non in termini politici di chi sa solo dire "uscire dallìeuro è una cavolata populista che non risolve niente". Ricordati che la storia economica degli ultimi anni mostra chiaramente che quando l’Italia si gestiva la sua moneta andava bene, quando l’agganciava a un’altra valuta andava male. E’ STORIA. Ma anche a parte questo, mi chiedo come fai a pensare che riusciamo a salvarci senza uscire dall’euro. SPIEGA QUESTO. Spiega come risollevare la produzione industriale, come far salire l’occupazione, come riportare le pensioni a un livello decente. Sono tutt’orecchi. Secondo te, perché mai gl’imprenditori dovrebbero assumere se non c’è lavoro? E ai disoccupati i soldi chi li dà? E se non ci sono soldi, come fanno i consumi a ripartire? E se non ci sono consumi, che ci stanno a fare le fabbriche? Spiega la tua idea, dai! Dimmi che secondo te si devono abbassare le tasse sul lavoro (non si può: arriva l’Europa e ci mette in castigo). Dimmi che bisogna lottare contro l’evasione (non ci sono soldi e risorse neanche per quello). Avanti, saputone. Spiega che il debito pubblico finanziato dai mercati è una cosa buona, perché gli altri si arricchiscono sulla tua pelle e quando gli gira fanno alzare lo spread facendo cadere i governi. Spiega che tu fai debito per costruire un ponte, e quando quel ponte l’hai costruito non conta come patrimonio, non è tuo ma dei tuoi creditori. Spiega che è bene che all’Italia sia vietato produrre abbastanza latte per il fabbisogno nazionale, così il nostro latte lo buttiamo e diamo i sussidi ai produttori, e in compenso compriamo il latte in polvere dalla Germania, che compra latte dalla Romania per venderlo a noi. Spiega che gli sforzi della BCE sono quelli di dare soldi alle banche che si comprano il debito pubblico italiano ben ripagato in interessi, piuttosto che finanziare la gente che non è in grado di onorare i debiti perché non ci sono prospettive. Nelle situazioni di depressione occorre prendere misure anticicliche - questo è un concetto basilare dell’economia che lo si capisce con del semplice buon senso - e invece noi stiamo facendo l’ESATTO OPPOSTO. Spiega perché, e spiega che ciò è giusto.

    Ciao,

    Gottardo

  • Di paolo (---.---.---.36) 16 novembre 2014 11:13

    Mancano i soldi per combattere l’evasione fiscale ? Questa poi!
    Manca la volontà politica ,caro Gottardo ,perchè se la fai davvero sei spacciato. L’80% degli elettori sono evasori fiscali (chi poco chi tanto ).
    Gli impiegati del Fisco sono parcheggiati negli uffici e li’ devono restare , a far le multe a chi ritarda un versamento di un giorno o sbaglia un rigo della dichiarazione.

    Come la lotta agli sprechi , alle furberie , ai privilegi ,all’abusivismo .... chi tocca muore !! Provaci e poi vedi che succede .Avrebbero potuto e dovuto farle coloro che non dovevano poi pagare un dazio politico , ma erano strumenti della finanza internazionale e poi si è scoperto che avevano anche ambizioni politiche .
    Quindi ma quale ricetta miracolosa vuoi che ci sia ? Quale economista ti può dare la soluzione sic et simpliciter ? E tu la vorresti da me ? L’unica sarebbe quella di uscire dal sistema dei partiti , che è pura utopia perchè gli italiani sono un gregge e non un popolo.

     Non ci sono ricette salvifiche e miracolose e tanto meno sono personaggi al di sotto di ogni sospetto come Grillo- Casaleggio , Salvini o Renzi (non cito Silvio per decenza) a potercele offrire .Andremo avanti navigando a vista ,alla meno peggio.
    Finché la disperazione (quella vera !! ) non prenderà il sopravvento ,perchè finiranno gli ammortizzatori sociali ,le pensioni fasulle ,i mantenuti da mamma e papà ,i finti invalidi ,i figli di buona donna ecc... , non succederà un beneamato cazzo in questo paese ! E non è fatalismo o cinismo , è puro realismo.
    Chi ha poco avrà sempre di meno ,finchè non saranno sempre di più quelli che avranno sempre di meno e allora ,forse solo allora , si arriverà al botto finale .
    ciao e un saluto anche a Bernardo Aiello .

  • Di (---.---.---.69) 16 novembre 2014 19:42

    Caro Paolo,

    forse non hai a disposizione certi dati, e magari hai pure una visione populista. Sì, la lotta all’evasione fiscale è costosa. Per fare il controllo di una Srl, neanche tanto grande, s’installano 5 o 6 finanzieri per mesi - tu non hai idea del carico di lavoro, evidentemente. Puoi fare tutte le accuse che vuoi riguardo all’inefficienza, all’impreparazione (in realtà i finanzieri sono preparati), alla mancanza di strumenti informatici, magari pure alla scarsa volontà politica, ma quest’ultima non è l’unica causa. Ultimamente poi, diversi uffici della GF sono stati chiusi, quindi i finanzieri devono viaggiare, forse i costi sono saliti invece di scendere. Insomma, sia come sia, un dato è certo: quanto recuperato dalla lotta all’evasione non basta neppure per pagare le spese sostenute, e non ci sono solo motivi politici. Non fare come mio padre, per il quale tutti i politici sono ladri; egli non ha tutti i torti, ma neppure ragione al 100%. Tra l’altro, ti è chiaro che la lotta all’evasione e la riscossione di quanto dovuto sono due attività diverse, vero?

    Certo, si potrebbe informatizzare tutto, e ne varrebbe la pena: ci sarebbe un’enorme semplificazione burocratica a vantaggio delle imprese, diminuirebbero gli azzeccagarbugli (i commercialisti), l’evasione verrebbe ridotta. Ma è un lavoro immane, non è solo un problema di volontà. E poi t’immagini le proteste di chi dice "come? devo essere collegato a internet per mandare avanti l’azienda?", e i commercialisti che protestano per le "norme irragionevoli" eccetera?

    Ricette semplici non ce n’è, e non ti fa onore che tu ti riferisca all’uscita dall’euro come una ricetta miracolosa. Non è miracolosa, ma è l’unica. Prima di aderire a quest’unione monetaria bagnavamo il naso a tutti, pur con i nostri difetti. In meno di 50 anni, dopo una guerra persa, eravamo diventati la quinta potenza mondiale. Poi, l’unione monetaria ci ha messo in una situazione ESATTAMENTE contraria a quella a noi congeniale (però: che c’è di strano nell’avere una propria moneta?). Ora, o noi diventiamo tedeschi nella testa, oppure diventiamo tedeschi per colonizzazione. Dato che la prima ipotesi è pura fantascienza, siamo destinati alla seconda, e infatti quella strada l’abbiamo già imboccata. A meno che non torniamo alle regole a noi congeniali, dentro le quali sguazziamo mal visti dagli altri, ma che ci permettono di esprimere il nostro potenziale.

    Sono pessimista come te sulla situazione; l’emergenza è economica prima di tutto, e invece il vento politico viaggia in direzione dell’antidemocrazia. Ma tu demonizzi gli unici che indicano una via d’uscita, per quanto problematica. Grazie.

    Ciao,

    Gottardo

  • Di (---.---.---.4) 20 novembre 2014 19:43

    Il nostro cronista presenta gli anni 80 e 90 come anni di crisi?

    Non capisco.
    C’era inflazione, sì c’era,.
    Come in tanti altri paesi, non colpa della lira. ma delle crisi petrolifere.
    La lira ci ha fatto diventare ricchi: la quinta nazione più ricca.
    Con l’adozione dell’euro, non c’è stata crescita: l’uscita non fa paura, siamo già poveri e pieni di disoccupazione.
    L’incubo ce lo abbiamo già in casa.
    L’inghilterra ha la sua sterlina e la Polonia il suo sloty: nazioni che non ci pensano nemmeno per sogno a lasciare la loro moneta e la loro RICCHEZZA, per entrare nell’inferno euro.
    L’area euro è l’unica in crisi in tutto il mondo.
    Ci sarà un motivo?
    Ma chi glielo spiega al cronista?

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità