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I mercatini natalizi di San Gregorio Armeno: reportage di una sensazione

Articolo di J. J. per il blog Res Vobis su una visita a San Gregorio Armeno a Napoli.

Addentrarsi nella viuzza che taglia a metà la città di Napoli, il centro del capoluogo campano che ti permette di entrare in un mondo così diverso e anomalo rispetto alla semplice realtà di tutti i giorni.
Ci si immerge nella piccola via, unica, dritta, che parte dai quartieri spagnoli e prosegue stretta mostrando ai lati negozi, locali, banchi di presepi e quanto c'è d'altro della tradizione napoletana.

Fin da subito ho la sensazione che non si tratta della solita città, del solito quartiere di una grande realtà come quella di Napoli. E sono poco abituato alla tanta confusione che regna tra la folla, nelle mura dei palazzi che ti stringono, ti abbracciano senza soffocarti; la pioggia che non mi ha dato tregua per tutto il giorno. Però gli abitanti sono abituati così, mi viene detto: “Amano la confusione, le voci, il caos portato dalla gente”.

Tutto questo ai miei occhi diviene affascinante, e affascinato rimango innanzi tutto questo, davanti ai cibi deliziosi, alla pizza unica al mondo, ai dolci incommensurabili. Anche la gente, a sua volta, è un qualcosa che non mi sarei mai aspettato e che mi ha fatto domandare: che cos’è Napoli?
Napoli… è lo spirito che si riesce a respirare… è il disordine organizzato, è cultura, è un modo di vivere. Vedere la gente completamente a suo agio in tutto questo, che prende la vita semplicemente, con ottimismo, che prende la vita come viene, non mi dà l’immagine che spesso si vede ai telegiornali.

I mercatini natalizi di San Gregorio Armeno si trovano a Spaccanapoli, la via che taglia al centro del capoluogo. Lì ho potuto gustare la pizza napoletana, quella vera, dal gusto tipico ed unico. Ed in pizzeria ho avuto un discorso con un cameriere molto giovane che mi ha parlato di quella frazione della città. Sono le case vecchie di Napoli, corrose dal tempo e dalla cultura. Case da cartolina. Case da quadro artistico.

Siamo andati dopo pranzo a girare per i mercatini, circondati da presepi. Purtroppo le condizioni meteo hanno reso difficoltoso apprezzare fino in fondo la magia del posto e del momento, ma ciò non ha comunque impedito l’avanzare dello stupore nel mio spirito. La maestria nel realizzare tali rappresentazioni varia dal folklore campano (c’erano infatti tantissimi Pulcinella in tutte le salse, come i cornetti porta fortuna di ogni dimensione) fino a creazioni più moderne, ma comunque non meno artistiche. Statuette di personaggi famosi si mescolano con ambientazioni e statue per il presepe curatissime nei dettagli, tanto impreziosite da sembrare vere.

Tra le varie rappresentazioni della Natività mi hanno colpito molto anche i piccoli quadri e tamburelli dipinti a mano, meravigliosi nello stile quasi impressionistico, con le rapide pennellate a cogliere i momenti della giornata che passa senza aspettare.

Forse proprio in questo si trova uno degli snodi della cultura di Napoli, nel modo di vivere quasi pittorico, rapido ed immediato. Vivere di getto. Vivere subito.

L’ultimo posto visitato è la Chiesa del Gesù Nuovo. Immensa, bellissima nella sua grandiosità e ricchezza, tutta da visitare e contemplare sia da chi è religioso, sia da chi non sente il bisogno di un credo trascendente. Da osservare semplicemente perché è bella, artistica.Questi mercatini sono stati un’esperienza fantastica che non si è risolta solo in compere per presepi o regali natalizi, ma che arricchisce l’animo dei visitatori di un’aria diversa, di una cultura unica e che non si trova in altre zone. Napoli, almeno per un giorno, meriterebbe di essere vissuta, anche solo da spettatore, con occhio esterno e curioso.

E voglio concludere con una frase che mi ha particolarmente colpito, una frase di quel cameriere, quel ragazzo del quale prima vi ho parlato, che disse: “Non esiste un nord… un sud… noi siamo un popolo, e dobbiamo camminare insieme. Il fatto che ognuno di noi ha una cultura diversa, non vuol dire che siamo diversi, perché siamo sempre italiani”

Questo articolo è stato pubblicato qui

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