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 Home page > Tribuna Libera > Fedez e i "democratici" onorevoli

Fedez e i "democratici" onorevoli

Non conosco Fedez dal punto di vista artistico.

Non l’ho mai sentito cantare, ma l’ho visto in qualche puntata di X Factor, trasmissione che ha alcuni meriti (come i molti momenti di godibilità regalati dalla giovane cantante scozzese, ad esempio, o dalla biondina dalla voce profonda in una versione di The house of rising sun da far accapponare la pelle).

Ma che ha anche tanti demeriti; uno fra tutti: essere una delle tante trasmissioni tutte uguali che spronano la gente a gareggiare in qualsiasi cosa, alimentando a livello spasmodico una competitività dalle ricadute a volte emotivamente laceranti; probabilmente nella convizione - mai dimostrata né dimostrabile - che questa sia la strada giusta per ottenere il meglio da un individuo (e non piuttosto la strada finalizzata solo ad alimentare la stantìa ideologia che ogni essere umano è un lupo per gli altri individui della stessa specie).

Detto questo, devo anche aggiungere che questo Fedez mi è piuttosto simpatico. Sempre molto serio, anche se all'improvviso si apre in sorrisi veri e, per quello che posso aver capito, molto competente nel suo campo. Alcuni suoi giudizi sono stati davvero sorprendenti per acume e intelligenza, anche se è vero che per sorprendere me, musicalmente parlando, ci vuole davvero poco.

Ha anche dato dimostrazione di avere doti umane, nel senso di sensibilità umana, non fasulle, non istrionesche come qualcuno dei suoi colleghi giudici (ad esempio quello che a volte si pitta la faccia e i capelli). E questa verità umana la capisco perfino io.

La ridondanza dei suoi colorati tatuaggi fa un po’ a cazzotti con la serietà dell’espressione da pensieroso, ma vabbé, sono fatti suoi che io non capisco e che non mi importa di capire. Forse è parte del personaggio o forse dell'uomo a suo modo ribelle.

Poi ho letto che è l’autore di riferimento del movimento di Grillo. Il che mi dispiace un po’ (appena un po’) perché penso che il comico/politico, insopportabile istrione da avanspettacolo, essendo uno che si permette di invitare l’esercito a schierarsi contro il governo democraticamente eletto di uno Stato (posto che chi dà la fiducia ad un governo è il Parlamento, non i cittadini che invece votano per i partiti che poi sorreggono quel governo), istiga le forze armate al sovvertimento delle istituzioni dello stato. Che è un bel po' più grave del rap di Fedez.

Quindi che il simpatico/serioso rapper spalleggi l’antipatico/arrogante Grillo mi dà un po’ fastidio (appena un po’).

Ma poi ho letto anche un’altra cosa.

Ho letto che due onorevoli targati Partito Democratico (sic!) avrebbero implicitamente avanzato l’idea che Sky - l’emittente che trasmette X Factor - dovrebbe fare a meno di Fedez. 

Si suppone, cioè, che dovrebbe rompere un contratto per motivi che sono sostanzialmente politici. O almeno così appare. Perché se la scusa è che ci sono dei riferimenti poco simpatici al Presidente della Repubblica la questione è semplice: o c’è un reato di vilipendio (e allora deve intervenire la magistratura) o non c’è reato e allora il signor Fedez può dire, fare, baciare, lettera e testamento quello che gli pare. Perché così accade in un paese democratico.

Cosa che nel partito che pomposamente si è voluto chiamare “democratico” dovrebbero sapere.

Ma se non è così allora la musica (la mia, non quella di Fedez) cambia. E cambia di brutto. Perché mi sembra di ricordare che di editti bulgari in questo paese se ne sono visti anche troppi. Da quelli berlusconiani di buona memoria a quelli (infami) del sig. Grillo contro i giornalisti poco sintonizzati sulle sue catartiche onde cerebrali.

Tra la gogna dei grillini e i diktat autoritari del bunghista di Arcore o quelli del neo Politburo non saprei chi scegliere, ma tutti mi sembrano fortemente caratterizzati da devastante autoritarismo della peggior specie.

Con un’aggravante a carico dei due senatori PD: perché mentre la gogna cui Grillo sottoponeva le firme di alcuni quotidiani era tutto sommato limitata al suo blog e rimaneva quindi a deliziare le teste bacate che se la andavano a guardare, i due balenghi ("strano, bizzarro, stravagante": cfr. ZINGARELLI 2013, Devoto-Oli 2012) pretenderebbero con il loro intervento, di piegare alla loro volontà politica una azienda privata, chiedendo di danneggiare un privato cittadino ledendone i diritti fondamentali di espressione artistica, professionale, culturale e civile. Oltre che, ovviamente, i diritti politici che la Costituzione garantisce a chiunque ne abbia il godimento di legge.

La cosa ricorda un po' le intemperanze di un altro "democratico" (ma hanno almeno una vaga idea di cosa voglia dire questo termine?) che si permise a suo tempo di fare un'inveterata di tipo confessionale ("non si può dire "Dio non esiste"!) contro l'allegato settimanale dell'Unità (di cui poi abbiamo visto che cosa volevano fare: polpette), quel left che si era permesso, ahilui, di pubblicare una pagina pubblicitaria dell'UAAR, l'unione degli atei agnostici razionalisti. Ne ho già parlato qui.

Veniamo all'oggi e ai due protagonisti: uno si chiama Federico Gelli, un ex boy scout - background molto di moda quest’anno - ed ex ACLI, vale a dire un cattolico e come se non bastasse, lo dico come aggravante per via della mia adolescenziale livornesità, pure pisano (oltre che vicepresidente della giunta regionale toscana); nel suo blog, fra le altre cose, mena gran vanto di aver realizzato “la copertura della banda larga in tutto il territorio entro il 2010”. Io, che vivo in Toscana, l’unica banda larga che ho visto a casa mia è quella che suona alle processioni o il 25 aprile. Tanto per dire dell’affidabilità del nostro.

In merito alla vicenda scrive “La decisione di Fedez di scendere in campo in politica, come autore dell’inno ufficiale della manifestazione di Beppe Grillo e del suo partito al Circo Massimo, può creare certamente uno scollamento con l’immagine sempre imparziale che Sky a sempre mantenuto negli ultimi anni”.

Rileggo, copio e incollo: “Sky a (sic !) sempre mantenuto...”. Non solo l'esimio ignora le regole della grammatica democratica, ma anche quelle della grammatica di base della lingua italiana. Onorevole, l’indicativo presente del verbo avere, in terza persona si scrive “ha”, con l’acca.

Bocciato.

L’altro tizio si chiama Ernesto Magorno è un avvocato calabrese scarno di parole e di idee. No comment.

Insomma una bella coppia, il Gatto e la Volpe del Partito “Democratico”, due di quei peones che hanno (con l'acca) perso una magnifica occasione per starsene zitti e continuare a (senza acca) vivacchiare nel loro glorioso anonimato in cui peraltro, visti gli emolumenti dei parlamentari, dovrebbero stare assai bene (e si tratta di un eufemismo).

(La foto viene dal sito dell'onorevole Gelli)

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