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Da Corot a Monet. La sinfonia della natura

La Natura protagonista a Roma

Roma è splendida in questa "variabile" primavera. L’alternanza di pioggia e sole di questo pazzo maggio hanno fatto esplodere la Natura attraverso i colori abbaglianti dei fiori ed il verde intenso delle foglie. Visitare, ad esempio, il Foro romano e salire sul Palatino è un’esperienza unica per gli occhi e l’olfatto. E’ un piacere unico ed indescrivibile camminare tra le antiche vestigia romane e godere della Natura nel suo massimo splendore. E poco lontano la Natura è ancora protagonista nell’esposizione al Complesso del Vittoriano che ospita una bellissima esposizione sugli Impressionisti che rivoluzionarono la pittura tradizionale. Fino al 29 giugno oltre 170 opere tra dipinti, opere su carta e fotografie d’epoca ripercorrono l’evoluzione della rappresentazione della natura nella pittura francese dell’Ottocento, partendo dalle prime innovazioni ai canoni classici apportate dai pittori della Scuola di Barbizon, esplorando a fondo la rivoluzione degli Impressionisti, per arrivare al trionfo cromatico delle Ninfee di Monet.

La Natura, dunque, protagonista a Roma

Da un lato opere con i paesaggi classicheggianti, come l’imponente Vista dell’isola di Capri di Harpignies, dall’altro il nuovo approccio degli artisti della Scuola di Barbizon, che sceglievano, invece, di raffigurare luoghi meno spettacolari e di creare composizioni meno fedeli ai dettami della tradizione. La Scuola di Barbizon comprende quegli artisti, tra cui Corot, Rousseau, Díaz de la Peña, Dupré e Daubigny, che, a partire dagli anni trenta dell’Ottocento, si stabilirono proprio a Barbizon, una località della foresta di Fontainebleau, dove cominciarono a disegnare e, talvolta anche a dipingere, en plein air, con un’attenzione particolare agli effetti transitori della luce e dell’atmosfera, pur mantenendo un notevole rispetto per la tradizione artistica, raffigurando scene rurali solitarie, oltre che per gli elementi legati alla visione e alla vita materiale. La foresta di Fontainbleau, poco lontana da Parigi, rappresentava per i francesi dell’epoca un vero e proprio monumento naturale, da proteggere e preservare. Eccoci allora con i canali e le strade in salita di Corot, le paludi di Rousseau, fino alle onde e alle gole nelle foreste di Courbet, alle montagne di Bonheur, ai fiumi di Duprè, alla foresta di Fontainebleau di Díaz de la Peña, agli intrecci di rami di Bresdin. E poi: dal ciclo di foreste, dei pini tagliati, delle vedute delle rive dell’Oise di Pissarro (con la sua personale dialettica del paesaggio), alle suggestioni acquatiche (veri e propri saggi sui fenomeni idrologici) di Sisley, alle primavere di Berthe Morisot (una delle poche donne pittrici del gruppo). Fino all’apoteosi con gli scorci paesaggistici di Monet, "pioniere della pittura ecologica".Un repertorio di dodici quadri sfoggia i suoi geniali guizzi di impressioni, dall’"Effetto di neve al tramonto" (1875) ai "Giardini delle Tuileries" (1876), al "Ramo della Senna vicino Vetheuil" (1878) al "Prato" (1879) fino al "Campo di papaveri a Vétheuil" (1880), a segnare l’inizio delle sua divagazione visionarie verso lidi semi-astratti. E le "Ninfee" (con quattro esemplari dal Museo Marmottan di Parigi) dove l’acqua, la sua amata acqua, viene posta al centro delle visioni. La mostra si chiude con una testimonianza dello splendido ciclo delle Ninfee, oggi chiamato Grandes Décorations, installato all’Orangerie di Parigi e aperto al pubblico nel 1927, un anno dopo la morte dell’artista. Una mostra bella e rilassante. Stessa sensazione che si può provare passeggiando in un parco della Città Eterna in questo pazza primavera.

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