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Il nipote del Negus: un bel libro è emozione personale

"Il nipote del Negus" di A. Camilleri.

Il nipote del Negus: un bel libro è emozione personale

Leggere un libro è sempre bello. Un libro ti fa crescere, ti apre la mente, ti da spunti per affrontare la vita o per sognare. Certo è che un buon libro è difficile da incontrare: si veda il caso del grande successo del romanzo La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. Un libro (a mio modestissimo parere) sopravvalutato. Eppure ha ricevuto riconoscimenti letterari come il Premio Strega e il Premio Campiello opera prima 2008. Per me rimane un mistero il suo successo. Un libro che non vedevo l’ora di finire ma… ma… rispetto le scelte degli altri lettori che ne hanno decretato il successo.

Detto questo vorrei indicare un libro cheforse non vincerà nulla ma, per me, molto può dare leggendolo: è divertente, pungente, ci fa sorridere (talvolta amaramente), ci fa pensare .

E’ “Il nipote del Negus” di Andrea Camilleri. In quest’opera lo scrittore siciliano riprende la forma narrativa già usata in un suo precedente lavoro “La concessione del telefono” costituita da un insieme di documenti, lettere ufficiali, lettere confidenziali, telegrammi, missive, dispacci governativi, giornali trascritti o riportati nel libro con il loro aspetto reale.

E’ il Camilleri che, sviluppando e romanzando un evento tratto da un fatto storico, ci porta nella Vigàta del 1929 (lontano anni luce da Montalbano e le sue “ammazzatine”).

Se i documenti che riproduce sono frutto della fantasia non lo è invece la fonte della storia narrata che riguarda un personaggio reale: il principe Brhané Sillassié, nipote del Negus Hailé Selassié I che negli anni 1929-1932 frequentò la Regia Scuola Mineraria di Caltanissetta conseguendo il diploma di perito minerario.

La storia si svolge “in un clima di stupidità generale, tra farsa e tragedia, che segnò purtroppo un’epoca", dove le responsabilità vengono rimpallate dall’alto verso il basso con conseguenti punizioni per azioni mai commesse né tantomeno pensate.

Un bel libro intelligente e “scacciapensieri” non perché scritto da un noto autore ma perché ben fatto. Ogni libro, come un essere umano, può essere bello o brutto, piacevole o noioso, intelligente , interessante etc. perché è un’opera che ha una vita a se stante. Un libro, come per la musica o per l’arte, deve piacere e dare emozioni come opera unica e non per la firma dello scrittore in calce. Certo, alcuni autori sono geni assoluti e quindi tutta la loro opera è degna di nota. Ma spesso non è così. Un libro è qualcosa di personale. Per questo ritengo che ogni volta che si critica o commenta un libro bisognerebbe sempre dire: per me. Si rispetterebbe così l’opera ma anche l’emozione di chi legge

 

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