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Cosa è successo in Garfagnana (e cosa non è successo)

La sera di domenica 10 febbraio, su allerta della Protezione Civile i sindaci della zona della Garfagnana, in provincia di Lucca, hanno "consigliato" ai cittadini di dormire fuori da casa, per la possibilità che si verificasse una scossa sismica. 

I consigli sono arrivati un po' in ogni modo: su internet, via Twitter, persino fisicamente, con persone che giravano di notte nei paesi suonando ai campanelli dei cittadini e invitandoli a uscire, il tutto a partire dalle dieci di ieri sera. Migliaia di persone sono state raggiunte dall'allarme, diverse centinaia hanno dormito all'aperto o in strutture indicate dalle autorità e le scuole per oggi rimarranno chiuse. Al momento non vi è stata nessuna scossa rilevante. Cosa è successo? La miccia di questa sequenza di eventi è stato un comunicato stampa inviato da INGV alla Protezione Civile.

Domenica, verso le sette e tre quarti del mattino è stato diramato questo testo (firmato da Gianluca Valensise, di INGV):

Dopo alcuni giorni di lenta decrescita della sismicità, con scosse molto piccole (da M 2.8 in giù) localizzate quasi tutte a NE della scossa principale del 25 gennaio, la scossa di M 3.3 delle 00:42 della notte del 10 dicembre segna un punto di svolta nella sequenza. Questa affermazione ha due motivazioni:

1) si tratta della seconda scossa più forte di una sequenza caratterizzata da una ricchezza di scosse molto piccole e un'anomala assenza di scosse di M intermedia (nel range 3.0-4.0);

2) la nuova scossa è avvenuta a SW della scossa principale, quindi in posizione opposta rispetto allo sviluppo del resto della sequenza, che come si è detto si concentra a NE della scossa principale. Se resta confermata l'ipotesi che la sequenza sia generata da una struttura orientata NE-SW - dunque trasversale alla catena - nelle prossime ore potrebbero avvenire altr escosse a SW della scossa principale, in prossimità dell'abitato di Castelnuovo in Garfagnana e dell'epicentro del terremoto del 23 gennaio 1985 (M 4.2).

INGV per il momento non rilascia dichiarazioni ufficiali sull'accaduto, anche se in rete si trovano già interviste a vari esponenti. Come si legge nel comunicato, la zona della Garfagnana è attualmente interessata da uno sciame sismico e lo scorso 25 gennaio è stata colpita da una scossa abbastanza importante (4.8). 

Generalmente a ogni scossa registrata INGV dirama alla Protezione Civile un comunicato scarno in cui si comunicano solamente i dati della scossa (luogo, entità, profondità) senza altro aggiungere. In questo caso il testo è stato argomentato. In queste occasioni è prassi che la Protezione Civile chiami INGV e chieda chiarimenti, cosi l'Istituto provvede a mandare un testo piu esteso con la spiegazione.

Stavolta non è stato chiesto nulla e la Protezione Civile ha diramato senza altri pareri, intorno alle tre del pomeriggio, questo comunicato. Da notare che fra il comunicato originale e i consigli alla cittadinanza sono passate suppergiù 14 ore. Fosse stata un'emergenza vera sarebbe stata una catastrofe. Chiariamolo, seppur scritto in un modo che potrebbe trarre in inganno il testo del comunicato di INGV non è una previsione.


Ma come è possibile segnalare la possibilità di "altre scosse nelle prossime ore", se i sismologi - ce l'hanno ripetuto allo sfinimento - insistono che i terremoti non si possono prevedere? "Dipende dal modello teorico," ci spiega Laura Peruzza, sismologa dell'OGS. "Esistono modelli secondo cui più tempo passa senza una scossa di terremoto in zone soggette a rischio sismico, più si innalza la probabilità di una scossa di una certa entità, probabilità che badate bene non sarà mai pari a 1, cioè certa, ma che a seconda dei calcoli legati al modello tenderà ad avvicinarsi asintoticamente a una certa probabilità stabilita.

Altri modelli invece trattano l'evento sismico come un evento catastrofico e al verificarsi di una scossa tendono ad associare altre scosse anche molto intense, in qualche modo scatenate dal verificarsi della prima in un arco di tempo anche di poche ore". Al momento non sappiamo affatto quale dei due approcci sia giusto, o se siano giusti entrambi, o nessuno dei due. "Noi sismologi possiamo solo limitarci a verificare a posteriori se le assunzioni di uno o dell'altro modello vengono verificate o falsificate. Ma con gli strumenti che abbiamo in possesso, sul breve termine, certo non possiamo dire quel che succederà."

In questo caso ci si è limitati a osservare che si era registrata un'anomalia e che tale osservazione, in accordo con uno dei modelli teorici, poteva indicare il possibile verificarsi di scosse nelle ore successive. Forse un po' poco per mettere in moto qualche migliaio di persone, già allarmate dalla scossa di giovedì, nel cuore della notte e in montagna in pieno inverno? O vale il principio di precauzione?

Certo ogni vita salvata è una vita salvata, non dovremmo pentirci, in via di principio, di esserci allarmati troppo. Ma quando si passa dal principio di precauzione all'eccesso della stessa? Siamo un paese in cui la sismicità è tutt'altro che un'eccezione, la stragrande maggiornaza del nostro territorio è a forte rischio sismico, e più di una zona è in questo momento sottoposta a fenomeni di sciame sismico. Per quanto faremo dormire fuori casa gli abitanti della Garfagnana? Per quanto ancora terremo le scuole chiuse? E faremo lo stesso nel Pollino e in chi sa quanti altri posti?

Un allarme del genere non sorprende certo all'indomani della sentenza che ha messo alla gogna l'INGV per una mancata allerta nei confronti dei cittadini de L'Aquila. Non sorprende nemmeno che nessuno si sia voluto prendere una responsabilità chiara: la Protezione Civile non ha mai detto "evacuate", né lo hanno fatto i sindaci o la provincia di Lucca. Ci si è limitati a un perentorio "consiglio" che sa più di uno scaricabarile.

C'è da credere che questi allarmi vagamente generici si moltiplicheranno diventando sempre più frequenti. Il moltiplicarsi degli allarmi porterebbe però a uno stato di emergenza continua, insomma ad un ossimoro: l'emergenza è per sua stessa definizione "straordinaria", se è continua invece si tratta di manutenzione ordinaria. E dato che non siamo pellerossa, o beduini del deserto, una tenda per noi non è la dimora abituale.

Se l'emergenza diventa un ossimoro, non è forse il caso di rendere strutturali le misure per contrastarla? Certo sto dicendo una banalità ripetuta allo sfinimento: gli edifici vanno messi in sicurezza (checché ne dica il giudice responsabile della sentenza recente). Oppure come le donne incinte possiamo vivere con la valigia (e la tenda) pronte nell'armadio (con poche eccezioni: i sardi, e forse anche noi qui a Trieste).

Federica Sgorbissa

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.9) 12 febbraio 2013 23:47

    Su quanto riportato sopra, c sono 2 cose inesatte, il terremoto del 23 Gennaio 1985, era di Magnitudo 3,9, e non 4,2, poi la scossa di 3,3 di cui sopra si mette in evidenza, era di Mercoledi 30 Gennaio 2013, e non del 10 Dicembre.


    Se qualcuno vuole controllare e rispondere, sarei molto contento avere risposta sulla verifica. 
  • Di Geri Steve (---.---.---.3) 17 febbraio 2013 11:13

    Io considero decisamente faziosa questa affermazione:

    "gli edifici vanno messi in sicurezza (checché ne dica il giudice responsabile della sentenza recente)."

    Siamo tutti d’accordo sul fatto che gli edifici dovrebbero essere antisismici, ma chi li abita -o li frequenta: scuole, lavoro...- non può metterli lui in sicurezza, e quindi quando il rischio simico è alto è bene che almeno venga avvertito e possa evitare di restarci schiacciato dentro.

    C’è uno sgradevolissimo mantra che viene sempre ripetuto:
    "non si può evacuare una città intera a tempo indeterminato"
    e questa , dopo il fatto che in Italia non si seguono le norme antisismiche, è una altra pericolosa truffa a danno dei cittadini: gli edifici -non antisismici- non sono tutti uguali. A L’Aquila esisteva un ottimo elenco degli edifici più pericolosi, inclusi la casa dello studente e la prefettura.

    Si sarebbe dovuto ordinare lo sgombero di quegli edifici e non ci si doveva rientrare fino a che non venivano messi in sicurezza.
    Si sarebbero dovuti avvertire i cittadini del forte rischio sismico.
    Si sarebbero dovute fare esercitazioni di evacuazione, divulgare norme di precauzione, monitorare le lesioni in corso.
    Si sarebbero dovute approntare le tendopoli per consentire l’evacuazione volontaria di edifici poco sicuri.

    Tutto ciò avrebbe dovuto fare una vera "protezione civile".

    Tutto ciò sarebbe costato molto meno e avrebbe provocato molti meno disagi di quanto sono costate le inutili tendopoli a lunga permanenza post terremoto e le ordinanze di sgombero, sempre post terremoto.

    Ma il fatto è che la protezione civile e i costruttori delle new towns hanno profittevolmente lucrato sul terremoto. Prevenire sarebbe meglio, ma sul post terremoto si ruba molto bene.

    I terremoti non hanno mai ucciso nessuno: sono le case mal costruite e le sottovalutazioni del rischio che -congiuntamente- uccidono la gente.
    E sul terremoto si lucra, oltre che con le ruberie, anche con le promesse dei politici: promesse di favori clientelari, sistematicamente non mantenute, così si "fidelizzano" le clientele.

    Per i poltici la prevenzione non è affatto conveniente, molto meglio il post terremoto.

    GeriSteve

  • Di paolo (---.---.---.161) 17 febbraio 2013 12:17

    La situazione è paradossale ,sarebbe anche comica se non fosse che può facilmente trasformarsi in tragedia .Con l’INGV abbiamo fatto ridere il mondo ,comunque ci sono due criteri da tenere presenti :
    a) nessun sisma e tanto meno la sua intensità può essere previsto in un range di tempo utile per evacuare la popolazione .Radon ed altri indicatori(algoritmi sullo sciame sismico ... ) come segnali premonitori lasciano il tempo che trovano e servono (probabilmente ) a far pubblicità a mistificatori in cerca di notorietà.L’energia eleastica può scaricarsi con una gamma di variabili che non sono assolutamente valutabili a priori.
    b) l’unica stima valida è di tipo probabilistico ,conoscendo la storia puntuale geologica del territorio e più in generale la geologia generale legata alle spinte continentali . Attenzione però che anche la memoria storica ha un limite perché gli eventi (specialmente quelli più intensi)accadono su scala geologica ,rispetto ai quali l’esperienza umana è poca cosa .
    La classificazione sismica del territorio nelle 4 categorie con la 1° bassa o nulla e la 4° massima è basata su algoritmi che utilizzano database legati alla memoria storica . L’Emilia era classificata a bassa (o nulla ) sismicità e per questo i fabbricati (anche di recente costruzione) non ottemperavano ai critiri legati alle strutture antisismiche .I capannoni crollati avevano travi in semplice appoggio sui plinti (ossia prive di collegamenti ).

    Ergo ha assoltamente ragione Geri Steve ,non potendo intervenire sulla causa ,alquanto aleatoria ,bisogna intervenire sugli effetti ,costruendo e facendo rispettare severamente le norme sulle costruzioni antisismiche ,partendo dal principio che tutta la penisola è a rischio sismico elevato ,essendo cuscinetto di spinta tra placche tettoniche continentali .

    E concordo pure pienamente con Geri ,data la mia pluridecennale esperienza in materia ,che manca la volontà politica oltre a quel malcostume tutto italiano di essere "fatalisti " per poi ricorrere ad interventi "straordinari " che puntualmente riempiono le tasche di qualcuno (non scordiamoci le risate telefoniche dell’Aquila ).

    Noi siamo il paese che anziché mettere in sicurezza una strada sottomonte , mettiamo il cartello "caduta massi " e ti saluto caterina . Compri’ ?

  • Di Geri Steve (---.---.---.3) 17 febbraio 2013 13:05

    Ringrazio Paolo per il suo commento e approfitto per aggiungere un altro punto:

    E’ ATTESO IL NUOVO TERREMOTO DI MESSINA

    E’ uno dei terremoti più catastrofici del mediterraneo, lì dove sfrigolano la placca africana (Reggio Calabria) e quella europea (Messina), ha una peridicità di circa un secolo e l’ultimo è stato nel 1908, con annesso tsunami (allora si chiamava ancora "maremoto"). Messina è stata ricostruita con innovativi criteri antisismici, citati nei manuali ingegneristici di tutto il mondo.

    Poi, non lontano da lì è stato costruito sul mare un polo petrolchimico, poi le case antisismiche sono state abusivamente sopraelevate, poi -insieme ad altre, non antisimiche- sono state condonate, poi l’INGV ha censurato -in una sua pubblicazione- una stima del numero di morti per il nuovo terremoto di Messina...

    E’ la politica italiana, bellezza!

    GeriSteve

  • Di Geri Steve (---.---.---.3) 17 febbraio 2013 23:17

    Mi era rimasto nella tastiera (una volta si diceva: mi è rimasto nella penna).

    E hanno pure provato a farci un ponte!

    E sono pure riusciti a farcelo pagare senza averlo costruito!

    E’ la politica italiana, bellezza!

    GeriSteve

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