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Caro Renzi una cortesia, eviteresti di nominare Berlinguer?

La sinistra in anni e anni di sfacelo ne ha ingoiate e fatte ingoiare tante, ma proprio tante: dal “Berlusconi grande statista” di D’Alema alla scalata dell’ala neodemocristiana alla segreteria del partito ne è passata di acqua piena di sozzerie sotto i ponti ma durante il comizio a Piazza del Popolo di Renzi si è raggiunta una nuova e inaspettata vetta, anche se possiamo star certi che non saremo mai delusi dal peggio.

Il neosegretario del Pd e presidente del consiglio, forse sotto acidi pesanti o travolto dalla sua stessa ignoranza, preso da un incontenibile sussulto di mediocre impeto oratorio ha intimato Grillo di sciacquarsi la bocca prima di fare il nome di Enrico Berlinguer.

Questa dichiarazione assolutamente ipocrita, nonché falsa, ha una ricetta semplicissima: una copiosa spolverata di panico elettorale provocato da un inaspettato testa a testa con il M5s, una manciata piena di grottesca quanto immotivata presunzione da parte di Renzi, ed infine l’ingrediente segreto, il tocco d’artista: l’utilizzo di un nome tanto popolare e caro – quanto sino ad oggi evitato come la peste dal premier alla finocchiona – per puro e bieco sciacallaggio propagandistico.

Caro Renzi, passi che ti sei fatto il nome sventolando la bandiera della rottamazione e poi sei finito a fare culo e camicia al Nazareno col pregiudicato Berlusconi, amico fraterno di Dell’Utri, condannato in concorso esterno per associazione mafiosa, perché in fondo sai benissimo quanto sono importanti, in certi ambienti, “gli amici degli amici degli amici.”

Passi pure che dichiari una cosa e tempo un quarto d’ora fai puntualmente l’esatto opposto: “Non voglio essere il segretario del Pd” e poi ti presenti, “non voglio fare il presidente del consiglio senza passare per le elezioni” e poi riscuoti i tuoi 30 danari silurando a tradimento il già emaciato e fallimentare Letta per salire alla chetichella a Palazzo Chigi spalleggiato da Napolitano.

Caro Renzi, qua due sono le alternative: o hai problemi all’ippocampo – in tal caso consiglierei una risonanza nonostante la tanto decantata giovane età – o sei una persona di cui non ci si può fidare.

Passi anche che in tempi non compromessi (spero davvero con tutto il cuore che tu possa aver vissuto periodi di maggiore grazia con la tua coscienza e la tua coerenza) condannavi il porcellum per le liste bloccate e poi, con una faccia tosta inimitabile, imbastisci con Berlusconi una legge elettorale identica se non peggiore.

Ma Berlinguer no! Berlinguer non hai il diritto di nominarlo e né di difenderlo. Non puoi usare indiscriminatamente e con una vergognosa faziosità un nome che è lontano anni luce da tutto ciò che sei – e mai sarai – solo per infervorare una piazza che a stento ti ascolta. Anzi, credo che sia accaduto l’esatto opposto, ne saranno saltati di nervi e volati di imprechi dopo che hai avuto il barbaro coraggio di fare quel nome.

Forse avrai visto il film documentario di Veltroni e credi di saperne qualcosa, ma fidati… non è così. Grande film, documento emozionante, bello, direi quasi perfetto! Solo la scelta del titolo è stata – a mio modesto parere – infelice, infatti non doveva intitolarsi “Enrico ti voglio bene” ma “Enrico perdonaci”!

Grillo – e lungi da me difenderlo – non si è assolutamente paragonato a Berlinguer, ha semplicemente ripreso le parole dell’ex dirigente Pci Zupo, il quale, in un’intervista a Micromega, ha dichiarato che la questione morale è un tema che è rimasto caro solo al Movimento 5 stelle; e le parole di Giuseppe Zupo – se proprio vogliamo dirla tutta – non volevano certo elogiare il movimento di Grillo, bensì mettere in evidenza la totale deriva del Pd, un carrozzone guidato perlopiù da arrivisti e intrallazzatori che nel migliore dei casi ignorano le loro stesse origini, mentre nel peggiore provano per quest’ultime addirittura vergogna.

Se la questione morale non appartiene più al Partito democratico non è certo per merito di Grillo e dei suoi, ma per un colpevole allontanamento dello stesso Partito democratico dalla propria identità.

A questo punto bisogna che ve ne facciate una ragione: se la battaglia per la moralizzazione del paese è nelle mani di un ex comico incazzoso e di un guru sciroccato è anche colpa vostra.

Caro Renzi, non puoi prima affermare che sei troppo giovane per essere comunista e poi far tuo il nome di Berlinguer, non puoi farti fotografare in gioventù con Andreotti e De Mita, dar vita ad alleanze compromettenti con Berlusconi, intrallazzare con Alfano e poi far finta di difendere il buon nome di Enrico Berlinguer nel disperato tentativo di strappare un applauso in una piazza di Roma, converrai con me che tale sciacallaggio è a dir poco vergognoso. Non sei nello studio della De Filippi a sparare pose, hai davanti gente vera.

Non puoi far tuo il nome di Berlinguer per tanti motivi, tantissimi: quella tradizione non ti appartiene, anzi neanche la conosci, oltretutto non possiedi gli strumenti culturali ed etici per farlo e non sai neanche lontanamente in cosa consista la coerenza politica. Strumentalizza tutto, fai metafore calcistiche, specula sul futuro dei figli, dichiara che sono gli italiani a chiederti di andare avanti anche se nessuno ti ha votato, scrivi inni alla bellezza, twitta cazzate, prometti il ritorno delle mezze stagioni e giura che i treni spaccheranno il secondo, ma ti prego… lascia stare le cose serie.

In definitiva, caro segretario presidente, non hai la statura morale, l’integrità intellettuale e la maturità per far tuo il nome di Enrico Berlinguer. Lo so è una brutta cosa, un’amara verità, ma qualcuno te lo doveva pur dire.

Foto: Wikimedia

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