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3/4 D-svelamento

Da Frank Tipler: La fisica dell’immortalità pag. 169-170 

Al livello ontologico più elementare, il tempo non esiste.

Tutto esiste nella varietà tridimensionale S. "Naturalmente noi vediamo il tempo. Ma lo vediamo davvero?

Quel che vediamo sono relazioni fra oggetti - configurazioni di campi fisici - nello spazio."

Questa variazione apparirebbe come una variazione temporale dall’interno del cammino gamma, perché ogni punto di gamma è un universo spaziale completo e quindi la sequenza costituisce una sequenza di universi spaziali. Ma è esattamente la stessa cosa della classica varietà quadridimensionale M, nella quale la dimensione supplementare si ottiene impilando una sull’altra questa sequenza di S (...)

 

In sintonia (ma ormai anche sinsofia) con la recente riflessione su D Un nero sé greto e rinviando a quanto ho argomentato in materia in diversi altri articoli, mi soffermo qui su alcuni passaggi essenziali del più volte citato testo di Frank Tipler La fisica dell’immortalità, per trarne qualche elemento di conferma e di eventuale chiarimento della mia prospettiva onto-eco-nomo-logica.

 

E’ evidente che non è possibile riprendere ogni volta tutto quanto detto in precedenza, ma ritengo di poter dare ormai per scontata la visione della convergenza forte degli argomenti in quella centrale stanza che, più che vuota come temeva Pier Aldo Rovatti, sembra essere riempita dalla continua replica dello stesso Minotauro.

 

Le affermazioni del fisico ebreo/americano che qui riporto aiutano forse a comprendere una serie di passaggi più o meno criptici che hanno caratterizzato i miei ultimi interventi ed a cogliere la portata complessiva dei nessi che vado via via cercando di strutturare. 

 

Leggendo quanto scrive Tipler si arguisce come, nell’interpretazione della cosmologia quantistica, la cosiddetta matrice spaziale tridimensionale S, della quale ho vagamente accennato in http://www.agoravox.it/Prove-tecnic... , è identificata allo spazio/tempo, il che permette quindi di gestirne semanticamente e concettualmente la totalità. 

 

Giacché lo scorso 20 febbraio sono stato caldamente invitato a parlare del signoraggio bancario, vorrei far rilevare come l’intero mio discorso è con tutta evidenza costantemente attraversato dall’analisi del potere esplicitamente ricondotta alla gestione del denaro. Tuttavia con l’utilizzo dell’espressione D-nero si intende oltrepassare la classica identificazione dio-denaro che finisce col restare come altre un banale luogo comune. La metadisciplina alla quale faccio riferimento infatti, al di là della sua denominazione, rinvia ad un senso stratificato delle cose, alla convergenza delle differenti discipline in una visione sintetica che permetta di tirare delle somme e di re-settare la logica di sistema.

 

Le categorie politiche di destra e sinistra risultano specchietti per le allodole se è invero lo stesso più essenziale centro ed il relativo ‘credo’ ad accomunarle. La ‘svolta’ eco-logica del terzo Millennio consiste nel caratterizzare ontologicamente il Senso che, in termini post-dialettici, ho voluto racchiudere nella formula D’io, De-mon-io, D-nero, una formula complessa nella quale i differenti settori disciplinari, gelosamente custoditi dagli ignorantoni di turno, come li chiamava Paul Feyerabend, devono fondersi in una diffusa unitaria visione d’insieme. 

 

Tutti i miei articoli convergono nello stesso metaforico luogo dove si costruiscono il Senso e l’Id-entità, ma Senso ed Id-entità restano quelli inculcati dai popollari mezzi di com-unic-azione se i popolli non ne riacquisiscono la mal riposta delega. In caso contrario, nessuna lamentela si rivela legittima.

 

 

Commenti all'articolo

  • Di ascanio (---.---.---.107) 4 marzo 2009 00:21

    Scusa il tratto critico di questo mio commento, davvero non volermene, ma devo dirti due cose:

    l’apparenza del tempo è il cambiamento, il cambiamento di particelle nello spazio. In realtà il tempo fisicamente non esiste, esiste solo come concetto, esiste solo il concetto di tempo. Questa è la semplicità della cosa. Tutto il resto che si aggiunge a questa osservazione empirica ha effetto fuorviante e storna l’attenzione dalla semplicità della cosa.

    Sinceramente io capisco all’incirca il 50% di quello che dici e non sono l’ultimo degli stolti, credimi.
    Quindi ti faccio preghiera, se ti riesce, di renderti più comprensibile se l’obbiettivo che ti poni comunicando agli altri è quello di dividere esperienze e comprendimenti e consapevolezze raggiunte.
    Altrimenti dimmi lo scopo del tuo modo e forma di comunicare all’altro. Che sei colto ed intelligente lo si può capire anche in assenza di codesti arcizirigogoli di parole e concetti, ai più completamente senza significato e senso alcuno.
    Sarò forse io l’ignorante...ma suvvia.




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