• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > 25 aprile: annullato il corteo a Roma

25 aprile: annullato il corteo a Roma

Il 25 aprile prossimo venturo è in vista ormai, ma a Roma l’ANPI getta la spugna: non ci sarà nessun corteo per il 70° anniversario della Liberazione.

E c’era da immaginarselo; le polemiche erano già roventi.

Come accadde anche negli anni passati, a seguito dei vari incidenti di cui le cronache hanno parlato, il casus belli è stata la partecipazione o meno di esponenti dell’ebraismo italiano con la "loro" bandiera e, sul fronte opposto, quella di manifestanti con la bandiera palestinese.

In particolare il problema concerne la comunità ebraica romana che l’anno scorso ricorse alle maniere forti forse per “vendicare” gli affronti subìti per mano dei filopalestinesi nel 2013, ne scrissi anch'io, quando l’ANPI fu costretta a togliere (un po’ troppo) frettolosamente la parola ai rappresentanti dell’ebraismo per evitare ulteriori guai provenienti dai contestatori.

Che si opponevano alla presenza della bandiera di Israele al corteo. In realtà era quella della Brigata Ebraica, poi adottata, ma solo nel 1948, dallo Stato di Israele; chiarisce la vicenda, molto controversa, il comunicato ufficiale del Governo inglese del 31 ottobre del ’44 in cui si stabilivano tipologia e colori dei simboli della Brigata (bandiera con Stella di David e due strisce orizzontali azzurre in campo bianco; distintivo da spalla a bande verticali azzurra-bianca-azzurra e Stella di David gialla).

Era facilmente deducibile dalle numerose foto dell'epoca e dal documentario sulla storia della Brigata (The Spielberg Jewish Film Archive - Road to Liberty), ma a lungo la motivazione delle contestazioni era che la bandiera della Brigata fosse diversa da quella di Israele. E che quindi si contestasse questa, non quella.

Quest’anno ha dato fuoco alle polveri l’ANED, l’Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi Nazisti, che ha comunicato di non voler essere presente al corteo per il giorno della Liberazione perché “non sussistevano” le condizioni minime per la sua partecipazione:

«Siamo giunti a questa amara e travagliata decisione a seguito a quanto accaduto nella riunione tenutasi presso la Casa della Memoria lunedì 30 marzo 2015.

Dopo lunghe ore di discussione conflittuale con le organizzazioni presenti, ANPI, Partigiani Giustizia e Libertà, CGIL, Partito Comunista, Rifondazione Comunista, Brigata Ebraica, Comunisti Italiani, Unione Studenti Italiani, Patria Socialista, Centro Sociale Acrobat, Centro Sociale Link, Fronte Palestina, Rete Romana Palestina, Rappresentanza Palestina in Italia, e altre molte delle quali non si capisce a che titolo presenti, discussioni in cui le minacce e gli insulti hanno prevalso, e hanno evidenziato gli stessi inaccettabili presupposti che, nelle passate edizioni, hanno dato luogo a veri e propri episodi di intolleranza.

Noi che rappresentiamo gli ex deportati, sommersi e salvati, nei campi nazisti, sia politici che razziali, non possiamo accettare che lo spirito e i significati del 25 aprile, della Resistenza e della Liberazione vengano così totalmente snaturati e addirittura fatti divenire atto di accusa contro le vittime stesse del nazifascismo. Non possiamo accettare che rappresentati della lotta partigiana, della Liberazione, siano messi al bando solo ed esclusivamente per intolleranza. Con grande tristezza nel cuore quest’anno, quindi, non ci potremo essere».

La comunità palestinese ha immediatamente offerto un prudente ramoscello d’ulivo: «Nessuno, ma proprio nessuno, si è espresso contro la presenza della Brigata ebraica o contro la sua bandiera».

Problema risolto? Nemmeno per idea: immediatamente risponde il Forum Palestina con parole tutt’altro che pacifiche nel suo “Appello per un 25 aprile di liberazione e antisionista”, riferito a Milano, in cui avverte: «anche quest’anno contesteremo la presenza sionista al corteo di Liberazione del 25 Aprile senza temere l’ipocrita accusa di antisemitismo».

Segnali evidenti che se a Roma gli ebrei non sfileranno nel corteo (che non c’è) a Milano ci saranno scintille. E gli ebrei sfileranno, sembra, "protetti" dal Partito Democratico.

Ma a seguito della riunione preparatoria del 30 marzo è stato anche dichiarato, secondo fonti diametralmente opposte, che erano le bandiere palestinesi a non essere affatto gradite; botta e risposta che segue, da anni ormai, la forzata, e non del tutto comprensibile, internazionalizzazione della manifestazione.

Gad Lerner sul suo blog lo ha scritto esplicitamente: «Dal 1945, per oltre mezzo secolo, gli ebrei italiani hanno celebrato il 25 aprile mescolati insieme alle formazioni antifasciste derivate da quella militanza partigiana comune. Una trentina di anni dopo, qualcuno ha iniziato a portare in corteo le bandiere palestinesi, che non c’entravano nulla. E così, per reazione, altri hanno escogitato il contrappunto della Brigata Ebraica... è stata pessima l’idea di importare il Medio Oriente dentro alle celebrazioni del 25 aprile, come contagio di inciviltà e come esasperazione del nuovo settarismo identitario».

Nel frattempo qualcuno si è affannato a ricordare - pur di contestarne la presenza - che la Brigata Ebraica non è stata una formazione combattente della resistenza italiana, ma una formazione militare inquadrata nell’esercito inglese. E che, per questa sua origine “straniera”, non c’entrerebbe niente con i partigiani nostrani. Come se le bandiere palestinesi invece c’entrassero qualcosa.

E come se il giorno della Liberazione fosse esclusivo e non piuttosto inclusivo di chiunque contribuì alla sconfitta del nazifascismo.

Ma sotto la bandiera con la Stella di David hanno sfilato negli ultimi anni gli ebrei italiani che da quel vessillo si sono sentiti rappresentati (non tutti, ovviamente; Moni Ovadia no, ad esempio, ma ognuno, per fortuna, oggi è libero di fare quello che vuole). Un simbolo quindi che riassume e rappresenta la resistenza ebraica al nazifascismo molto a lungo sottovalutata, se non esplicitamente negata, da troppi (autonominati) rappresentanti ufficiali della Resistenza italiana.

E' indiscutibile il fatto che le comunità ebraiche hanno tutti i diritti di partecipare al corteo del 25 aprile non solo in quanto testimonianza del popolo che è stato sterminato nelle camere a gas (nel silenzio complice di tanti), cioè come vittime primarie del nazifascismo, ma anche in quanto partecipanti in prima persona della Resistenza: circa duemila ebrei italiani, di cui almeno la metà combattenti di prima linea nelle formazioni partigiane, vi presero parte. Percentualmente, sul totale della comunità ebraica di allora (circa 40mila persone prima delle retate nazifasciste), una partecipazione alla Resistenza ben più alta di quella degli italiani non ebrei. 

L’ANPI - che rappresenta invece formalmente e ufficialmente la resistenza italiana - ha al contrario da sempre espresso chiaramente il suo favore alla presenza della Brigata Ebraica e, quindi, della sua bandiera: «Certamente non deve restare esclusa dal corteo del 25 Aprile la Brigata ebraica, che rappresenta combattenti per la libertà», si legge nel suo comunicato.

Restano i dubbi di alcune personalità palestinesi: «In piazza con la Brigata, ma Israele che c’entra?» si chiede Yussuf Salman intervistato dal Manifesto.

Niente, Israele non esisteva nel '44-'45. Ma evidentemente il signor Salman non sa (o fa finta di non sapere) che di bandiere con la Stella di David ce n'è una sola. E il giornalista, curiosamente, si è “dimenticato” di ricordarglielo. Strane dimenticanze.

Quello che non sembra andare giù, a troppi, è che gli ebrei non accettino di essere resi “trasparenti” come autonoma comunità etnico-culturale e che pretendano una loro specifica visibilità.

Si vuole invece che “spariscano” proprio in occasione della festa della Liberazione che, guarda caso, ne garantì invece la "visibile" sopravvivenza. Davvero incredibile per chi si dichiara antifascista.

 

Commenti all'articolo

  • Di Angelo Libranti (---.---.---.42) 18 aprile 2015 09:09

    Meno male, non se ne poteva più di tutte quelle bandiere rosse. Il PCI subito dopo la fine della guerra fece sua, in esclusiva, la celebrazione farlocca. Si, farlocca perchè celebra la sconfitta dello Stato Italiano, non quello del Fascismo, già estinto da qualche anno.

    Poi non furono solo loro, c’erano i così detti partigiani bianchi, vari cittadini, ebrei e molti provenienti dall’Esercito Regio.
    Senza gli angloamericani l’Italia non sarebbe stata mai liberata dai nazisti. 
  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.67) 18 aprile 2015 11:00
    Fabio Della Pergola

    Caro Libranti, non sono affatto d’accordo con lei. La sconfitta dello Stato italiano fu ben precedente al 25 aprile, per quanto sia comunque difficile distinguere lo Stato dal Regime. Con la Liberazione fu in ogni caso chiaro che quello che crollava era il sistema di alleanza/connivenza tra Repubblica di Salò e Germania nazista, non certo lo Stato italiano che a quel punto non esisteva più da tempo, almeno dall’8 settembre del ’43. Il grande lascito della Resistenza è stata proprio la possibilità di vantare un’identità diversa da quella del fascismo repubblichino a cui avevano aderito solo una minoranza di italiani, mentre al primo fascismo, come è ben noto, avevano aderito, con entusiasmo, grandi masse. L’Italia repubblicana è nata quindi per la non adesione di massa alla repubblichina di Salò ed alla resistenza contro la sua pretesa di voler rappresentare tutta la nazione. Nella Resistenza si legge anche il rifiuto alla prassi di rastrellamento degli ebrei italiani e al loro sterminio in combutta con i nazisti. Contro questa prassi e quella alleanza combatterono anche i partigiani ebrei, oltre che comunisti, liberali, socialisti eccetera. Quindi ben vengano, a pieno titolo, le bandiere rosse, ma anche le bandiere degli altri; di tutti quelli che hanno combattuto per la liberazione dal nazifascismo. La pretesa monopolistica del PCI sulla Liberazione deriva da una sottile prassi politica che, mentre esaltava i valori della Resistenza, ne smantellava sostanzialmente il significato. Un’operazione di accecamento collettivo mentre veniva portato avanti un restyling firmato da Togliatti. Il risultato lo conosciamo: l’Italia non ha fatto per nulla i conti con il suo passato fascista e le conseguenze si sono viste. E’ emblematico che il busto di uno dei maggiori promotori delle leggi razziali faccia ancora bella mostra di sé nei locali della Corte Costituzionale e che sia intoccabile.

    In questo articolo si affronta però un altro problema: cioè la pretesa di qualcuno di essere legittimato a impedire, insultare, ostacolare le bandiere in cui si riconoscono alcuni (non tutti) ebrei italiani. Cosa che, come si sarà capito, non mi trova d’accordo. Il fatto che, alla fine, il corteo non si faccia è una sconfitta grave per tutti, in primo luogo per l’ANPI romano che non ha saputo affrontare e gestire, è la mia opinione, le tensioni che si sono accumulate negli ultimi anni. Non ne sono affatto lieto.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.67) 18 aprile 2015 11:06
    Fabio Della Pergola

    Tutto ciò non toglie che indubbiamente senza l’apporto degli angloamericani non ci sarebbe stata sconfitta del nazismo.
    Ma, prima ancora, sarebbe opportuno ricordarsi che senza Stalingrado difficilmente gli americani avrebbero poi potuto toccare terra in Europa.

  • Di GeriSteve (---.---.---.231) 19 aprile 2015 10:18

    Se andiamo a cercare le cause lontane si può avviare un discorso troppo lungo: l’attacco "a tradimento" a Pearl Harbour è stata una montatura, quasi un auto attentato, voluto dalla lobby USA delle armi: i giapponesi erano disposti a ritirarsi dall’Indocina perchè cercavano la pace con gli USA, ma questi la rifiutarono con la famosa "nota di Hull" che provocò la prevista reazione militare; la Militar Navy era stata perfettamente informata dall’IM6 inglese sulla tempistica dell’attacco, però non allertò la sua flotta alle Havay, ma tenne bene al largo le sue preziose portaerei. Fu una operazione sporca e disgustosa, eppure io ringrazio chi la fece -e ringrazio gli eroi di Stalingrado- perchè altrimenti io sarei cresciuto e vissuto in una europa nazista senza alcuna speranza di liberazione.

     

    La resistenza italiana si caratterizzò proprio perchè gli italiani capirono che l’obiettivo forte era quello di combattere i nazifascisti e per farlo - a differenza di quanto purtroppo era successo in Spagna- superarono tutte le loro contrapposizioni interne e così partigiani comunisti combatterono con partigiani cattolici, monarchici, socialisti, ebrei, stranieri... così come in Polonia combatterono contro i nazisti sia ebrei che cristiani cattolici, che prima si odiavano.

     

    Gli imbecilli che vogliono contestare la "presenza sionista" rappresentano quindi esattamente il contrario di ciò che avvenne nella resistenza, e infatti con la resistenza italiana non c’entrano proprio niente: ci vogliono entrare soltanto per esprimere il loro odio razziale e il loro antisionismo.

     

    L’ odio razziale è inacettabile e ingiustificabile, mentre l’antisionismo è inacettabile, ma parzialmente giustificato da ciò che
     purtroppo- ha fatto il sionismo israeliano.

     

    Non ho seguito la vicenda, ma se le organizzazioni rappresentative della resistenza non hanno emarginato quella intrusione palestinese mi sembra chiaro che proprio qualcuno di loro ha voluto chiudere il bel capitolo dell’antifascismo e della stupenda resistenza popolare. Questo avviene in un momento in cui la resistenza popolare alla globalizzazione capitalistica non è affatto brillante, se è vero che la partecipazione alle manifestazioni anti TISA e TTP non è massiccia.

     

    Qualche millennio fa qualcuno contava sul : "divide et impera" ; a me sembra che funzioni così anche oggi.

     

    GeriSteve

     

     

    • Di Persio Flacco (---.---.---.178) 19 aprile 2015 19:19

      Alla lotta partigiana contribuirono una congerie di identità culturali, ideologiche, confessionali. Tutte unite sotto una sola bandiera: quella della lotta contro il nazifascismo.

      Uno dei caratteri qualificanti della Resistenza italiana sta proprio nel superamento di ogni identitarismo in nome di uno scopo comune. 

      Coerenza vorrebbe che la commemorazione della lotta partigiana rispettasse la memoria di tale scelta qualificante, quindi che si evitassero simboli identitari particolari, proprio per rammentare la scelta che fu fatta di combattere sotto una sola bandiera. 
      Fosse per me, per coerenza, abolirei ogni bandiera dalla commemorazione, salvo quella del CLN.

      La bandiera della Brigata Ebraica pone un problema aggiuntivo rispetto alle altre: è la stessa bandiera dello Stato di Israele.

      La sua esposizione alla celebrazione dell’anniversario della Liberazione include in un evento che ricorda la lotta di popolo contro l’occupazione nazista dell’Italia il simbolo di uno Stato che occupa ormai da mezzo secolo il territorio di un altro popolo.
      L’esposizione della bandiera israeliana alla festa del 25 aprile implica quindi una scelta che è una doppia negazione del significato stesso della celebrazione: la scelta di esporre un simbolo dell’identitarismo e dell’oppressione di un popolo.

      Questo i rappresentanti della Brigata Ebraica che rivendicano il diritto di esporre la loro bandiera lo sanno benissimo. Ma evidentemente per loro il rispetto della memoria di ciò che fu la Resistenza è molto meno importante di quanto dichiarano.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.67) 19 aprile 2015 19:50
    Fabio Della Pergola

    Come dice Gad Lerner, per anni le commemorazioni della Liberazione si svolgevano esattamente con quel senso unitario in cui anche gli ebrei si riconoscevano, pur nella negazione reiterata che molti, anche gli storici, facevano della loro partecipazione alla Resistenza (da cui deriva l’insulso e ripetuto refrain offensivo che gli ebrei si sono fatti macellare come pecore senza muovere un dito).

    Poi, dopo, si è voluto internazionalizzare la giornata e la cosa non è né incomprensibile né criticabile, ma ovviamente - dicasi ovviamente (è bene ripeterlo) - ciò comportava una reazione identitaria da parte di chi non riconosce alla storia del conflitto israelo-palestinese quella univocità e unidirezionalità che gli attuali filopalestinesi vogliono leggerci. Basta pensare alla pulizia etnica dell’antica comunità ebraica di Hebron del 1929, con relativo massacro, per smascherare l’ambizione di essere sempre e comunque stati dalla parte del giusto e del puro.

    La conclusione è sotto gli occhi di tutti: si invita la Brigata Ebraica ad essere presente (perché - ovviamente - non se ne può fare a meno), ma nello stesso tempo se ne contestano le bandiere nascondendosi dietro al dito ipocrita e fasullo che la bandiera della Brigata Ebraica e quella di Israele sarebbero diverse. Smascherato l’inganno (e ci voleva davvero poco) rimane la contraddizione irrisolvibile. Che sta tutta in casa filopalestinese.

    E adesso che si fa? Niente. Si manifesta con in testa le bandiere sioniste e in coda quelle palestinesi (o viceversa, non me ne potrebbe fregare di meno) facendo attenzione ad evitare i contatti. Oppure ognuno lascia le bandiere a casa e si torna a bel tempo andato, quando il 25 aprile era roba italiana per italiani (anche ebrei) e i palestinesi non c’entravano una beata mazza.

    Così la memoria della Resistenza, che gli ebrei italiani hanno sempre ampiamente rispettato perché in essa hanno versato sangue, tornerà ad essere rispettata.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.178) 19 aprile 2015 20:15

      <<Oppure ognuno lascia le bandiere a casa e si torna a bel tempo andato, quando il 25 aprile era roba italiana per italiani (anche ebrei) e i palestinesi non c’entravano una beata mazza.

      Così la memoria della Resistenza, che gli ebrei italiani hanno sempre ampiamente rispettato perché in essa hanno versato sangue, tornerà ad essere rispettata.>>

      Questa a me sembra la soluzione più giusta e più rispettosa del senso della celebrazione.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.67) 19 aprile 2015 22:16
    Fabio Della Pergola

    Per me va bene. Glielo dice lei?

    • Di Persio Flacco (---.---.---.178) 21 aprile 2015 08:19

      Glielo dica lei ad Alberto Tancredi, portavoce della Brigata Ebraica, che ha posto delle condizioni non negoziabili: "Vogliamo sfilare con la nostra bandiera e chiediamo che non ci siano bandiere della Palestina."

      Sul tema è uscito un interessante commento di Moni Ovadia, pubblicato sul Manifesto, che pone in evidenza la questione centrale dei rapporti tra ebraismo e sionismo.
      Non sono daccordo con lui quando sostiene il diritto di far sfilare anche le bandiere della Palestina, che col 25 aprile non c’entrano nulla se non come contrappeso alle bandiere israeliane, ma su tutto il resto quello che dice a mio parere è sacrosanto.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.67) 21 aprile 2015 10:06
      Fabio Della Pergola

      Gli esponenti della Brigata Ebraica non hanno fatto altro che trarre le conclusioni conseguenti ad anni di insulti e aggressioni e di nuove, minacciate contestazioni (vedi comunicato del Forum Palestina di pochi giorni fa). Il diktat consisteva ovviamente nella richiesta di una presa di posizione ufficiale dell’ANPI (che poi è venuta tramite l’ANPI nazionale e con le successive dimissioni di Nassi, responsabile di ANPI Roma). Non poteva essere ovviamente una pretesa reale dal momento che nessuno può realisticamente impedire alle bandiere palestinesi di essere presenti se qualcuno ce le vuole portare.

      Quanto a Moni Ovadia non ha fatto altro che ribadire quello che ha sempre detto: l’ebraismo buono è quello non nazionalista, cioè sionista. Aggiungerei anche che l’ebraismo "buono", quello della diaspora, è quello che si è fatto sterminare (ma questo nessuno lo dice mai).

    • Di Persio Flacco (---.---.---.178) 22 aprile 2015 23:06

      [FDP] "Moni Ovadia non ha fatto altro che ribadire quello che ha sempre detto: l’ebraismo buono è quello non nazionalista, cioè sionista."

      Dunque lei mette sullo stesso piano la cultura ebraica (che è un ricco e peculiare patrimonio dell’umanità) e il sionismo (che è l’ennesima istanza dello stesso merdoso nazionalismo che ha nutrito e fornito linfa a nazifascisti e conquistadores)?

      [FDP] "Aggiungerei anche che l’ebraismo "buono", quello della diaspora, è quello che si è fatto sterminare (ma questo nessuno lo dice mai)."

      Eh, la Germania nazista conquistò quasi tutta Europa, nazioni potenti capitolarono in poco tempo, ma con gli ebrei non ce l’avrebbe fatta se fossero stati sionisti.
      E’ serio o scherza?

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.67) 23 aprile 2015 02:08
      Fabio Della Pergola

      Lei purtroppo o non capisce o non vuole capire. In ogni caso è un problema suo, non mio. Saluti.

  • Di Angelo Libranti (---.---.---.132) 21 aprile 2015 14:08

     Si è perso il filo del discorso; dai "valori" della resistenza si è passato ad una diatriba fra palestinesi e ebrei, che non ci azzecca nulla con i "valori" di cui sopra.

    La fiamma dei "valori" di anno in anno si è affievolita fino a spegnersi del tutto a causa della mancata condivisione della maggior parte degli italiani.
    Diciamola tutta i partigiani rossi, che si sono impadroniti di quella fiamma, sono gli stessi che continuarono a uccidere fascisti, preti e possidenti fino al 1948 a guerra finita (ed anche dopo), egemonizzarono le prefetture (allora centri del potere effettivo) e rubarono tutto l’oro e la cassa della sciolta Repubblica Sociale, invece di consegnarlo allo Stato Repubblicano, legittimo erede. Non voglio i citare documenti importantissimi, che, se conosciuti, avrebbero cambiato il corso della storia.
    Sono questi fatti di cronaca (non opinioni), che a lungo andare hanno aperto gli occhi al popolo ed hanno mandato a vacca quei "valori" appiccicati con lo sputo, anzi con il sangue.
  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.67) 21 aprile 2015 15:06
    Fabio Della Pergola

    Gli ebrei ci azzeccano eccome con i valori di cui sopra.
    Sulla "fiamma dei valori" capisco bene che si sia affievolita, come tendenzialmente si affievoliscono tutte le ricorrenze storiche con il passare del tempo (e non è detto che sia un bene), ma resta il fatto che i partigiani comunisti costituivano decisamente la parte maggioritaria, anche se non unica, della Resistenza. E, ovviamente, anche prima che iniziasse la resistenza. Che cosa abbiano fatto dopo lo raccontano gli storici. Conosco le ricostruzioni di Pansa, a cui lei forse si riferisce, ma non ne ho mai condiviso il senso di equiparazione fra violenze fasciste e violenze partigiane che anche lei sembra richiamare. C’è, nella storia, chi ha dato inizio a certa violenza e chi, a seguire, si è vendicato. Forse non doveva farlo e molto probabilmente in molti fatti si sono insinuate meschinerie, personalismi eccetera. Ma resta indiscutibile che la "fonte" primaria di quello che è successo anche dopo la guerra è stata la sciagurata politica fascista prima e repubblichina poi. Del "sangue dei vinti" si potrà discutere a lungo, ma le equiparazioni mi piacciono poco.
    Se vuole citare i testi da cui trae le sue affermazioni, ben vengano. Studiare la storia non può fare che bene, se è fatto con spirito critico e non banalmente apologetico.
    Sul fatto che i partigiani rossi abbiano occupato le strutture della Repubblica nata dalla Resistenza mi permetta di avere più di un dubbio. Casomai il problema è la scarsa prassi di defascistizzazione dell’Italia repubblicana (anche grazie a Togliatti).

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità