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Tragedia messinese

La tragedia del messinese vista da un ex sindaco che ha gestito i terribili momenti di un evento franoso che ha interessato il suo centro storico (per fortuna senza vittime) (5 febbraio 2005 – frana di NARO (Ag)

Credo che chi ha vissuto – tenendo in debita considerazione le proporzioni - l’esperienza della frana non può non dire nulla.

Le immagini televisive riportano nella mia mente ricordi indelebili, ma soprattutto tanti volti bagnati di lacrime, con i segni della paura, tanti sguardi interrogativi su un futuro che appare incerto e difficile da immaginare.

Era il 5 febbraio del 2005 quando, durante la mia sindacatura, Naro veniva colpita da un evento franoso che interessava il suo centro antico producendo gravi danni sia pure senza provocare, per puro miracolo, alcuna vittima. L’allora Presidente della Camera – Pierferdinando Casini- con grande sensibilità visitò, con immediatezza, luoghi e persone.

Oggi, mentre piangiamo i morti dell’immane tragedia che ha colpito la popolazione messinese non possiamo limitarci a registrare le naturali reazioni di commozione e di rabbia, perché bisogna dire con forza che, a volte, la scelleratezza di alcuni amministratori che piuttosto che "formare" il consenso pensano a “catturarlo”, viene a ricadere su tutta la comunità sia in termini, purtroppo, di vite umane sia in termini di costi per ristori e ricostruzioni.

Oggi non è tempo di rivendicazioni ma di manifestare concretamente solidarietà, sia pure impegnandosi a non ricadere negli errori che poi scatenano eventi drammatici come questo.

E’ un miracolo che in un contesto nel quale sono tante le cose che non vanno ci sia l’opera instancabile della Protezione Civile – guidata con grande professionalità dall’ing. Salvatore Cocina - e dei volontari che assicurano un’assistenza competente, coraggiosa e con profili di grandissima umanità.

Un clima di solidarietà e di fraternità che mi riporta all’evento franoso che ha colpito i miei concittadini e che mi consente tuttavia di evidenziare la grande lezione che i Naresi hanno offerto a tutti.

Un’esperienza che ho vissuto in prima persona e che mi ha confermato come sappiamo interpretare il senso della famiglia, il calore di una comunità solidale, la disponibilità verso chi è stato maggiormente danneggiato, la voglia di reagire e di ricostruire una città .

Questa esperienza che, nonostante i problemi che ha riversato sull’operare dell’amministrazione comunale, allora mi ha reso ancora più orgogliosa di essere il primo cittadino di una nobile comunità.

Questi morti di oggi a Messina, il cui numero continua purtroppo a crescere di ora in ora, meritano non solo il nostro cordoglio e il conforto che dobbiamo ai superstiti, ma soprattutto una presa di coscienza da parte di tutte le istituzioni affinché non abbiano a ripetersi simili tragedie e affinché si apra nel Paese una fase di prevenzione e di assunzione di responsabilità.

Chi ha il dovere di controllare non si può girare dall’altra parte: il territorio va rispettato e difeso a qualunque costo.

Occorre, pertanto, fermarsi e pensare prima di tutto alla sicurezza delle scuole.

In questo particolare momento, avendo fatto la mia esperienza in una fase di grande difficoltà per la mia comunità, non posso non rivolgere il mio pensiero solidale a tutti i sindaci che si trovano in prima linea ad affrontare l’emergenza.

Uomini e donne che si trovano oggi impegnati a rappresentare l’avamposto dello Stato e a dare risposte non commisurate alle loro competenze e alle risorse amministrate.

Amministratori che meritano rispetto e, perché no, anche affetto e non solo per il tempo che dedicano alla città, ma per il fatto che nella giornata del capo di un’amministrazione comunale, non è più possibile prendere le distanze dal ruolo e ritagliarsi spazi che momentaneamente lo separano dalle obiettive responsabilità che gli competono.

Ecco, allora, che un sindaco si trova a fronteggiare eventi che richiedono sangue freddo, empatia, capacità di coordinare i primi interventi, tratti umani per superare momenti di sconforto generale, capacità di affermarsi nell’interlocuzione con gli altri livelli decisionali. La politica, per esempio, non può più ignorare quelle domande di senso che provengono, sempre più numerose, dalla collettività. Ansie e incertezze che investono i destini esistenziali, la qualità della vita, la stessa condizione umana. Su questo versante esiste oggi la necessità di restituire un’anima alla politica per dare un senso più alto alla vita pubblica.

Si tratta di questioni che si ripropongono in termini esasperati quando accadono fatti come quelli di Messina che si sarebbero potuti e dovuti prevenire, perché il consenso va cercato sulle scelte che si compiono, non preventivamente come le misure di sicurezza che si dovrebbero adottare.

Per la gente stanca ed usurata, cosa sono oggi le Istituzioni?

Rischiano di essere principalmente ed esclusivamente un sistema mediatico: parchè struttura i nostri comportamenti ed orienta le emozioni collettive..

Siamo sempre più legati al sistema delle comunicazioni, al punto da relazionarci con tutti, anche i più lontani ed in tempo reale, rischiando, a volte, di scavalcare i vicini.

La buona notizia è che, per la prima volta nella storia, l’imperativo morale e l’istinto della sopravvivenza vanno nella stessa direzione. Per millenni per seguire la morale dovevi sacrificare qualche tuo interesse.

Oggi gli obiettivi coincidono: o ci prendiamo cura della dignità di ognuno o moriremo insieme.

E, attenzione, non basta assicurare a tutti cibo e acqua: molte iniquità di ieri non sono più tollerabili, la modernità è arrivata, si è fatta conoscere in tre quarti del mondo e tante ingiustizie prima ritenute inevitabili oggi vengono avvertite come inaccettabili. Parecchi conflitti attuali non sono nati per il cibo, ma per la dignità offesa".

On. Mariagrazia Brandara, già sindaco di Naro

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