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#tcoa14 i Twitter che Odia Awards (spiegati bene)

 
"Haters gonna hate". Lo sanno bene le menti (malate, sicuramente) che hanno organizzato i primi Twitter Che Odia Awards. Delusi dai vari Blogfest (ora FestaDellaRete, una trovata degna del migliore Walter Veltroni), questi loschi figuri, che secondo qualcuno sarebbero affiliati all'Isis, per altri, semplicemente, una manica di poveracci, hanno lanciato il #tcoa14.
 
Give hate a chance! recita il Tumblr creato per l'evento il 4 settembre, dove campeggia tristemente l'uccellino di Twitter, impalato a morte su una matita. I cupi blogger motivano così la loro funerea iniziativa: 
"Stanchi dei premi su Twitter organizzati da gente che di Twitter non ci ha capito una sega? Candidati improponibili che vengono candidati da altri improponibili organizzatori? Finalmente abbiamo la soluzione, il vero premio di Twitter: Il TwitterCheOdia Awards2014"
Scopo del premio, per loro stessa ammissione, è "dare al pubblico un Awards carico d’odio, fuori dalla logica delle markette, dove finalmente [l'hater] può dire la sua". Le categorie del #tcoa14 parlano da sole. Si va dal Markettaro Award, appunto, che premia "chi si è distinto per utilizzare il proprio account come mezzo di promozione per se stesso, per il proprio blog/sito/attività non disdegnando di prostrarsi alle peggiori poracciate acchiappa follow da paraculo", al "Wannabe Fabio Volo", dalla "Querela Award", al “Non fai ridere” Award, e non mancano neppure gli azzeccatissimi "Morto di figa/Morta di cazzo Award".
 
Chi frequenti il "tuider" sa come certi utenti abbondino, intasando le vostre timeline con umorismo stantio post-spinoziano, paraculate degne del peggior direttore del Tg1, traduzioni imbarazzanti da e verso l'inglese. Gomblottisti, guru de noantri, vittimisti di professione, bulletti da cortile o hashtaggatori compulsivi, ce n'è per tutti. A ciascuno la sua categoria, a noi la possibilità di odiare.

Immergendoci, sprezzanti del pericolo, nel "dipuebbe", entrando e uscendo da Tor, criptando e ricriptando connessioni (oppure, più semplicemente, offrendo un amaro scadente ad un tizio conosciuto ad un certo festival di Perugia) siamo riusciti a contattare i sacerdoti dell'Odio che si celano dietro gli Award.



Ciao, chi siete e cosa volete?

Un gruppo di comuni utenti di Twitter, tra i quali alcuni che nemmeno si seguono tra loro, addirittura metà di noi non si conosceva prima di entrare nel TCO, il che ci permette di evitare la logica da circoletto chiuso che vogliamo contestare. Siamo uniti da un unico grande sentimento: l’odio. Alcuni di noi sono su questo social network da diversi anni, da prima che fosse reso celebre da tanti vip e giornalisti egocentrici e twitstar. Questo posto sta diventando una specie di Fiera delle Marchette tra gente che pur di arrivare a una presunta popolarità è disposta a assumere comportamenti patetici e scorretti; copiano tweet stranieri facendoli passare per propri; svendono la propria residua dignità per racimolare due spicci promuovendo marchi in modo subdolo o organizzano eventi che fanno dell’ipocrisia la propria bandiera. Quello che vogliamo è dar voce a chi la pensa come noi, utilizzando il loro stesso strumento, ma senza alcuna pretesa, se non quella di provare a rompergli il giocattolino. Ah sì, siamo anche un collettivo che combatte da sempre la P2, e l’abbiamo fatto sapere al Corriere della Sera.

LOL. Le categorie sono tante, alcune motivatissime, altre paiono generate da odio indiscriminato. Come mai siete così incarogniti? Non vi spaventa passare per dei rosiconi, dei gufi, dei troll, o altri animali mitologici che giornalisti e renziani fanno fatica a categorizzare?

Se Amore è incontro, Odio è conflitto; se l’amore unisce, l’odio disgrega. Tranne che su Twitter: qui funziona al contrario. Infatti l’odio ci ha fatto incontrare e ci unisce. Mai prima d’ora gli utenti sono stati così contenti, felici e sollevati di poter liberare i loro pensieri sul nostro form di nomination. Molti ci confessano che aspettavano da tempo un’iniziativa del genere per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Gli awards sono un pretesto. Noi non “andiamo contro” i TA o i MIA, in parte siamo la loro parodia, ma per noi gli awards sono l’occasione per liberare l’odio in modo catartico, una purificazione dal miasma che l’ipocrisia del mezzo ci spara addosso ogni giorno. Ovviamente molti avranno gioco facile nel dire che siamo un gruppo di rosiconi e invidiosi, ma in realtà siamo solo persone che non ne possono più di quest’orgia di narcisismo misto sponsor che invade le nostre TL. L’altissima partecipazione che stiamo riscontrando dovrebbe spingere chi ci fraintende a farsi qualche domanda. La scelta delle categorie è stato un lungo lavoro di confronto. A nostro avviso non si può parlare di odio indiscriminato, perché (s)parliamo di fatti che sono sotto gli occhi di tutti, prendiamo di mira comportamenti precisi di cui molti si sono resi protagonisti. Inoltre le nostre categorie sono motivate con dei requisiti e, cosa più importante, l’utente può motivare la sua scelta nella prima fase. Questo spinge l’utente a ragionare sul proprio odio, perché l’odio aggratis non paga, ma quello ragionato è cosa bella e giusta (tra l’altro c’è chi ci fornisce link e informazioni utilissime e divertenti).

Martedì si sono aperte le votazioni, c'è qualcuno in testa? Quanti odiatori stanno odiando? 

I numeri della partecipazione sono proporzionati ai seguito del nostro account, @tcoa14. Secondo l’ANSA riceviamo 20.000 accessi. Ah no, quella era la Festa della Rete… ad ogni modo c’è tantissimo entusiasmo. La cosa più interessante sono le motivazioni facoltative degli utenti, alcuni ci mettono tanta dedizione e quindi troviamo un utente nominato come miglior markettaro perché si è “tatuato "native advertising" sulla chiappa destra, e pure su quella sinistra, perché è bipartisan”; oppure tra i wannabe Fabio Volo c’è qualcuno nominato perché è “Il Bukowski dei poveracci. Ve lo meritate”. Le persone sono contente e divertite di poter motivare il loro odio, uno è odiato perché “ha spammato il mondo intero con il suo libro, ogni due secondi sto cazzo del suo libroeemmerda”, e come non essere d’accordo? Siamo certi che i risultati saranno molto divertenti. Per motivi piuttosto ovvi è impossibile rivelarne l’andamento, ma a dire il vero Papa Francesco in lizza per la categoria “Battuta di merda” proprio non ce lo saremmo mai aspettato. Comunque, noi non guardiamo in faccia a nessuno, e se il Santo Padre sentiva la necessità di ironizzare sulla morte dell’orsa Daniza avrà avuto le sue sante ragioni.

Credete che l'odio possa arginare le marchette, i lecchinamenti e le paraculate che infestano il tuider italico?

Ovviamente no, ma ci piace far emergere certe contraddizioni, fare da sabbia negli ingranaggi di un sistema che pensa di essere ben congegnato e oleato, forse perché vive di vecchie regole e dinamiche, simili a quelle dello spettacolo televisivo. I marchettari continueranno a svendersi per quattro spiccioli purché la cosa alimenti il loro ego, ma perlomeno con questa iniziativa possiamo fargli capire quanto per molti siano ridicoli e smontargli il piedistallo. Poi lo facciamo perché siamo degli idealisti e vogliamo essere come le targhe alterne, che hanno arginato l’inquinamento, la prostituzione stradale, la contraffazione delle borse Louis Vuitton e l’ebola.

Avete in cantiere altre iniziative odiose?

Esperimenti alimentari su cuccioli di koala, oppure una gita ad “Italia in miniatura”, in caso di pioggia. Certo, ci piacerebbe dire di no, perché significherebbe che il risultato sia stato sufficiente a far sparire i comportamenti sopra citati, ma temiamo che ciò non sarà possibile, per cui è probabile che saremo costretti a continuare. Finché c’è odio c’è speranza. L’hashtag #twittercheodia però esiste già da tempo e continueremo ad utilizzarlo.

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