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L’Aquila: a cinque mesi dal terremoto, rassegnazione o lotta?

Di Benedetta (---.---.---.6) 8 settembre 2009 08:10

Leggo con preoccupazione, fra questi commenti e un po’ ovunque sul web, una presa di distanza rispetto alle lamentele degli aquilani. Capisco, se anch’io dovessi giudicare in base ai risultati ostentati in televisione, starei qui con voi a discutere di ingratitudine, di ottima gestione et similia. La realtà, purtroppo, è assai più triste. Voi vedete le deliziose villettine in legno che la provincia di Trento e la regione Lombardia hanno offerto a qualche frazione. Le vediamo con un po’ di invidia anche noi (e non sappiamo ancora a chi saranno destinate. Non vedete l’orrore dei termitai di Bazzano e Paganica (non potete, non appaiono mai in televisione, e dire che ospiteranno buona parte dei fortunati aventi diritto). E non sapete che le famiglie composte di due o una persona non avranno diritto a nulla. Non importa se sei proprietario o meno. Non importa la metratura della casa che hai perso e su cui hai pagato le tasse. importa l’ampiezza della famiglia. La mia disgrazia, non avere figli e non certo per scelta, va a pesare ora anche sulla sistemazione.
Parliamo del fumo negli occhi che è la sistemazione in albergo? Fatti quattro conti, hanno capito che, piuttosto che erogare contributi a fondo perduto per la stagione turistica rovinata, conveniva pagare il soggiorno in hotel agli aquilani. Non lo avrei mai detto se non lo vivessi oggi di persona, è terribile non poter mai scegliere che cosa mangiare, non poter mai evadere da una camera strapiena di oggetti eprsonali scampati al macello, non conoscere nessuno perché gli amici sono dispersi in altri alberghi in tutto Abruzzo. Vi dico che cosa avrei fatto io. Ad ogni capofamiglia, avrei affidato (e in base alla metratura della casa distrutta, quella sulla quale abbiamo pagato le tasse, quella che lo Stato stabilisce come criterio unico quando deve richiedere contributi) una somma (approssimativamente tra i 500 e gli 800 euro al mese) per trovarsi una sistemazione autonoma (e non i 1500 euro mensili a persona, e non a famiglia, dilapidati in albergo). Così ci sarebbe stata possibilità per i gruppi amicali di ricongiungersi e sarebbe stata più agevole anche una presenza a L’Aquila più attiva. O forse non ci vogliono tra i piedi mentre si dividono gli introiti dell’affair terremoto? Per curiosità, cinque mesi dopo casa mia e casa di tutti sta assai peggio di come la lasciammo in fuga la notte del 6 aprile


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