Appello di un virologo al massimo della sua esperienza professionale, anche internazionale:
Un altro medico che sa fare il suo lavoro, e dunque non vedrete nei talk show né leggerete sui quotidiani. Il
professor Giulio Tarro, MD, Ph.D, a capo della Divisione di Virologia e
Presidente del Comitato Etico per l’Ospedale D. Cotugno per le Malattie
Infettive, premiato nel 2018 come Miglior Virologo dell’anno. Ecco cosa
dice del #CoronaVirus:
"Il rischio rappresentato dal
COVID-19 è sostanzialmente uguale a quello delle tante epidemie
influenzali che si registrano ogni anno senza per questo provocare
scalpore."
Il vero nemico è questa fobia che qualcuno sta gonfiando di proposito, spingendo le masse al fanatismo scientista.
Delucidazione in merito al coronavirus
Giulio Filippo Tarro, Medico Ricercatore
Care Mamme e cari Papà,
la
sintomatologia di questa sindrome respiratoria da coronavirus viene
considerata moderata per la maggior parte dei casi come un semplice
raffreddore, che può però approfondirsi a livello bronco polmonare e
dare una polmonite "mite", secondo il centro cinese per il controllo e
la prevenzione delle malattie, dichiarazione effettuata a fine febbraio
dopo l’osservazione di circa 90mila casi.
Il rischio
rappresentato dal COVID-19 è sostanzialmente uguale a quello delle tante
epidemie influenzali che si registrano ogni anno senza per questo
provocare scalpore.
Veramente, nel 1973, quando scoppiò il colera
a Napoli, al di là di qualche folkloristica “barricata”, notai
soprattutto confusione che avveniva in una città certamente preoccupata,
ma che non vedeva l’attuale arrembaggio dei supermercati da parte di
persone che, evidentemente, temono di dover morire di fame.
Panico
generalizzato invece nel 1978 durante la malattia che colpì per lo più i
bambini tra uno e due anni di vita affetti da bronchiolite, anche per
sciagurate diagnosi e terapie, che cominciò a trasformarsi sui giornali
in una epidemia di male oscuro che terrorizzò la popolazione finchè io
scoprii il virus respiratorio sinciziale che la provocava.
Adesso facciamo un esempio.
Ogni
anno muoiono in Italia circa diecimila persone (per lo più anziane o
affette da qualche patologia pregressa) per virus influenzale.
La cosa non fa notizia, soprattutto perché queste morti sono disseminate in tutto il territorio nazionale.
Immaginiamo
ora che tutte le persone a rischio vengano ricoverate in un paio di
posti, magari circondati da giornalisti alla ricerca di qualche scoop.
La conseguente “epidemia di influenza che può causare la morte” spingerà
innumerevoli persone (ogni anno sono colpiti da sindrome influenzale
circa sei milioni di Italiani) a pretendere analisi ed una assistenza
impossibile ad ottenere.
Intanto dobbiamo staccare la spina ad
una “informazione” ansiogena e ipocritamente intrisa di appelli a “non
farsi prendere dal panico”.
E questo, soprattutto, per
permettere alle strutture sanitarie interventi mirati. Quali questi
debbano essere non mi permetto qui di suggerirli in quanto, nonostante
lo sfascio del Sistema Sanitario Nazionale, abbiamo ancora in Italia
ottimi esperti. L’importante è che siano lasciati in grado di lavorare.
Bisogna
considerare che oltre il 99% delle persone che vengono contagiati dalla
malattia guariscono ed i loro anticorpi neutralizzano il virus e
possono pertanto essere utilizzati per i contagiati più gravi.
Come
prevenzione si suggerisce quanto già conosciamo per raffreddore ed
influenza: frequente ed approfondito lavaggio delle mani e del viso,
coprirsi con il gomito da tosse e starnuti, anche con mascherine ad hoc,
stare a casa se ammalati, richiedendo l’immediato intervento sanitario
se intervengono difficoltà respiratorie.
Le prospettive a questo
punto dipendono dal comportamento epidemiologico tipo prima SARS (Severe
Acute Respiratory Syndrome), esaurendosi e rimanendo una zoonosi nella
provincia di origine oppure dando luogo ad epidemie sporadiche come la
MERS (Middle East Respiratory Syndrome) e l’influenza aviaria
relativamente per pochi individui ovvero, infine, diventando una virosi
respiratoria umana stagionale come nel caso dell’ultimo virus
influenzale della suina 2009 o degli altri coronavirus regionali meno
aggressivi.
Da medico virologo una ultima considerazione:
Oggi
l’ansia di una intera popolazione si sta concentrando su come tenersi
alla larga da questo maledetto virus. Nessuno o quasi riflette che noi,
in ogni momento, siamo immersi in un ambiente saturo di innumerevoli
virus, germi e altri agenti potenzialmente patogeni.
E in questi
giorni, quasi nessuno ci dice che se non ci ammaliamo è grazie al
nostro sistema immunitario il quale può essere compromesso, - oltre che
da una inadeguata alimentazione e da uno sbagliato stile di vita - dallo
stress, che può nascere anche dallo stare in spasmodica attenzione di
ogni “notizia” sul Coronavirus regalataci dal web e TV.
Non
vorrei quindi che questa psicosi di massa faccia più danni dell’ormai
famigerato Covid-19. Care mamme e cari papà confido nel vostro buon
senso e nel vostro amore per i figli.