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Giovedì
scorso PAPA Francesco, in visita al carcere di Paliano, ha proceduto al rito
della lavanda dei piedi nei confronti di 12 detenuti. Questo in memoria dell’analogo
gesto fatto da Gesù ai suoi discepoli.
In realtà il Vangelo secondo Giovanni
narra che Gesù, conscio di dissapori e di rivalità che serpeggiavano nel gruppo,
fece proprio quell’atto (all’epoca demandato ai servi di casa) per impartire il
concetto di “servizio” quale prova di amore disinteressato verso gli altri. Ossia.
SE Lui, il Maestro; lavava i piedi ai suoi discepoli, anche loro dovevano
lavare i piedi “gli uni agli altri”. Non solo. Come un “inviato (apostolo) non
è più grande di chi lo ha mandato”, così i veri credenti devono mettere la loro
vita a disposizione degli altri, anche dei più umili ed emarginati.
Ciò
premesso.
I detenuti di un carcere sono, pro tempore, dei “reclusi” (esclusi) in
quanto riconosciuti colpevoli di reati commessi verso gli altri e/o contrari
alle generali regole di convivenza civile. COSA che, di per sé, non significa
che siano dei rappresentanti di categorie sempre disagiate e bisognose.
Per
contro.
FA molto più “notizia” un PAPA che, dentro un carcere, viene ripreso a fare
la lavanda dei piedi ai detenuti, piuttosto dell’identico gesto compiuto, magari
in alloggi di fortuna, verso degli “anonimi” ex detenuti che non riescono a trovare
uno spazio ed un ruolo “dignitoso” nella società, per sé e per i familiari.
Ergo.
Un gesto ha un senso in funzione del valore e del significato attribuito.
RIPETERE tale gesto ha senso quando ne vengono riprodotti i caratteri
originari.
STARE ACCANTO accanto ai “bisognosi” non è fare, in qualche modo, uso di una
loro contingente e “inusuale” condizione. Altrimenti viene travisata l’autenticità
del messaggio evangelico.
Vera Lezione di valori cristiani è professare una
Fede, senza miracoli …