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Anche se col groppo in gola dico "sì" a Renzi

Di Persio Flacco (---.---.---.182) 12 maggio 2015 22:09

Insomma fai come Montanelli, che invitava a votare turandosi il naso. Non credo che oggi il vecchio Indro sarebbe soddisfatto dei risultati di questo genere di scelte. Chi riceve il consenso di chi si tura il naso, infatti, non è per nulla tenuto a considerare lo sforzo fatto per superare il disgusto, non si considera il male minore: lo prende come una conferma piena del gradimento per la sua linea politica. Renzi è così, Renzi col tuo consenso (che dal tuo punto di vista è condizionato) ci porta avanti la sua ideologia, il suo progetto di cambiamento, la sua linea politica, senza condizioni.

Ideologia, linea politica, progetto, che nell’epoca in cui le guerre coloniali si chiamano guerre umanitarie; i colpi di stato nazifascisti si chiamano vittoria della democrazia; lo sfruttamento della manodopera si chiama creare occupazione, vanno desunte dai fatti, dagli atti concreti piuttosto che dalle dichiarazioni di principio.
Se diamo retta alle dichiarazioni di principio Renzi è nipote di Di Vittorio e di La Pira, se diamo retta ai fatti vediamo "Leopolde" che stanno alla sinistra come un Rotary Club sta ad un Soviet; vediamo che le priorità del buongoverno sono dare addosso ai sindacati (alla CGIL in particolare: che novità!); vediamo "riforme" che restringono gli spazi della democrazia in nome della "governabilità" che nemmeno il decisionista Craxi avrebbe osato pensare; vediamo amici come Michael Ledeen, Davide Serra e altri personaggi con la casacca neocon che si aggirano tra finanziarie e lobby reazionarie tra Washington, New York e Tel Aviv. Amici e consiglieri che aiutano a non fare errori di percorso nel portare l’Italia verso un certo ordine; che aprono le porte giuste, che garantiscono buona stampa. Sono talmente importanti i consiglieri che a curare il lato economico della rivoluzione renziana è stato chiamato Yoram Gutgeld: un israeliano naturalizzato italiano della McKinsey & Company prontamente fatto eleggere senatore PD in Abruzzo. Probabilmente grazie al fatto che la McKinsey è molto popolare in quella regione...

Ma Renzi non è affatto preoccupato: quello che conta è il "racconto", che pennivendoli compiacenti lo aiutano a spacciare al popolo bue; a contare sono gli appoggi importanti, che gli hanno fatto bruciare le tappe: in cinque anni da presidente di provincia a padrone del PD e presidente del consiglio, con i vecchi marpioni che gli hanno fatto tutto lo spazio possibile. D’altra parte che differenza c’è tra il patto della crostata e quello del Nazareno? E tra il bipolarismo vagheggiato dai due "mai stati comunisti" Veltroni e D’Alema e quello che uscirà fuori dal senato dei nominati e dalla nuova legge elettorale?

Nemmeno si preoccupa, il Renzi, delle sinistre (non in senso politico ovviamente) assonanze generate dall’incontro tra "Partito della Nazione" e "Partito del Socialismo Europeo", che coerentemente potrebbe suonare come partito nazional socialista.

Ai "tengofamiglia" del PD tutto questo ovviamente non interessa: accetterebbero qualsiasi cosa pur di non rovinarsi la carriera scontentando il Capo, ma tu? Davvero ti tureresti il naso davanti a tutto?


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