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Cercasi lettori. Per andare controtendenza parte l’hashtag #ioleggoperché

Di (---.---.---.74) 4 aprile 2015 19:18

Inciampo >


Durante la Via Crucis, riferendosi alle feroci persecuzioni di cristiani nel mondo, Papa Francesco ha usato l’espressione “con il nostro silenzio complice”. Parole di cui nessun organo d’informazione riesce e può esplicitare la corretta valenza.


Ecco il punto.

Vista l’assoluta autorevolezza della fonte e al fine di evitare ogni possibile malinteso, più che opportuno appare un ulteriore intervento di Sua Santità a totale chiarimento del reale messaggio che ha inteso trasmettere.

Nel merito.

Se l’uso dell’aggettivo “nostro” ricalca il canonico Pontificio plurale maiestatis, la frase può suonare come “sofferta confessione” della mancata adozione di più convincenti iniziative atte a generare maggiore sensibilità e corresponsabilità da parte delle principali autorità internazionali.

In alternativa, è naturale quanto lecito aspettarsi che sia il Papa a chiarire chi, quando e in che modo dovrebbe rompere tale silenzio “complice”.


Senza una precisa risposta il cristiano, credente, potrebbe equivocare e “inciampare”, dando adito a interpretazioni perfino inquietanti.

Non è facile seguire l’impronta di una vera Fede, senza miracoli


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