Non conosco questo nuovo studio, che certamente aiuterà a chiarire epidemie preoccupanti.
Quello
che non chiarisce però è questo articolo e tanti altri molto confusi:
ho letto tante, troppe volte di peste portata dai topi... invece non
risulta che i topi fossero portatori di peste (mentre i ratti sì) , e si
fa gran confusione anche a parlare di "roditori".
Il batterio
della peste nera è oggi -per fortuna- quasi inesistente, quindi non è
facile stabilire quali animali potessero ammalarsene e trasmetterlo,
forse i cammelli -che non sono roditori- ma certamente se ne ammalava
l’uomo , che però non è un roditore !
E’ ritenuto che il
serbatoio principale della peste fosse il ratto europeo, detto "ratto
nero"; quando la peste era troppo virulenta i ratti morivano e
scarseggiavano, così le pulci, non trovando la loro preda preferita, si
adattavano a pungere un altro ospite infettabile: l’uomo. A differenza
del ratto europeo, il ratto norvegico (il ratto grigio, la "pantegana")
invece è immune alla yersinia e neanche portatore: quei ratti sono
entrambi "roditori", ma questa differenza è quella fondamentale.
Nei
secoli il ratto norvegico ha colonizzato tutta l’europa e il ratto nero
è oggi quasi scomparso, per cui le pulci non succhiano più il loro
sangue infetto e si ritiene che sia per questo che l’epidemia inglese di
peste nera del ’600 è stata l’ultima.
Oggi per "ratto" si
intende ormai il ratto norvegico, animale certamente poco igienico, ma
che ci ha salvato dalla peste, scacciando un altra specie di ratto,
molto più pericoloso per noi.
Per capire e divulgare queste
conoscenze bisogna però usare un linguaggio chiaro: è sbagliatissimo
chiamare i ratti "topi di fogna" ed è sbagliato scrivere genericamente
di "roditori".
Un altro elemento di confusione è stata la
diffusione del libro "I promessi sposi": Manzoni giustamente condannava
le paranoie collettive sugli untori, ma sbagliava credendo che la peste
si diffondesse per contagio diretto da uomo a uomo. Era un ignorante, ma
perchè allora era ancora molto ignorante la scienza medica. Quello che
però non è proprio giustificabile è la diffusione di questo pregiudizio
ancor oggi fra i lettori dei promessi sposi: è un ottimo esempio di
diffusa incultura scientifica, soprattutto nell’ambito cosiddetto
"umanista".
Molti sostengono che durante le epidemie il batterio
fosse mutato e che fosse in grado di produrre il contagio diretto con
il ciclo: uomo - pulce - uomo. Essendo oggi quella particolare peste
una malattia scomparsa non lo si può escludere, ma le argomentazioni a
favore sono piuttosto penose: io ho sentito un dibattito in cui uno
storico (ovviamente senza avere alcuna preparazione scientifica)
sosteneva che il contagio diretto era provato dalla rapidità con cui,
nella stessa casa, la peste si propagava da una persona all’altra. A
quello storico non gli passava per la testa che le pulci infette
avevessero punto quasi contemporaneamente tutti gli abitanti della casa e
che la latenza della malattia avesse piccole oscillazioni individuali
che non erano affatto "i tempi di contagio" fra un appestato e un altro
coinquilino.
GeriSteve