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Il suprematismo cristiano (anche) in Michele Serra

Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 16 dicembre 2014 19:24
Fabio Della Pergola

Non mi dimentico affatto "che vi sono contiguità e compenetrazione tra etica, religione, sentire comune e politica". Direi anzi che proprio perché la tradizione religiosa si allarga a compenetrare un po’ troppo l’etica (come se un ateo non potesse avere una sua etica), il sentire comune (che così diventa il sentire di una maggioranza, ma non un sentire "universale") e politica (che va benissimo se si tratta di ambiti contenuti, ma non quando lo Stato stesso si fa portatore dei valori di una parte abdicando al suo ruolo super partes)... direi che proprio per tutti questi argomenti la mia motivazione alla critica mi sembra più che legittima.

E il fatto che la Chiesa abbia ancora un’ampia presenza nella civiltà occidentale - cosa innegabile benché meno significativa di quanto potesse essere decenni fa - è indubbiamente segno di un apprezzamento da parte della maggioranza della popolazione, almeno in Italia. Ciò non toglie che io ritengo di avere ragione, contro l’opinione di questa maggioranza, a pretendere che il mio Stato (che è anche mio, non solo dei credenti) si astenga dal fare sue, nei luoghi che gli competono, le manifestazioni di un credo religioso che non è il credo, né il pensiero, di tutti i suoi cittadini.

Il problema, per me, è solo questo; il cedimento dello Stato ai simboli e alle pretese universalistiche di una sola parte, per quanto maggioritaria. Lo trovo indecente oltre che segno di una residualità a dir poco medievale.

FDP

P.s. che il feto sia un grumo di cellule e non un bambino sarà pure offensivo per un credente, ma se la legge dello stato consente l’aborto (la cui abolizione fu approvata a maggioranza dai cittadini tramite referendum) è evidente che una distinzione fra la vita e la non vita è stata fatta. Sopprimere la vita di un bambino è un omicidio, abortire un feto no. La differenza mi pare chiara.


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