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Presa diretta - Lavoro sporco

Di Giacomo Nigro (---.---.---.200) 29 gennaio 2013 14:36
Giacomo Nigro

I nostri politici e i nostri tecnici, di tempo in tempo, scoprono l’acqua calda: sempre pro domo loro o per deviare l’attenzione del colto e dell’inclita. Non sapevano i politici di allora (i tempi del bianco-nero): che il petrolchimico e la centrale Enel a carbone di Brindisi, che lo stabilimento Italsider e seguenti denominazioni di Taranto, erano destinati a sicuro inquinamento ambientale? Non sanno i politici di oggi che il risanamento ambientale, necessità conseguente alle azioni di quei loro colleghi di allora, è una chimera? Che ci vogliamo, per caso, illudere che un’impresa chimica e/o siderurgica o una centrale a carbone posso emettere dalle loro ciminiere profumi e violette in luogo di miasmi e veleni? A chi la vogliono raccontare?
Detto questo non sono un luddista, anzi sostengo che l’Italia, per rimettersi in piedi ed essere sempre meno dipendente dalla chimera globalizzazione, deve riprendere in mano l’installazione di industrie produttive che portino lavoro e meno debiti commerciali con i
nuovi padroni del mondo. Nel contempo la creazione di questo tessuto produttivo deve tener conto del risparmio di territorio: nuove imprese sulle aree delle dismesse o improduttive, applicazione di tutti i costosi accorgimenti difensivi della salute dei lavoratori e degli abitanti delle zone interessate.


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