Taranteide >
Stiamo parlando del più grande polo siderurgico europeo nato nel 1960.
Non serve scomodare la Consulta per un presunto conflitto di poteri.
Sulla base dei parametri di sicurezza-ambiente (da rispettare) la vicenda, in tutta la sua complessità, pone poche alternative.
Primo caso.
E’ possibile realizzare un assetto produttivo “transitorio” che risulti compatibile con le prescrizioni di legge e funzionale ai necessari interventi di adeguamento strutturale.
In questo caso è del tutto “insensato” fermare la produzione, anche se per poco tempo.
Si correrebbe il rischio di decretare la fine dell’attuale attività e, quindi, il rinvio “sine die” delle opere di risanamento ambientale.
Secondo caso.
Con qualsiasi “limitata” modalità di utilizzo di impianti/attrezzature si concretizza la fattispecie di un ulteriore “pericoloso” inquinamento. Conclusione, a dir poco, “sorprendente” visto il numero di altri siti siderurgici oggi regolarmente in esercizio.
In questo caso è comunque “inevitabile” procedere alla fermata.
Doverosa una postilla.
L’eventuale riconversione industriale dell’intera area sarebbe un’opera ciclopica dagli esiti molto “indefiniti”. Molto più concreta ed immediata la serie di ricadute negative sulla città.
Nel paese del Barbiere ed il Lupo si elaborano soluzioni davvero singolari …