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La prima marcia sulla sicurezza per il lavoro

Di Renzo Riva (---.---.---.146) 8 luglio 2012 23:37
Renzo Riva
Dott. Borrello,
Perché non si degna di darci i suoi pareri nel caso dei morti nel terremoto in in Emilia, visto che non "dialoga" sulle cose che le contrappongo?

Non tanto quei 7 dovuti alla prima scossa delle 4 del mattino quanto per gli altri 16 operai morti alle ore 9 del 29 maggio 2012.
Quale scellerata decisione degli imprenditori e conseguentemente degli operai che hanno accettato di lavorare in strutture gravemente lesionate e che poi non potevano reggere nemmeno una magnitudo inferiore alla prima scossa?
È questa la famosa civiltà di chi si ritiene sempre di sopravanzare di una spanna tutto il resto del Paese?
Adesso assistiamo alla messa in sordina di tutte le notizie e non come a l’Aquila dove la politica dei sinistri ha fatto scempio delle esigenze delle popolazioni locali portandoli alla lotta dura e pura senza paura col risultato che Bersani & C. hanno dimostrato di saper fare bene gli invertiti con il sedere degli altri.

In Emilia invece? SILENZIO ASSOLUTO, ripeto sillabando: AS-SO-LU-TO.

Perché allora non organizzare una marcia contro un’imprenditoria miope
e pure successivamente assassina?

Un’imprenditoria che per risparmiare qualche centinaia di migliaia di Euri nelle strutture dei capannoni ha messo a repentaglio e perso vite umane, milioni di macchinari e di merci e soprattutto quella sedicente superiorità amministrativa che oggi mostra la corda con gli scandali economici a livello comunale e regionale e che, nonostante tutto, riescono a filtrare attraverso la coltre mediatica del politicamente corretto.

Voglio darle uno spunto che ho recentemente portato come intervento ad un convegno sui rischi industriali.

Legge Seveso e le oltre 1’300 aziende che operano con sostanze altamente tossiche e pericolose nei cicli di lavorazione di categoria A e B.
Pensi solo al monovinilcloruro MVC di Porto Marghera e a quali disastri ci esporremmo in casa un terremoto mettesse alle corde i sistemi di sicurezza e a repentaglio il territorio circostante.
Dobbiamo attendere un’altra Val di Stava con i suoi 268 morti e le ingenti distruzioni?
Dopo però vennero monitorate tutte le dighe esistenti sul territorio italiano.

Possono le autorità preposte ordinare un monitoraggio per escludere o per ordinare interventi indispensabili per la sopravvenuta pericolosità dei siti a suo tempo non ricadenti in zone che oggi sono state ridefinite sismicamente sensibili e dalle nuove zonature della carta sismica dell’anno 2008 passate a indici di pericolosità superiori?

Oppure dobbiamo ancora una volta attendere l’equivalente della Val di Stava in questo settore industriale soggetto alla cosiddetta normativa Seveso.

Veda ora lei se vuole ancora continuare a trastullarsi col piangere il morto per fini non certo nobili.

Mandi,
Renzo Riva
.

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