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La gente odia la cultura. Che sia ora di un elitismo illuminato post-demagogico?

Di (---.---.---.185) 26 maggio 2012 20:49

Titolo del commento: Coito, ergo sum (si, ho scritto proprio coito).


Cara Valentina, ti scrivo per analizzare due questioni o meglio per renderti edotta sulle critiche che ti faccio. Premetto che la analisi che faccio riguarda il tuo articolo, il secondo la tua persona (e non mi accusare di fallacia ad hominem, il perchè te lo spiego dopo).

Analisi n.1: quello che tu affermi nell’articolo, mi dispiace dirlo, è totalmente sbagliato! Parti subito con una generalizzazione: "la gente comune". Ma cos’è quest’amalgama di persone indistinte? Ci sono criteri per classificarle?
Parli di un plebiscito di questa gente comune contro l’aiuto delle istituzioni verso i musei. Voglio farti rendere conto dell’errore grottesco che hai fatto nell’incipit e nel titolo (la gente odia la cultura): il c.d. plebiscito è riferito soltanto all’arte contemporanea! Una cosa che hai specificato soltanto in seguito. E già qui ci troviamo di fronte ad una fallacia induttiva. Quindi la gente non odia la cultura, ma solo l’arte contemporanea. La cosa divertente è che prima fai una generalizzazione indebita della gente e poi una specificazione particolare del tipo di arte.
E da una campionatura (molto esigua) di commenti ne deduci che la c.d. gente comune ha un "pensiero unico" (e qui c’è un altro tipo di fallacia che è quella pseudo-statistica).
Ma non sono queste le vere critiche che ti muovo, questo serviva solo per farti rendere conto del tuo modo di esporre i concetti in modo generale ed astratto, totalmente avulso dalla realtà.
Sicuramente c’è una parte di popolazione che snobba la cultura, ma anche la cultura, che cos’è? I gusti sono soggettivi e lo stesso concetto di cultura, nonchè di arte, è frammentario e relativo. Letteratura, musica, arte, cinema, fotografia, fumetto; tutte queste sono arte! Molto più difficile è tracciare i confini della cultura, soprattutto ai giorni nostri dove siamo bombardati di informazioni. Tu vedi la cultura quasi come un’arma di fantomatica elitè che si estranea dalla plebe. Io credo che si debba tornare a un concetto più umile e forse più vero di cultura, ossia come continua formazione culturale, un processo in potenza con cui ciascuno, se vuole, esercita il proprio intelletto per poter formare in modo individuale un pensiero critico.
Posso essere d’accordo con te solo sul fatto che (purtroppo) molta gente snobba la cultura, intesa come processo continuo di apprendimento e di uso di facoltà intellettive, ma sono completamente in disaccordo su ciò che tu, secondo i tuoi personalissimi canoni, intendi per cultura e arte. Mi ritengo una persona colta e amante dell’arte in tutte le forme con cui si può esplicare, ma ad esempio ritengo una totale baggianata (o come hai scritto tu: cialtronata). Per me l’arte deve rappresentare qualcosa. E l’arte contemporanea significa tutto meno che rappresentazione. Molto eloquentemente, per me è solo "merda d’autore", nè più nè meno.
Quindi puoi anche scendere dal piedistallo dei tuoi criteri assolutistici di ciò che è cultura e cosa no.

Analisi 2: riguarda la tua persona. Cartesio aveva utilizzato un termine latino, "Cogito, ergo sum", per fondare tutta la sua filosofia e metodologia del dubbio. A me piace interpretarla reinterpretarla anche in un’ altro modo; "Cogito, ergo facio" (Penso, quindi agisco). Nonostante tu ti circondi di belle parole e voli pindarici, alla fine le tue azioni sono totalmente contraddittorie rispetto ai tuoi pensieri. Giri film porno (e sia chiaro non ti critico per questo, non faccio il bigotto), e adesso ti chiedo, dov’è l’arte? E’ una forma d’arte? E chi pensi che vedrà le tue "opere"? L’elitè culturale di cui tanto (almeno a parole) vuoi circondarti? Quasi sicuramente lo vedrà solo la gente che tu tanto disprezzi. Leggevo sul tuo blog che dopo i 28 anni si diventa stupidi, bigotti, ecc ecc; bene vuol dire che non mancherà molto prima che tu ti renda conto della tua vera posizione.
Perdonami, l’unica frase filosofica adeguata a te è "Coito, ergo sum".

- John Locke -


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