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Islanda: la rivoluzione "rivoluzionaria" che dà fastidio al sistema tradizionale

Di (---.---.---.97) 16 agosto 2011 10:45

gentile Luca Troiano, comprendo le sue puntualizzazioni e critiche., anzi la ringrazio per non avere fatto la solita osservazione"in Islanda ci sono 350.000 anime, tutta la gestione è più semplice, noi siamo 60 milioni".

ciò che Lei osserva è certamente corretto, e le situazioni sono certamente differenti tra il loro e tanti altri nostri Paesi, ma quello che è interessante è il segnale, è la linea di condotta.
Perché la mitica Islanda (che qualcuno conosce e ama anche per le sue saghe e per una preziosa poesia di JL Borges) in questo momento incuriosisce tanto? perché credo dimostri due cose: 1- questo sistema su cui il mondo occidentale cerca strenuamente di reggersi, è evidente a tutti i dotati di senso che non funziona!, non funziona e basta, inutile starci a girare intorno, e ci sta conducendo all’autodistruzione; 2 - è possibile provare a cambiare strada, diversamente da quanto ci raccontano, che le ricette "sono soltanto queste e non è possibile fare diversamente" (vedi le continue manovre sulle pensioni pubbliche), è invece possibile fare cose diverse, attuarle.
la nostra politica (non solo italiana, occidentale) potremmo dire che pecca totalmente in mancanza di immaginazione (cosa diversa dalla fantasia), mentre la gente sente che si possono pensare altre vie. ovviamente parlo di politica onesta, non considero nemmeno "l’altra componente". 
Analizzare la società islandese sarà certamente interessante, e istruttivo, ma ciò che conta in questa storia è l’idea, il senso, la morale, il messaggio, il pensiero, la speranza, il desiderio... lo chiami come vuole che essa porta con sé.
si potrebbero fare mille esempi, ma spero di essermi in qualche modo spiegato.

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