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Giornalismo e atti intimidatori

Di Zag(c) (---.---.---.71) 4 febbraio 2011 22:00
Zag(c)

Non solo ti permetto di dissentire, ma anzi mi sproni e mi consenti di colloquiare e di confrontarmi. Ebbene devo correggere i fatti. La procura di Roma ( e non la Boccassini come erroneamente avevo detto) ha spiccato il mandato contro la giornalista ed il Giornale non perché rei , ma solo in quanto sede di possibile corpo del reato o alla ricerca di prove comprovanti il reato che altri aveva commesso ( eventualmente). E già qui vi è un salto qualitativo fra la necessità della ricerca del reato è le azioni messe in campo. Solo chi non l’ha mai provato non sa cosa significa subire una perquisizione in casa, figuriamoci una perquisizione corporale e su una donna. Il dramma che si compie e i danni che psicologicamente si subisce non si possono descrivere. Per anni si vive nell’angoscia e nell’incubo ogniqualvolta squilla il campanello alle prime ore dell’alba. La rabbia soffocata per la violenza subita, la privacy violata, l’intimità minacciata e messa a nudo. Le motivazioni che molto volte accompagnano questi atti, o solo motivano queste azioni giudiziarie, sono appunto la intimidazione, e la violazione dell’impunità supposta o reale dell soggetto . Se tutto questo si compie ad un giornalista , e per giunta una che non ha commesso nessun reato, ma ha fatto solo il suo mestiere, ( che piaccia o non piaccia) beh allora si capisce bene quale significato assume tutto questo e il risvolto della vicenda.

 In altri paesi la libertà di stampa è un sacro vincolo. Un giornalista viene salvaguardato anche se pubblica una notizia falsa, anche se ha commesso la leggerezza di non aver verificato la vericidità della stessa, ma viene sanzionato solo se era cosciente e a conoscenza della falsità della stessa. 
Ma evidentemente questo non è il nostro paese e i giornalisti che abbiamo non solo i medesimi. Ad ognuno il suo. Qui i giornalisti vengono intimiditi solo per aver scritto un fatto vero, ma non gradito. E la giornalista non ha nessuna colpa dell’uso politico o criminale che se ne fa delle notizie che ha pubblicato. 

Altro aspetto poi è la reazione della nostra intelighentia. Se un fatto del genere (indipendentemente dal contenuto degli articoli) fosse successo a repubblica o all’unità credi che la reazione sarebbe stata la stessa? Il silenzio assordante sarebbe stato il medesimo? 
Siamo scesi in piazza , ed io per primo, giustamente, perché il B. aveva querelato l’Unità. Abbiamo manifestato e gridato sotto il Parlamento. Perché avevamo ritenuto una intimidazione una richiesta di querela tutta da dimostrare e ancora da sottoporre al vaglio del potere giudicante 

La libertà di stampa di espressione anche di dire cazzate non può dipendere da chi le dice le cazzate! 
Ognuno dice le cose che gli pare. Se commette reato verrà punito per il reato, ma mai per le cose che dice, o pensa, o per il fatto che lo dica o le pensa. Anche se sgradite a noi. Questo non potrà mai essere un reato. 
Così io penso. 







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