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Class action contro le classi numerose, l’esito

Di Pere Duchesne (---.---.---.131) 24 gennaio 2011 19:10
Pere Duchesne

Mi scuso, ma quello dei 30 alunni per classe è un problema che in realtà ne nasconde altri. Alcuni ricordi: 1948 classe VA elementare, nella fotografia si vedono 36 allievi, scuola in un quartiere popolare (solo tre allievi si presentarono all’esame per la scuola media, gli altri passarono alle scuole di avviamento al lavoro) e non ricordo particolari problemi di disciplina. Scuola media statale negli anni successivi: sempre più di 30 allievi, e si doveva studiare mica poco. Liceo Scientifico Vittorio Veneto di Milano: classe 1H con una miriade di allivi, e tutti sapevano che le seconde classi sarebbero state solo quattro. Negli anni successivi, mai meno di trenta per classe, i bocciati venivano rimpiazzati dai ripetenti che si trovavano al passaggio alla classe successiva. E le assicuro che bisognava studiare mica poco, le bocciature erano frequenti. Lo so, i licei erano pochissimi e quindi si aveva probabilità di trovare insegnanti di alto livello (come per fortuna li ho trovati io), ed erano malpagati, probabilmente in proporzione ancora più di adesso. Ma accidenti se si studiava, ma anche quanto ci si divertiva. Ho fatto poi molti anni di esperienza in cattedra in istituti secondari, e il numero alto di allievi al massimo chiedeva una maggior organizzazione del lavoro, ma non ha mai inciso sulla qualità del lavoro stesso, sempre che uno sia in grado di gestire un corretto rapporto in classe.

Ora, gli allievi sono sempre gli stessi alla nascita, non migliorano o peggiorano col passare delle generazioni: i bambini cambiano poi nella famiglia e nella società. Quindi, se i bambini non sono cambiati, cosa è cambiato? Gli insegnanti, i genitori? Forse qualche riflessione sarebbe necessaria: 28 o 32 alunni in una classe cambiano in modo radicale la qualita dell’insegnamento, sempre che esista?


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