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Il lavoro al tempo di Marchionne

Di Pere Duchesne (---.---.---.150) 10 gennaio 2011 08:18
Pere Duchesne

In linea teorica si può essere d’accordo, ma è nella realtà che certi regionamenti cadono. I diritti dei lavoratori  e i doveri  dovrebbero andare di pari passo, ma esistono solo quando esiste il lavoro. Se il lavoro non c’è, scompaiono diritti e doveri. In un mondo sovrappopolato, con una forza lavoro immensa a disposizione e a basso prezzo, con stati che farebbero carta falsa (e fanno) per avere una fabbrica, ci troviamo con una FIOM che parla per slogan, che continua a parlare di diritti ma mai di doveri, che vuole continuare ad avere centinaia di esentati dal lavoro, che sembra non capire in che mondo viviamo. Sarebbe necessario avere sindacati che, nel pretendere giustamente il rispetto dei diritti, cerchino anche di capire come si può fare per mantenere in Italia una grossa industria, come rendere appetibile il lavoro in Italia, almeno per qualità se non per costo. Ma i nostri sindacati (tutti, non solo la FIOM) hanno sempre combattuto battaglie di retroguardia e sono stati la cinghia di trasmissione dei partiti che avevano dei traguardi, e che premiavano i segretari sindacali al termine del loro mandato con prestigiosi e lucrosi incarichi, se proprio non sapevano fare altro, come deputati. Ora che i partiti storici si sono dissolti, il sindacato va a ruota libera, ma senza avere più di mira alcun traguardo, se non la conservazione dei propri privilegi. Che questa posizione sia perdente sembra che lo stiano capendo quasi tutti, anche i rottami dei partiti che ora ci sono: infatti la FIOM ha avuto l’appoggio solo dei signori Bertinotti e Cofferati, rottami politici dei rottami dei partiti (ma sempre ben remunerati).


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