Alle urne o nelle urne: ecco il
dilemma.
Se vuoi far nascere qualcosa di nuovo, devi far morire qualcosa di vecchio.
Ora il guaio è proprio questo: nessuno vuole morire.
Il primo a morire dovrebbe essere il mostro che ha pervaso ogni singola
coscienza, purtroppo però è un mostro con troppe teste: egoismo, avidità,
cupidigia, ingordigia, prepotenza, odio razziale, intolleranza, sopraffazione,
corruzione, invidia, ecc.
Il secondo a morire dovrebbe essere l’uomo vecchio, che ha fatto il suo
tempo e volente o nolente ora se ne deve andare, insieme a tutta la sua cricca,
purtroppo però si continua ad usare quel viagra multiuso: nella politica, nella
chiesa, nelle istituzioni, nei media, nella magistratura.
Il Paese è un vecchio decrepito, con un piede nella fossa, e la poca linfa
vitale, costituita dagli ex esseri umani, non ha coraggio, non ha i mezzi, non
ha risorse, continua a coltivare il proprio piccolo orticello, ormai pieno
zeppo di rifiuti tossici e pervaso da tanto percolato.
Il grande ingranaggio del Sistema economico-politico-religioso schiaccia le
masse, che pur sapendo di essere esse stesse il lubrificante di quel Sistema,
non riescono a sottrarsi e si recano ancora a votare nonostante i sistematici tradimenti
di tutti gli schieramenti.
Loro ci vogliono mandare alle urne, noi invece dovremmo metterli nelle urne:
sono tutti sepolcri imbiancati, chi non è ancora corrotto è solo per mancanza
di una buona occasione.