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Gli appelli sciocchi di Roberto Saviano

Di giampatic (---.---.---.204) 4 novembre 2009 12:36

 Degregorio scrive di Saviano in controtendenza con molti dei panegirici che circolano sulla stampa e sulla tv. e questo non deve bastare per insultarlo. facciamo anche noi parte di quel pubblico che, in diretta, deve battere per forza le mani perchè lo dice la regia? 
in quel suo tono sprezzante e leggermente odioso, come se saviano non lo sopportasse proprio, l’autore de "gli appelli sciocchi di saviano" dice anche una verità, molto poco edificante ma sicuramente realistica: la paura vince. 
In questo, degregorio esprime un sentito molto più realistico di quanto, dal punto di vista della nostra scrivania, sia percepibile; la paura delle persone che vivono in quei territori non si giudica con l’alterigia che abbiamo quando pontifichiamo dal nostro pc. quella dei campani (e degli italiani) è una paura non affatto casuale e spontanea. essa è programmata, progettata, costruita ad hoc e pandemica: http://www.agoravox.it/Mafie-Stato-Televisione-la.html;
Saviano sa di quella paura e la spiega anche, spesso. forse è poco realista quando auspica che tutti i campani facciano outing contro la camorra, perchè sa bene che non si tratta solo di un atto di volontà. ma di una vera e propria rivoluzione culturale che non può prescindere dall’alleanza con lo stato. sennò diventa un massacro. ma lo stato che abbiamo è questo...alimenta la paura anzichè aiutarci a combatterla.
Degregorio tradisce la sua insopportazione per lo scrittore sotto scorta. capita a tutti, quando si invidia il successo degli altri, magari inconsapevolmente. ma, in generale, io credo, che il messaggio di saviano esca fuori malridotto e depotenziato dall’elaborazione mass-mediologica che ha fatto di lui un personaggio, a scapito del testimone. l’inflazione a cui è sottoposto il suo nome minaccia la forza della sua denuncia, la annacqua. ma non è sciocco, il ragazzo, no. non è sciocco. è idealista, talvolta un po’ ingenuo e impaurito anche lui. di restare troppo solo nel suo fare nomi e cognomi.


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