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marcovalerio

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Una casa editrice, ma anche un gruppo giornalistico che segue il mondo della cultura italiana

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  • Primo articolo sabato 12 Dicembre 2008
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  • Di marcovalerio (---.---.---.13) 24 novembre 2008 16:15
    marcovalerio

    L’articolo di Luca Valente che inquadra un fenomeno in atto non solo nei lontani Stati Uniti, ma anche e ancora più drammaticamente in Italia. Solo che nel nostro Paese, come spesso accade, i normali fenomeni di evoluzione tecnologica ed economica vengono rallentati, quando non anche bloccati, da un protezionismo vano quanto costoso, con l’unico risultato di abbattere la competizione, creare anacronistici protezionismi e impedire la crescita di nuove opportunità.

    La maggior parte dei quotidiani italiani sta vivendo un vero e proprio crollo della diffusione in edicola. In alcune città, Roma prima fra tutte, i quotidiani vengono ancora distribuiti, ma ormai gli edicolanti neppure gestiscono le rese. Semplicemente perché nessuno si prende la briga di ritirare gli invenduti. Non stiamo parlando dei quotidiani di partito, da anni ormai distribuiti "a perdere", ma anche delle storiche testate della capitale. 

    A Torino, La Stampa perde decine di migliaia di copie di vendita e si arrocca in improbabili e poco credibili statistiche sul tasso di lettura. Ogni copia, viene detto algi inserzionisti, vale due lettori e mezzo, magari anche quattro. Il fatto è che una cosa è "sfogliare" il giornale, dando una distratta occhiata ai titoli principali mentre si sorseggia frettolosamente il caffé; altro è leggere il contenuto degli articoli stessi o guardare le inserzioni pubblicitarie. Nel campo culturale specifico, che è di nostro interesse, una recensione libraria su un quotidiano, con l’unica anomala eccezione de Il Sole 24 Ore, vale oggi un incremento di vendite pari a zero. Semplicemente perché nessuno sfoglia le togate pagine culturali, peraltro poco togate e molto ridotte a pagine di costume e ricette gastronomiche, cui la recensione distratta e approssimativa di un libro serve per dare tono autorevole.

    Quanto ai libri, non stiamo certo meglio. Nessun editore vorrebbe ammetterlo, ma le tirature da migliaia di copie sono ormai un fatto eccezionale, straordinario. I libri praticano il turismo, vanno in libreria a prendere aria e polvere e tornano indietro. La nuova frontiera della comunicazione è sul web. Che ci piaccia o no. Il "manifesto dell’editore del XII secolo", di Sara Lloyd, che riportiamo sul nostro sito, è un punto di partenza necessario. In alternativa, si può sempre fare temporaneo ricorso ai vari sussidi di Stato. Tanto per sopravvivere e rallentare il corso inevitabile dell’evoluzione tecnologica.

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