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...e qua ci girano le pale

L’eolico è un mondo senza regole. Le connivenze tra politica e malavita sono la causa scaturente, ma neanche l’informazione sembra fare il suo dovere.

Invitiamo a leggere questo breve articolo a firma di Filomena Labruna, una giornalista avellinese che collabora con la redazione irpina del Mattino e Il Denaro, quotidiano sul quale è stato pubblicato il pezzo in questione. Sono state sottolineate alcune parti, con dei commenti a margine. Si parla di eolico.

«Foster Wheeler Italiana: via libera per il progetto di due nuovi parchi eolici in Irpinia». Prima inesattezza: è improprio parlare di ‘parchi eolici’. Questi insediamenti non hanno nulla da condividere con il concetto di ‘parco’, perché sono delle vere e proprie centrali elettriche. Sottigliezza semantica, ma le parole sono importanti.
 
Continuiamo: «Il primo, più grande, sorgerà a Greci, mentre il secondo sarà situato a Vallata, al confine con Bisaccia. I progetti, approvati dalla Regione (precisamente dalla Commissione V.I.A. Tenete bene a mente questa sigla), saranno posti in essere in un territorio in cui già sono presenti 15 ‘parchi eolici». Sic!
 
Qui arriviamo al punto cruciale: «Una nuova opportunità di sviluppo ecosostenibile e alternativo (cioè?), che consentirà di rimpinguare la capacità produttiva energetica provinciale». La provincia di Avellino ha davvero bisogno di produrre tutta questa energia? Si consideri che in Irpinia la popolazione supera di poco le 400mila unità e gli insediamenti produttivi sono davvero molto pochi. Fenomeno quest’ultimo che caratterizza tante zone del Meridione appenninico.
 
Continuando a leggere, rimaniamo basiti davanti a questa frase: «oltre garantire nuove opportunità di lavoro». A parte la genericità della proposizione, vorremmo capire quali sono queste “nuove opportunità di lavoro”. Le imprese che operano nel settore dell’eolico, dopo l’approvazione del progetto, si limitano ad installare gli aerogeneratori con personale già formato, in genere proveniente da fuori regione. Il resto del lavoro consiste in opere di manutenzione e di monitoraggio, quest’ultime effettuabili tramite sistemi di controllo. In altre parole se ne possono occupare – e in genere se ne occupano – addetti specializzati che operano fuori dal territorio d’installazione.
 
La giornalista dà il suo meglio con questa affermazione: «Unico neo, l'impatto ambientale. Sono in molti a sottolineare 'lo scempio’ che con queste pale si crea nell'ambiente naturale irpino». Qui Labruna esprime ovviamente una valutazione a titolo personale. Ma è comunque una valutazione fuori luogo, per il semplice motivo che le centrali eoliche possono essere create solo dopo un parere favorevole al cd ‘impatto ambientale’. V.I.A. - ricordate? - vuol dire proprio ‘Valutazione di Impatto Ambientale’, e per installare le pale c’è bisogno che tale giudizio sia favorevole. Questo significa che i tecnici regionali, quando si esprimono a favore, non hanno eccepito nessun problema ambientale. Sia esso paesaggistico o urbanistico.
 
Allora la giornalista supera l’empasse e rassicura il lettore: «Ma, come assicurano sindaci e un decreto regionale (quale?), tutte le opere dovranno sottostare a precise disposizioni nel rispetto e nella tutela ambientale».
 
La chiusura è da apoteosi, qualcosa di paragonabile alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina: «Il nuovo investimento consentirà di rimpinguare la capacità energetica provinciale di circa 75 megawatt. A Greci l'impianto più grande: si raddoppierà quasi la dislocazione di generatori eolici. Saranno prodotti 43,7 megawatt. Il parco sorgerà nella zona Est del Paese verso il limitrofo Comune di Faeto, in provincia di Foggia. A Vallata si costruirà un impianto atto a produrre 30,5 megawatt di energia.[…] Il sindaco Francescantonio Zamarra afferma: "Sosteniamo con convinzione questi progetti perché nelle nuove forme di sviluppo energetico ci sono anche occasioni per lo sviluppo economico e occupazionale». Allora è una fissazione.
 
Facciamo un po’ di calcoli: in tutto la capacità sarà di 75 megawatt in più 43,7 a Greci, dove si raddoppierà il numero di pale, e 30,5 a Vallata. Bene. In genere un singolo aerogeneratore ha una capacità di 3 MW. Questo significa che a Greci verranno installate 14 pale e a Vallata 10: 24 pale in più. Nelle zone circostanti ci sono già 15 ‘parchi eolici’, come ci ricordava la giornalista, e questo significa che in provincia di Avellino sono installate all’incirca 200 pale eoliche. Ripetiamo: 200 pale eoliche.
E allora ci chiediamo: a che serve installarne altre? C’è davvero bisogno di tutta questa energia? Secondo Enzo Cripuzzi, esponente della LIPU (Lega per la protezione degli uccelli) questa situazione è “il prodotto di due fattori: mancanza di informazione e assenza di regole”.
 
Il primo punto lo abbiamo constato leggendo questo articolo. Certo le informazioni vengono date, ma sono poche e distorte. Allora ci permettiamo di dire che questa non è informazione. E’ disinformazione. Buona parte dei giornalisti si limitano a ricopiare i comunicati stampa che gli vengono propalati. Certo si guadagna qualche euro in più, e per non perdere i pochi emolumenti ci si autobavaglia. Questo capita soprattutto nei giornali locali dove i redattori guadagnano tranquillamente i loro 30mila euro all’anno (il più delle volte frutto dei contributi all’editoria), mentre i collaboratori per 3 euro ad articolo si sporcano le mani. In tutti i sensi. E la conseguenza è che per guadagnare qualche briciola in più si scrivono molte volte cose accomodanti per non disturbare le lobby, che magari finanziano lo stesso giornale con il quale collabori.
 
La deregulation è l’altro asse portante del settore eolico. Qui non si tratta di criticare una fonte di energia per poi apparire a favore di altre ben più inquinati e pericolose, come gli idrocarburi o il nucleare. Qui si tratta di uscire da una situazione di ambiguità. L’eolico in Italia è un Far West, e a farne le spese sono soprattutto le popolazioni meridionali di quella parte d’Italia fuori dal circuito mediatico. Vi siete mai chiesti perché non vengono installate pale eoliche alle pendici delle Alpi, o magari sullo stesso Appennino Settentrionale? Eppure Eolo soffia anche sopra la ‘Linea Gotica’. Nessuno ne parla. E se nessuna ne parla, allora paesi come Vallata o Greci non esistono. In questa situazione i ‘predatori’ del vento hanno potuto operare nella più completa tranquillità. Complice una classe politica non connivente, ma ispiratrice.
 
L’eolico è una gallina dalle uova d’oro, perché è un settore inondato dagli incentivi, sia europei che statali (si veda la legge 488). Inoltre le imprese, una volta accreditate dal Ministero dell’Ambiente, hanno un rischio-impresa quasi nullo. E come d’incanto si aprono le porte del credito. Quando l’azienda presenta il progetto per l’installazione di una centrale eolica deve ottenere il parere V.I.A dei vari ufficiali amministrativi. Ma non è un parere obbligatorio, perché si parla di assoggettabilità al parere di Valutazione d’Impatto Ambientale. Così anche quando un funzionario regionale o comunale si esprime contro l’azienda, quest’ultima può fare ricorso al T.A.R. E conviene, perché si tratta di una spesa di poche migliaia di euro a fronte di un possibile guadagno milionario. Inoltre in caso di giudizio favorevole si possono richiedere anche i danni al funzionario. Quale dirigente o dipendente comunale si prende questo rischio, quando vede che lo Stato non lo tutela nel modo opportuno.
 
Qualche settimana fa abbiamo proposto un articolo su un’indagine della DIA di Trapani che ha sequestrato beni per un valore di 1,8miliardi di euro a un imprenditore - Vito Nicastri - che opera nel settore delle energie rinnovabili. La Procura di Trapani ritiene che questo ‘sviluppatore’ - soggetto che fa il lavoro sporco per poi rivendere il tutto alle multinazionali - sia un prestanome di Matteo Messina Denaro. Lo stesso Nicastri, era stato però già coinvolto in un’inchiesta giudiziaria nel novembre 2009 proprio per un’accusa di truffa in relazione alla costruzione di ‘parchi eolici’. A condurre le indagini i pm della Procura di Avellino che avevano richiesto e ottenuto gli arresti oltre che di Nicastri, anche di altre tre persone, tra cui Oreste Vigorito, proprietario di un’altra ‘azienda eolica’: la IVPC. Questi personaggi hanno iniziato con tutt’altra attività nella loro vita: Nicastri era un’elettricista e Vigorito è anche un avvocato. Sono stati sicuramente bravi a fiutare l’affare, ma chi li ha consigliati o indirizzati? E qui scatta il secondo livello, ovvero i rapporti con i politici.
 
Ad Avellino ad esempio sono tante le persone che si sono improvvisati imprenditori nel settore delle rinnovabili. Nel solare i fratelli Pugliese (tuttofare impelagati in vari casi di fallimento, come quella della fabbrica IXFIN di Marcianise e il caso dell’ US AVELLINO CALCIO 1912). Poi ci sono i costruttori edili Avagnano e D’Agostino. Nell’eolico oltre ai Vigorito spicca anche il nome di Antonio Arminio. Chi è costui? Arminio era l’ex portaborse di Nicola Mancino, già vicepresidente del CSM. Il nome di Arminio saltò all’onore delle cronache quando l’allora pm di Catanzaro De Magistris, tramite anche la consulenza del super esperto informatico Gioacchino Genchi, raccolse una telefonata tra Arminio e l’imprenditore Saladino, indagato per l’affare Why Not. Bene Arminio oggi non porta più i fascicoli, o quello che volete, a Mancino, ma è titolare di aziende che fatturano milioni di euro. In quale settore? Manco a dirlo: l’eolico.

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