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Commento di Alpino

su Giudici: Grumi Eversivi


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Alpino 29 maggio 2009 10:36

Questa è la ricostruzione fatta dai magistrati Di Matteo e Tescaroli per la strage di Capaci. Poi ognuno trae le sue conclusioni...tratto dal sito http://www.falconeborsellino.net/fr-alfaebeta.htm

I CONTATTI TRA SALVATORE RIINA E GLI ON.LI DELL’UTRI E BERLUSCONI.
Il 21 giugno del 1999, ancor prima della deposizione di Salvatore Cancemi nel¬l’ambito del procedimento c.d. Via D’Amelio ter, Brusca a-veva riferito di essere a conoscenza del fatto che alcuni imprenditori mila-nesi pagavano, a titolo di estor¬sione o di contributo, una somma di denaro ad appartenenti all’organizzazione. In particolare, l’on. Berlusconi “man-dava qualche cosa giù come regalo, come contri¬buto, come estorsione” a suo cugino Ignazio Pullarà. Quest’ultimo inviava Peppuccio Contorno (omonimo del collaborante) e tale Zanga, a ritirare il denaro negli anni 1981, 82, 83. Ha aggiunto che anche i gestori dell’ippodromo di San Siro versavano del denaro per pagare il “pizzo”.
Segnatamente ha riferito: “e l’ultima volta e precisamente giorno 21 di questo mese, prima ancora che parlasse Cancemi, perché io ancora Cancemi non l’avevo ascol¬tato, gli ho detto che sapevo di alcune... alcu-ni... alcuni imprenditori milanesi paga¬vano - come si suol dire - il pizzo o era contributo e c’era sia il Berlusconi che mandava qualche cosa giù co-me regalo, come contributo, come estorsione ma c’era pure anche l’ippodromo di San Siro, l’ippodromo di San Siro che pagava pure que¬sto pizzo. Quello di San Siro so che pagavano 10 milioni al mese e che si di-vide¬vano i Fidanzati, gli Enea e... i Martello e qualche altro; il Berlusconi mandava questo contributo, addirittura a mio cugino Ignazio Pullarà man-dava Peppuccio Contorno, omonimo di Salvatore Contorno, un certo Zan-ca a ritirare questi soldi, però quando ritiravano non glielo so dire. Questo però, questo periodo nell’81, ’82, ‘83. Questo piccolo particolare, siccome pensavano che io non volessi dire niente, avevo l’ultimo - come si suol di-re – l’ultimo sassolino nella scarpa e gliel’ho detto in maniera che mi puli-vo di tutto quello che sapevo” (pagg. 185 -186, ud. del 2 luglio 1999).
Ed ancora, Brusca ha narrato che Vittorio Mangano era stato desi-gnato quale sosti¬tuto del capomandamento di Porta Nuova, dopo l’inizio della collaborazione di Salvatore Cancemi, su sua insistenza e di Leoluca Bagarella, anche perché poteva assicurare contatti politici. I tentativi in tal senso, effettuati per agganciare, suo tramite, questi nuovi interlocutori, al-la fine si erano, tuttavia, arenati (pagg. 201-202, ud. del 1° luglio 1999).
Brusca ha, poi, precisato di non aver sentito parlare di un coinvol-gimento degli Onorevoli Dell’Utri e Berlusconi nella strage di Capaci.
Al riguardo ha riferito che, tra la fine del 1993 e gli inizi del 1994, aveva chiesto a Leoluca Bagarella se vi erano stati dei contatti, ricevendo-ne risposta negativa. Nel frattempo, aveva letto sull’Espresso un articolo che conteneva un attacco a Silvio Berlusconi, che aveva già iniziato l’attività politica. L’on. Berlusconi, in particolare, veniva indicato come amico di Vittorio Mangano, che gli aveva confermato la cir¬costanza. Per-tanto, d’intesa con Leoluca Bagarella, aveva inviato Mangano dall’on. Berlusconi, al fine di indurlo ad intervenire sul trattamento carcerario e per tutta una serie di benefici per gli affiliati a Cosa Nostra.
Mangano avrebbe dovuto riferire che, se le richieste non fossero state accolte, si sa¬rebbe proseguito nelle stragi. Al riguardo, veniva utiliz-zata la “scusa” che le stragi del Nord erano opera dei Servizi Segreti con la quiescenza dei precedenti governi. In seno all’organizzazione, quest’ultimo convincimento derivava dalla telefonata al¬l’ANSA effettuata da Santo Mazzei dopo aver collocato il proiettile di artiglieria nel giardino dei Boboli a Firenze, con la quale si avvertiva che se non avessero tolto il 41 bis “o qualche altra cosa” si sarebbe proseguito nelle stragi (pagg. 179-186, ud. del 2 luglio 1999).
Anche Cancemi, opportunamente consultato in sede di gravame sul tema dei c.d. mandanti occulti, sul quale lo stesso aveva già reso dichiarazioni, in fase di indagini preliminari, nell’interrogatorio reso in data 18 febbraio 1994 alla Procura della Re-pubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, ha riferito dei contatti tra Salvatore Riina e gli onorevoli Dell’Utri e Berlusconi, nonché del ruolo di Vittorio Mangano, volto ad assicurare dei contatti politici per il perseguimento delle finalità che Cosa Nostra intendeva coltivare in quel dato momento storico.
Il dichiarante ha anche precisato che Salvatore Riina, nel corso della riunione di giugno tenutasi presso l’abitazione di Girolamo Guddo, aveva mostrato una “certa premura, una certa urgenza” per l’esecuzione della strage di Via Mariano D’Amelio e che era sicuro delle sue scelte perché aveva la copertura di “persone importanti….. U zù Totuccio si incontrò con persone importanti….. Poi io, più avanti,….l’ho sapu-to da Totò Riina e parlava di Dell’Utri e Berlusconi.”.
Tuttavia tali dichiarazioni non spiegano alcuna refluenza sul giudizio in corso, in quanto afferiscono a soggetti per i quali non è mai stata esercitata azione penale e che allo stato appaiono del tutto estranei alle tematiche del processo in corso. Valu-terà la pubblica accusa se utilizzare o meno tali dichiarazioni dalle quali, prima fa-cie, si evince come Cosa Nostra non fosse insensibile ai mutamenti del quadro poli-tico-istituzionale che in quel tempo si andavano maturando e cercasse di tessere dei rapporti privilegiati al fine di poterli sfruttare al meglio per ottenere quei benefici oggetto del c.d. papello presentato da Salvatore Riina ai suoi interlocutori durante il periodo in cui Cosa Nostra coltivò una strategia di attacco nei riguardi dello Stato: “fare la guerra per poi fare la pace”.
Va in ogni caso rilevato che le dichiarazioni rese da Salvatore Cancemi si sono sal-date con quelle provenienti da Giovanni Brusca.
Tra le due ricostruzioni offerte dai collaboranti vi è una sostanziale convergenza. Difatti, entrambi hanno collocato la riunione tra le due stragi di Capaci e di Via M. D’Amelio; hanno indicato in Riina, Ganci e Biondino i partecipanti; hanno narrato del brindisi per la riuscita della strage di Capaci, nonché delle azioni criminali anco-ra da attuare; hanno riferito del fallito attentato dell’Addaura.
Tuttavia, va rilevato che solo Cancemi ha narrato le ragioni per cui vi fu un’accelerazione per la strage di Via D’Amelio, ricollegandola alle intese con i citati personaggi importanti, ma la sua sola propalazione non riscontrata sul punto da Bru-sca non può assumere allo stato alcuna valenza probatoria, ancorché sulle restanti parti le narrazioni dei collaboranti si sono integrate vicendevolment


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