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Commento di kthrcds

su L'opposizione dà alla testa


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kthrcds 13 maggio 2009 17:43

13 maggio 2009. Non sono sicuro che sia “indegno e squallido” dichiarare che in Italia si sia in procinto di reintrodurre le leggi razziali. Piuttosto mi pare anacronistico e incongruente che nel XXI secolo il governo di un Paese che si definisce civile, che afferma di riconoscersi nei valori della cristianità, che si erge a baluardo della difesa della famiglia, che si fa vanto di aver sottoscritto svariati trattati per la tutela dei diritti umani, che pretende di essere annoverata tra le nazioni che maggiormente nel mondo rappresentano un modello di civilizzazione, cultura, modernità, progresso, benessere, ecc., emani un pacchetto di norme in materia di sicurezza che forse non possono essere definite razziali, poiché non hanno come obiettivo una singola etnia, ma sono di sicuro razziste dal momento che tendono a colpire chiunque non sia identificabile come appartenente alla comunità europea. Prima di proseguire credo sia necessario precisare che sono stati i precedenti governi di centrosinistra a creare le premesse delle attuali strategie di contenimento dei flussi migratori di cui si vanta l’attuale governo di centrodestra. Addirittura, all’epoca del primo governo Prodi una nave della marina italiana speronò un’imbarcazione causando la morte di oltre cento persone. Quindi Maroni è in linea con i governi che lo hanno preceduto, e la Lega nord non ha mancato di farlo notare. Tre giorni fa una seconda imbarcazione di “clandestini” è stata intercettata in acque internazionali dalla marina militare italiana e ricondotta in Libia, dove coloro che si trovavano a bordo saranno “internati in centri di detenzione” (dal giornale radio Rai2 10 maggio 2009). Il ministro Maroni definisce questa prassi una svolta storica ma non coglie nel segno: di carognate di questo genere la storia dell’umanità è piena. E non è neppure detto che serva a raggiungere gli scopi che si prefigge. Tanto più se si considera che il grosso dei cosiddetti clandestini non giunge in Italia a bordo di un gommone, ma ci arriva a bordo di un autocorriera di linea, di un treno o di un aereo con regolare biglietto.

È necessario “respingere” i clandestini – si dice – per difendere la società italiana dalla criminalità conseguente alle ondate migratorie. Garantire “la sicurezza dei cittadini”, in altri termini. Ma a questo proposito mi sembra che si possa dire che nemmeno gli italiani scherzano in fatto di criminalità. Gli italiani, infatti, sono attivi nei più disparati settori della criminalità. Basti pensare alle inqualificabili condotte dei cosiddetti “ultras” – che da ormai 30 anni sono causa di disordini e violenze a cadenza pressoché settimanale, sia in Italia che all’estero. Qualche tempo fa, per fare un esempio tra i tanti, la tifoseria della nazionale italiana di calcio si è fatta riconoscere in Bulgaria dando vita ad una stupefacente gazzarra a suon di saluti romani e cori fascisti, di cui i bulgari avrebbero volentieri fatto a meno. Né andrebbe dimenticato che la maggior parte degli stupri e della violenza sulle donne avviene entro le mura domestiche italiane. Così come non bisognerebbe dimenticare le vittime mietute quotidianamente da mafia, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita, ecc. Altro settore in cui gli italiani sono molto attivi è quello della criminalità in ambito finanziario. Tanzi, Ricucci, Cagnotti – solo per citare i primi che mi vengono in mente – hanno defraudato migliaia di investitori per centinaia di milioni di euro. Cifre di gran lunga superiori a quelle che potrebbero mai totalizzare i morti di fame extracomunitari dediti al crimine, anche se si impegnassero a fondo per le prossime due generazioni. Ci sono poi centinaia di pubblici amministratori che frodano quotidianamente i cittadini da loro amministrati con una costanza e una pervicacia che raramente trova riscontro nello svolgimento della funzione per cui sono stati eletti. Sicché, visto come fanno le cose, se davvero la classe dirigente vuole difendere la sicurezza dei cittadini può cominciare ad occuparsi dei fenomeni summenzionati. Ma la classe dirigente, dal momento che non mostra di avere grandi capacità – a parte la propensione ad autocelebrarsi –, preferisce istigare alla caccia al “clandestino” piuttosto che contrastare le mafie, mantenere efficienti le infrastrutture anziché annunciare la realizzazione di “grandi opere” - che devasteranno il territorio, che nessuno aveva chiesto, e che, presumibilmente, cadranno a pezzi a pochi anni dalla loro eventuale realizzazione -, migliorare le condizioni delle classi disagiate, combattere la corruzione, ecc. Non solo, ma, mentre i media si danno da fare per concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla necessità di “respingere” i clandestini, il governo si attiva anche per non rendere retroattive le norme che disciplinano la “class action”, ossia la possibilità concessa ai cittadini truffati da Tanzi, Cagnotti, ecc. di potersi rivalere contro questi ultimi. Così i risparmiatori truffati troveranno nei clandestini il loro capro espiatorio e, parafrasando De André, potranno trascorrere il tempo al bar davanti ad un bicchiere di vino a stramaledire le donne il tempo ed il governo per dimenticare di essere stati presi per il sedere. Per dare maggiore spessore al pacchetto delle norme sulla sicurezza il governo non ha esitato ad innescare una polemica con Malta. Ma per ciò che concerne Malta, è forse utile osservare che quest’ultima ha una superficie di 316 kmq (un decimo della Valle d’Aosta), una popolazione di circa 400.000 unità, e una densità di 1.297 abitanti per kmq. Sicché l’atteggiamento di Malta, criticabile sul piano formale, è comunque dettato da innegabili fattori oggettivi. In parole povere, per fare posto a chi sbarca sulle loro coste i maltesi dovrebbero ben presto emigrare a loro volta.

Al di là di ciò, non è da mettersi in dubbio che l’Italia non possa accogliere all’infinito i flussi migratori che, a partire dal 1991, senza interruzione e con sempre maggiore intensità e consistenza si dirigono verso le coste italiane. Non si può, però, nemmeno mettere in dubbio che tali flussi sono determinati dalle disperate condizioni di vita in cui versano coloro che tentano di raggiungere le nostre coste, e non già dalla volontà di fare un dispetto agli esponenti della Lega Nord e ai suoi sostenitori, o dalla precisa volontà di votarsi al crimine una volta giunti in Italia. Si può ragionevolmente affermare che esistono organizzazioni criminali che convogliano masse di disperati verso l’Europa, traendone illecito profitto. Così come ce ne sono altre, tutte italiane, che li sfruttano al loro arrivo in Italia nei cantieri edili, nell’agricoltura, e ovunque ci sia da fare quei lavori che “noi italiani non vogliamo fare più”, perché siamo impegnati a guardare le veline che fanno prendere aria al sedere. Ma ciò non consente di eludere l’origine del problema che sta alla base dei flussi migratori. Chi di noi si metterebbe nelle mani di gruppi criminali per affrontare un viaggio per mare in pieno inverno su un barcone stipato come un barile di acciughe, se non fosse costretto a sfuggire a guerre, miseria, fame, tirannia, torture, ecc.? Qui da noi milioni di persone se ne stanno tranquille a casa loro, poiché, almeno fino ad ora, hanno a disposizione il loro tv color, telefonino, forno a microonde, automobile, ecc. E, nonostante si dibattano tra mutui per la casa e per l’auto, e rate di ogni genere per l’acquisto di ogni sorta di carabattole di cui, tutto sommato, potrebbero tranquillamente fare a meno, non hanno in programma di prendere il mare su affollati pescherecci per cercare fortuna altrove. Al massimo i migranti dell’Europa occidentale si recano nei paradisi fiscali a depositare gli introiti che derivano dall’aver evaso il fisco, oppure svernano nei resort delle Maldive o delle Seychelles – anche se bisogna rilevare che in certe aree d’Italia si assiste alla rinascita del fenomeno dell’emigrazione dovuto in parte alla crescente scarsità di lavoro e in parte allo spaventoso degrado delle condizioni ambientali.

A nessuno di noi piace constatare che il diritto alla casa, al lavoro, all’assistenza sanitaria, all’istruzione, ecc., è oggi meno certo di quanto già non fosse prima a causa della presenza degli immigrati. Ma non possiamo fingere di non sapere che i diritti summenzionati erano già labili in conseguenza del fatto che la corruzione in Italia raggiunge livelli sorprendenti e rende arduo fare funzionare le cose come dovrebbero. Oggi gli italiani invocano regole severe per l’accettazione degli immigrati, ma l’italiano medio non ha mai accettato per sé le regole severe. L’italiano medio è quello che si fa la villetta abusiva, che scarica illegalmente da Internet tutto quel che trova perché è “gratis”, che evade il fisco e se ne vanta; e infatti ha votato un uomo che ha sempre inneggiato all’evasione fiscale (facendosi scudo delle parole di S. Agostino come Totò nel film I tartassati). Ci sono milioni di individui che votano Berlusconi perché vedono in lui l’“italiano furbo”. Quello che sa come fregare il prossimo, quello che sa come addossare agli altri le colpe dei suoi fallimenti, quello che è riuscito a trasformare 45 anni di governo della Democrazia cristiana in 50 anni di “regime comunista”, quello che “si è fatto da solo”. Quello che invita a far votare per lui amici, conoscenti, parenti, mogli “e, perché no? Anche le amanti” Oggi l’italiano medio giustifica le norme contro i clandestini con il fatto che nel resto d’Europa le regole severe esistono già da tempo. Già, ma nel resto d’Europa non scambiano il privilegio con il diritto come si fa in Italia; di conseguenza le cose funzionano meglio, i diritti di cittadinanza sono garantiti a “tutti”, e gli immigrati non diventano il capro espiatorio di un popolo di lazzaroni. E neppure possiamo fingere di non sapere che le ondate migratorie si susseguiranno con sempre maggiore intensità finché le multinazionali occidentali continueranno nell’opera di sfruttamento di quello che definiamo il “Terzo mondo”; finché l’occidente si riterrà in diritto di realizzare il “nuovo ordine mondiale” a suon di bombardamenti, occupazioni militari e angherie di ogni sorta. Ciò che eventualmente ridurrà la portata dei flussi migratori non sarà la “svolta storica” di Maroni, ma la profonda crisi in cui si dibatte il sistema economico occidentale. In altri termini, più si aggraverà la crisi e meno saranno gli stranieri che sceglieranno di venire a vivere di stenti tra noi. Più semplicemente vivranno di stenti a casa loro, risparmiandosi un viaggio inutile. Coloro che sostengono che il peggio della crisi è ormai alle spalle sembrano non rendersi conto che nell’ultimo decennio Cina, Russia, India (e parte dell’America latina) sono divenute potenze economiche in grado di imporre le loro regole al mercato internazionale e di intervenire sui principali scenari geopolitici. In tale situazione l’occidente, di cui l’Italia fa parte, non è in grado di delineare una strategia risolutiva per uscire dalla crisi, poiché non è più l’unico protagonista sulla scena internazionale. I governi, come sempre accade quando non sono in grado di trovare soluzioni soddisfacenti per affrontare i mutamenti epocali e venire incontro alle conseguenti esigenze della popolazione, inventano un capro espiatorio. Così in Italia si lascia che i vari Maroni, Bricolo, Cota, Borghezio, Speroni, Bocchino, Gasparri, Cicchitto, La Russa, ecc., diano aria ai denti davanti alle telecamere e si attende tranquillamente che il disastro si compia.

Quanto a Franceschini, che dire. Il disastro a sinistra è iniziato ben prima del suo avvento. È iniziato quando la sinistra ha imboccato la strada del “riformismo” dimenticando le sue origini e dandosi un indirizzo “governativo”. Ed è diventato eclatante con la frase che D’Alema rivolse ai manifestanti raccolti sotto al suo palco ai tempi dei bombardamenti Nato sui civili serbi: “Noi bombardiamo per lo stesso motivo per cui voi manifestate!”. Ridicolizzare Franceschini per irridere ciò che è rimasto della sinistra è sostanzialmente inutile. Per il semplice motivo che Franceschini e altri prima di lui rappresentano poco più che sé stessi. Per il momento ci consoliamo cantando tutti insieme “per fortuna che Silvio c’è!”


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