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Commento di Roberto Calabrò

su Dalla democrazia alla "mignottocrazia". Veronica Lario non ci sta e divorzia


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Roberto Calabrò 3 maggio 2009 14:22

Non siamo, ancora, in dittatura. Ma ci avviciniamo, ad ampie falcate, verso un totalitarismo morbido. Verso il pensiero unico.
Quando il sistema di valori nato dalla Resistenza e tutelato dalla Costituzione va in frantumi, nell’acquiescenza generale (e la valanga di voti pro-Berlusconi nelle ultime tornate elettorali ne dà ampia conferma), i segnali di un imbarbarimento della nostra democrazia ci sono tutti. E sono gravi.
Che lo spazio di agibilità democratica nel nostro Paese si stia assottigliando sempre di più (diciamo dal 1994 in avanti) ce lo dice anche Freedom House, l’organismo indipendente che verifica la libertà di informazione in 195 paesi del mondo e che ha giudicato l’Italia il fanalino di coda d’Europa.
Sono d’accordo sul fatto che ci sia ancora uno zoccolo duro di sinceri democratici che, come il sottoscritto, cercano di resistere quotidianamente allo status quo.
Tuttavia è impossibile non vedere la degerazione del sistema democratico nel nostro Paese.
Soprattutto se si confronta lo spessore culturale e morale della classe dirigente di oggi (di destra e di sinistra) con quello che informava i padri costituenti.


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