VICOLO
>
Per individuare le reali motivazioni delle diatribe tra LEGA e M5S bastano
quattro numeri.
Un Governo per essere stabile e fattivo deve poter contare
sulla maggioranza dei seggi in Parlamento. Se detta maggioranza è frutto del
concorso di più gruppi politici, a quello che detiene il maggior numero di
seggi viene accordato un ruolo prioritario sulle scelte e sulle azioni da
promuovere.
Ciò premesso.
In un Governo allargato all’intero Centrodestra il
contributo di M5S “peserebbe” solo il 35% dei seggi in comune.
Mentre in una
coalizione diretta con M5S sarebbe la LEGA (o il PD) a detenere il 35% dei
seggi.
In altri termini.
CHI ha il 55% dei seggi complessivi detta in Aula i tempi
ed i passaggi anche di un programma “sottoscritto” e quindi assume di fatto la “titolarità”
(merito) dei provvedimenti varati.
BEN diverso è il caso del cosiddetto ‘governo del
Presidente’.
Una volta accertato che i più consistenti gruppi politici non
riescono e/o non intendono costituire una possibile maggioranza parlamentare il
Presidente della Repubblica, memore di quanto emerso dalle consultazioni, può procedere
ad incaricare un soggetto “terzo” della costituzione di un Governo che, con
tanto di programma, vada ad ottenere la fiducia del Parlamento.
E’ pur vero che
i gruppi favorevoli potranno introdurre degli “aggiustamenti”, ma il
sostanziale presupposto dirimente è che, se mancherà la doverosa fiducia, l’ulteriore
alternativa sarà lo scioglimento anticipato delle Camere.
Questo a prescindere
dai reciproci rapporti di forza (seggi) tra i gruppi presenti.
Sintesi.
Seguire
la miriade di deduzioni ed interpretazioni è fatica sprecata.
Non basta la “faccia” e l’appeal del leader
carismatico di turno a evitare di finire in un vicolo.
La “nobiltà” di una proposta
politica si misura dai risultati concreti.
Pungolare i referenti politici già
noti e testati è andare Avanti con Metodo e …